Berlusconi abbandonato da De Gregorio e Lele Mora, segni di fine di un potere

di Maurizio De Luca
Pubblicato il 1 Luglio 2013 - 06:56| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi abbandonato da De Gregorio e Lele Mora, segni di fine di un potere

A Berlusconi non bsta più fare le corna

E’ finita (chissà se del tutto) la stagione delle forziste che dicono sempre signorsì con occhi languidi e degli ometti carrieristi disposti a credere e, soprattutto a ripetere ad alta voce che per loro Ruby era imparentata con il presidente dell’ Egitto.

Nella muraglia costruita bugia dopo bugia dai tirapiedi di Silvio Berlusconi stanno comparendo crepe profonde. Evidentemente l’ex presidente del onsiglio non fa più paura come un tempo.

Oggi è possibile smentirlo, oggi soprattutto di fronte ai giudici alla sua versione se ne possono contrapporre altre, del tutto diverse. E’ una constatazione, un segnale della sua incalzante debolezza.

Verso la fine della settimana due sono state le voci che si sono levate in contraddizione con Berlusconi. La prima è quella di Sergio De Gregorio, che nel 2008 cambiò a tempo debito casacca per cancellare il Governo Prodi e favorire la nascita di una maggioranza ribaltata.

De Gregorio con l’aria di uno che ben conosce i putridi retroscena di una politica priva di ideali, basata sulla corruttela e sulla menzogna, ha rivelato l’esistenza di flussi di denaro a suo favore, di tentativi di ricatto di ogni genere, di interventi con voce salmodiante di Niccolò Ghedini, legale di Berlusconi con studio professionale a Padova e area d’intervento fino a Roma.

Fa il pentito De Gregorio, chiede scusa a Romano Prodi, invoca perdono al Parlamento, confessa di aver ricevuto migliaia di euro per sabotare il già debole governo di centrosinistra e per sostenere l’ennesima rinascita di Berlusconi. Non cancella il suo passato, né lo potrebbe fare visto lo sprofondamento non solo morale in cui si è cacciato; De Gregorio con i suoi racconti dimostra almeno che il cavaliere fa meno paura.

Il silenzio e il rispetto che derivavano dalla forza del suo potere, dal tanto denaro posseduto e distribuito, dalla omertosa solidità dei suoi rapporti personali e che per quasi vent’anni l’hanno messo in salvo dallo smottamento di una indiscutibile e diffusa, solida omertà, adesso hanno cominciato a non funzionare più. Ogni giorno che passa Berlusconi è sempre più nudo e meno intoccabile.

L’ha capito anche Lele Mora, agente di donne da portare alla corte notturna di un leader già trafitto dalle accuse di vita fin troppo licenziosa lanciate contro di lui attraverso lettere furibonde ai giornali della sua ex-moglie: Lele Mora ha letto in tribunale in aula, dove viene giudicato per aver messo in piedi assieme a Emilio Fede e alla Nicole Minetti il circo sfacciato delle notturne cene ad Arcore, un documento pieno più di aggettivi e di sostantivi astratti che non di fatti o di ricostruzioni.

Ha parlato di cibi metaforicamente avariati, di degrado e di abuso di potere, ricalcando parole già scritte anni fa su Repubblica da Giuseppe D’Avanzo. Fuori dall’aula Mora ha tentato di ridimensionare, di smentire, dichiarandosi un amico fedele di Berlusconi. A parte la capriola finale, le sue parole appaiono destinate a lasciare il segno.

Si è aperto almeno uno spiffero nella tracotante difesa d’uno svolgimento normale delle cene e soprattutto dei dopocena di Arcore. Questi fatti non sono certo il preludio di una resa dei conti col cavaliere martoriato, cancellato e sconfitto. Possono, anzi devono essere considerati inediti segnali di un indebolimento anche politico che si nutre persino di condanne penali.