Csm, Palamara e l’attacco alla magistratura: dove porta la tempesta perfetta?

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 1 Giugno 2019 - 11:32| Aggiornato il 31 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

Csm, Palamara e l’attacco alla magistratura: dove porta la tempesta perfetta?

Sono almeno due gli aspetti che rendono inquietante la ‘tempesta perfetta’ da cui sono investiti il CSM e la magistratura inquirente: entrambi collegati alla pericolosa deriva anti-democratica cui il nostro Paese, come molti altri, sembra abbandonarsi.

Tony Judt diceva che siamo più bravi a conoscere la storia ‘passata’ che a capire quella ‘recente’. Così, cerchiamo nel presente i segni minacciosi di un improbabile ritorno del passato. Ma i nemici della democrazia non commetteranno più gli errori di nazismo e fascismo. Non perseguiteranno più gli innocenti ma preferiranno proteggere i colpevoli, impadronendosi dei capisaldi stessi della democrazia: le istituzioni, l’amministrazione pubblica, la magistratura, l’informazione. Non a caso la  parola d’ordine  di Steve Bannon è   ‘deconstruct the administrative State’, colonizzare lo Stato in nome del popolo.

La prima mossa in questa direzione consiste nel delegittimare la magistratura, soprattutto quella inquirente, mostrandola corrotta, auto-referenziale, contraria ai veri interessi del popolo. Parte, insomma, dell’élite. Allo stesso tempo, però, si cerca di occuparne le strutture apicali, collocando i propri ‘fedeli’ nelle posizioni più decisive per un esercizio spregiudicato del potere. Tutto deve procedere nella normalità, mentre la società civile, sempre più emarginata, viene dipinta come nemica del popolo. ‘Si facciano eleggere, i magistrati, se vogliono cambiare la società’.

La magistratura intera, attraverso il CSM, sta subendo questo attacco.

Ma – questo il secondo, paradossale aspetto – non riesce a contrastare l’ attacco,  subendolo o a volte preferendo farsene complice.

Per troppo tempo la magistratura si è lasciata condizionare dalla politica ‘politicante’, per blandirla e ottenerne favori, o per contrastarla partecipando alla lotta e trascurando di costruire una propria autonoma, indispensabile dimensione ‘politico-culturale’.

La degenerazione correntizia, il venir meno o l’affievolirsi  della tensione civile e delle ‘vocazioni’ , il desiderio di protagonismo,  l’incapacità di promuovere e ottenere le riforme indispensabili per una giustizia davvero ‘giusta’: questi gli elementi che contribuiscono  all’effetto potenzialmente devastante della ‘tempesta perfetta’ che si addensa sulla magistratura italiana.

Al centro della quale non è un caso sia finito proprio l’anello più ghiotto dell’operazione populista: l’ufficio del pubblico ministero.

In  vista – come è ormai chiaro – della famosa separazione  delle carriere: obiettivo del tutto ragionevole e anche condivisibile, in una democrazia, se non fosse per le intenzioni di chi oggi la promuove per fini dichiaratamente  anti-democratici.

Avendo – beninteso – imparato la lezione della storia.