Italia: non è un Paese per anziani. Ora via anche dai musei

di Michele Marchesiello
Pubblicato il 20 Giugno 2014 - 13:40 OLTRE 6 MESI FA
Italia: non è un Paese per anziani. Ora via anche dai musei

Dario Franceschin, ministro dei Beni Culturali (LaPresse)

ROMA – “Anziano!”
Come mi piaceva proclamarlo ad alta voce, nel presentarmi alla cassa di un museo. In principio suscitavo un (finto? Comunque simpatico) stupore. Le cose erano cambiate in peggio da quando lo sconto o l’ingresso gratuito mi venivano assegnati senza bisogno che lo chiedessi.

Questo piccolissimo privilegio – pare – sarà abolito grazie al ministro Franceschini. Al di là dell’interesse personale ( me ne farò, come si dice, una ragione ), cerco di capire il perché di questa importante misura annunciata dal ministro.
Lo so a memoria : questo non è un paese per anziani ( preferisco il termine ‘anziano’, ‘che viene prima’, a quello deprimente di ‘vecchio’ che significa ‘non più giovane’).

Gli anziani sono forse una ‘casta’ benestante che sfrutta lucrose pensioni ben oltre le aspettative di vita indicate da statistiche ormai superate? Gli anziani vivono troppo a lungo? O dovrebbero tenersi alla larga dai musei (cui pure l’età dovrebbe avvicinarli)?
In realtà non c’è quasi mai da scialare, per un anziano, che deve in moltissimi casi provvedere alla famiglia allargata dei figli e dei nipoti privi di mezzi autonomi di sostentamento oltre che di servizi cosiddetti ‘sociali’.

La loro pensione è esposta alla fame insaziabile del fisco, sottratta a qualunque adeguamento o rivalutazione: se appena al di sopra della media , ci pensano i forzosi ‘contributi di solidarietà’ a ridurle entro i giusti limiti.

Anche il loro futuro è eroso dal tempo. Sono solo ricchi del tempo quotidiano, che ha il brutto vizio di non passare mai. Gli anziani di oggi sono spesso creature in sofferenza, perché non si sentono – e in gran parte non sono – davvero ‘vecchi’. Sono pieni di curiosità, desideri, sogni a lungo cullati da realizzare. Spesso saggi, disincantati, ironici. Frequentano università loro dedicate; viaggiano instancabili alimentando il turismo; riempiono le sale cinematografiche; appartengono ancora a generazioni – in via di estinzione – di accaniti lettori di libri.

La cultura sembra fatta apposta per loro. È per questa ragione, credo, che il modesto privilegio in via di abolizione era stato loro attribuito: perché impiegassero il loro tempo, così lento a trascorrere, visitando i musei, le mostre, i monumenti, cui la loro stessa condizione li avvicina o dovrebbe avvicinare.

Ma il ministro dei beni e delle attività culturali nonché del turismo ha deciso, ohibò, che è ora di chiudere con questo privilegio.
“Anziano!”
Il proclamarsi tale non potrà d’ora in poi che essere salutato, alla cassa del museo o della mostra, con l’immortale verso di Totò.