Tsipras non paga? Per ogni europeo 600 euro di tasse e Bce stop compra titoli

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 30 Dicembre 2014 - 12:45 OLTRE 6 MESI FA
Tsipras non paga? Per ogni europeo 600 euro di tasse e Bce stop compra titoli

Tsipras non paga? Per ogni europeo 600 euro di tasse e Bce stop compra titoli (foto Ansa)

ROMA – La proposta elettorale con cui probabilmente Syriza vincerà le elezioni politiche in Grecia fissate al 25 gennaio si basa su due pilastri e un corollario.

Primo e fondamentale pilastro più volte illustrato dal leader di Siryza Alexis Tsipras: il “non ti pago” rivolto ai creditori della Grecia, il “non ti pago” rivolto a chi ha “in pancia” il debito pubblico greco pari a circa 300 miliardi abbondanti di euro.

E chi sono questi creditori, di chi sono queste “pance”? Non più speculatori finanziari più o meno misteriosi o privati pescecani della finanza internazionale. I privati che avevano crediti con la Grecia hanno diciamo così “già dato”: i loro crediti hanno subito nel 2012 un hair cut, un “taglio di capelli” del 75 per cento. Quindi lo speculatore privato, il pescecane, la gatta maligna che affama i popoli ci ha almeno un po’ lasciato lo zampino. Contro prova ne è che alla Grecia i privati investitori soldi da allora non ne prestano più, se erano “strozzini” si sono scottati dopo essersi ingrassati.

Da allora i soldi alla Grecia li hanno prestati i governi, gli Stati, le banche centrali e i contribuenti europei. Il 75% del debito pubblico greco è “in pancia” ai bilanci pubblici, alle banche centrali, ai contribuenti europei. Un calcolo approssimativo ma realistico dice che la Grecia deve 600 euro a ciascuno abitante dei 17 paesi dell’euro. Se Tsipras non paga in un modo o nell’altro pagheranno i contribuenti italiani, francesi, tedeschi, spagnoli, olandesi…Seicento euro a testa di tasse.

Chissà, magari saperlo farà fare qualche ragionamento in più e spegnerà qualche entusiasmo tra i non pochi tifosi e aspiranti emuli di Tsipras in Italia. O forse no, forse neanche questo. Perché Tsipras stesso e anche i tifosi aspiranti emuli di casa nostra puntano sulla riuscita del bluff.

Eccolo il bluff: dichiaro che non pago il debito, che voglio sia tagliato nella sua entità e che sia allungata la sua durata. Altrimenti esco dall’euro. Dall’euro non esco se voi riconoscete il taglio del mio debito. Voi vi spaventate perché non potete reggere la mia uscita dall’euro e mi tagliate il debito. Tutti felici e contenti proprio no visto che voi altri europei dovete mettere in carico ai vostri contribuenti un paio di centinaia di miliardi di euro, però ce l’abbiamo fatta a salvare capra e cavoli: la volontà dell’elettorato greco e l’unione monetaria.

Singolare bluff visto che è fatto a carte completamente scoperte. E bluff con grosse, gigantesche possibilità di fallire. Se passa il principio, la possibilità del “non ti pago”, se questo viene concesso ai greci perché mai non dovrebbe domani essere diritto anche degli spagnoli? Anche Podemos un domani non molto lontano al governo a Madrid potrebbe, farebbe di sicuro come Syriza ad Atene. Anzi, il “non ti pago” riconosciuto ai greci spingerebbe Podemos a vincere le elezioni.E perché mai il “non pago” dovrebbe essere negato agli italiani? E quindi via spalancata a M5S, Lega, Tsipras all’italiana e a quanti altri dal “non pago” sono più che tentati. E in Francia, in Belgio, ovunque vi siano consistenti e crescenti debiti pubblici.

Con lo sdoganamento del “non si paga” non è che salterebbe solo l’euro, in fondo è una prerogativa degli elettorati decidere se avere o no una moneta forte o se appoggiarsi a monete di cartone. Salterebbe di fatto l’Unione europea ma soprattutto salterebbe l’affidabilità finanziaria e di bilancio di molti Stati costretti a chiedere credito e merci in moneta forte e a pagarli con moneta debole. Che vuol dire? Vuol dire finalmente vedersi pagato lo stipendio o la pensione da 1.300 euro in due milioni e seicentomila lire aumentate a tre milioni di lire al mese perché il nuovo governo italiano liberato di vincoli europei stampa denaro a debito. E comprarci con quei tre milioni al mese due terzi del cibo, dei servizi, delle merci che ci compravi con 1.300 euro. Il primo anno, perché dal secondo va scontata e detratta dal potere di acquisto un’inflazione non inferiore al dieci per cento se va bene.

Nessun governo europeo non fosse che per istinto di sopravvivenza consentirà a Tsipras il “non pago”. Altrimenti sarebbe inarrestabile diffusione del “non pago”. Quindi quando il bluff non funzionerà Tsipras dovrà scegliere se rovesciare il tavolo o ricominciare a giocare con le vere carte che ha. Se rinuncerà al “non pago” avrà probabilmente aiuti e crediti. Se non rinuncerà sarà, sarebbe, l’avvio di un conto alla rovescia elettorale-finanziario per l’Unione europea. L’ipotesi più probabile, e auspicabile, è che Tsipras sbatta la faccia contro il muro (augurandosi che i greci non si facciano troppo male). Non si può escludere però, come con sospetto unanimismo oggi tutti si affannano a fare, che Tsipras sia il detonatore o anche meno, comunque l’ago che buca e sgonfia l’euro e l’Europa.

E il secondo pilastro della proposta elettorale? E’ quello interno: aumento delle pensioni, ripristino della tredicesima mensilità, servizi come l’energia elettrica gratuiti o quasi ai meno abbienti…Ossigeno per una popolazione provata d anni di crisi e tagli. Ossigeno e progetto che affascina per la sua promessa di equità sociale. Affascina ancor di più in un paese percorso da autentici fenomeni di pauperismo. Però il “secondo pilastro” è anche ambiguo nella formulazione di Tsipras: la giustizia sociale la pagheranno i greci che ancora non pagano le tasse come ricorda lo stesso leader di Syriza o la dovranno pagare i contribuenti italiani, tedeschi, spagnoli, francesi…non solo rinunciando ai loro crediti ma destinando altri miliardi ai prestiti alla Grecia?

Infine il corollario: per avere questi altri prestiti Tsipras non intende accettare le richieste di chi i miliardi li dovrebbe prestare, ad esempio un aumento dell’Iva greca sul turismo. E’ nel suo diritto ed è nel diritto dei greci rifiutare queste richieste. Però, siccome i soldi che chiedono e hanno chiesto in prestito non sono più dei privati o degli speculatori ma sono soldi pubblici di tutti noi europei glieli dobbiamo prestare di fatto senza garanzie, anzi con la possibilità concreta del “non pago” o almeno non tutto il prestito lo pago? E’ questa “l’altra Europa”, quella “dei popoli e non dei banchieri”, quella dove il più lesto e tosto frega il più lento e morbido? La risposta a Tsipras, ai tanti Tsipras d’Europa, se mai vorranno e potranno darla.

Un corollario scomodo della vicenda greca anche per la Bce e Mario Draghi: a fine gennaio Bce doveva, deve decidere se, come e quanti titoli di Stato europei comprare, tutti attendono la mossa se non come la manna dal cielo di certo come la benzina nel motore dell’economia continentale. Ma come farà, come farebbe la Bce a comprare titoli di Stato di uno Stato che dice “non pago”?