Colonia, immagini e fatti nascosti, per vergogna, paura e…

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 12 Gennaio 2016 - 14:55 OLTRE 6 MESI FA
Colonia, immagini e fatti nascosti, per vergogna, paura e...

Colonia, immagini e fatti nascosti, per vergogna, paura e…

ROMA – Ci son voluti cinque giorni perché “uscisse” la prima notizia della notte di Colonia. E poi altri giorni dovevano trascorrere perché fosse pubblico e noto che altre analoghe notti si erano vissute in molte città europee, in Germania, Svezia, Svizzera, Finlandia. E ci son voluti dieci giorni per poter vedere le prime vere immagini, non quelle dove si vedono solo petardi ma quelle invece dove si inquadra e si osserva il branco di maschi che cattura e affonda le mani sulla preda bionda. E ancora procede con inusuale lentezza la presa d’atto e di coscienza di cosa è accaduto davvero, di cosa accade davvero.

Curiosamente, ma in fondo non tanto, il saccheggio organizzato di sesso da parte di maschi immigrati o rifugiati non ha subito il trattamento che subisce tutto ciò che finisce sui giornali o in televisione. Tutto, indistintamente tutto, viene gonfiato, esaltato, sottoposto a infusioni di cortisone…informativo. E’ una regola democratica a suo modo, tutto si comunica solo strillandolo: se Maria Elena Boschi dice che suo zio è andato al bancomat il sistema titola su i Boschi e le banche, se non piove le città sono camere a gas. Funziona così per tutto e tutti, dal campionato di calcio al clima, dalla politica alla cronaca nera. Ma i fatti e le immagini di Colonia il sistema informativo non li ha gonfiati, anzi ha omesso di sottolineare che le autorità immagini e fatti li hanno il più possibile nascosti.

Sì, nascosti. A partire dalla polizia locale e su fino al governo regionale e a quello federale tedesco per ridiscendere fino all’ultimo telegiornale italiano nessuno ha avuto veramente voglia di dirla tutta, anzi come si fa di solito, dirla più di tutta. Di solito si racconta con dovizia di particolari quel che non è successo. Stavolta col contagocce i particolari, anzi la sostanza di quel che è successo davvero.

Un nascondere sia d’istinto che di calcolo. Cui concorre senz’altro la vergogna. Vergogna della polizia e della politica tedesca per non aver saputo non solo prevedere ma neanche fermare dopo che il sacco di sesso era partito. Vergogna di uno Stato per la sua manifesta incapacità di difendere la dignità, il corpo, la sicurezza delle donne in una pubblica piazza. Vergogna per la sconfitta manifesta delle forze dell’ordine, delle istituzioni. Vergogna per essere stati “stuprati”, per lo stupro pubblico subito dalla convivenza civile e dal diritto, si pensava acquisito, a non essere prede sessuali non del maschio impazzito ma dei maschi organizzati. E organizzati etnia contro etnia.

E qui è la seconda sostanza che concorre al nascondimento: la paura. Paura intrisa di senso di responsabilità. Paura che a vederla e a raccontarla tutta, maschi di un’etnia che si organizzano per l’assalto a donne di altra etnia, si possa produrre odio, voglia di vendetta, mobilitazione degli animi e degli uomini e donne l’un contro gli altri, paura che le etnie scavino trincee e vi scendano dentro. Per combattersi qua e là lungo un fronte esteso quanto l’immigrazione “nordafricana e mediorientale”. A dirla ancor più fuori dai denti, paura di vedere che parte non esigua dell’immigrazione musulmana non è integrabile semplicemente perché non vuole essere integrata, anzi disprezza e se può abbatte valori, usi e costumi dei paesi occidentali. Paura che gonfia a dismisura e al tempo stesso si fa alibi della responsabilità a non alimentare l’incendio che già c’è.

Vergogna, paura…ma il nascondimento di fatti e immagini di Colonia si deve anche ad altro, purtroppo. L’idea della donna predabile se esce di casa, ovviamente preda possibile se lascia la tana, l’idea della donna come “impura” e “imperfetta” per natura e quindi fonte di peccato da tenere a bada e mortificare e punire, la repressione sessuale che affligge i maschi allevati alla pedagogia familiare e sociale musulmane, cento anni fa e anche meno erano idee fortemente diffuse e praticate nell’Europa cristiana. Un sotto fondo, un fiume carsico di queste idee scorre ancora nel sentire collettivo soprattutto maschile. Anche da noi.

Soprattutto però il nascondimento di fatti e immagini di Colonia e delle altre notti di stupro all’Europa viene dalla disperata voglia di non vedere, non sapere e, qualora obbligati a sapere e vedere, la infinita voglia di non capire. Attacchi mortali quasi ogni settimana agli occidentali quando si espongono come turisti. Attacchi per ammazzare più occidentali possibile, di oggi quello in Turchia. E gruppi di immigrati/rifugiati che via Facebook e/o Whatsapp si chiamano, si organizzano per saccheggiare il portafoglio, il cellulare, le mutande e il sesso di quelli che considerano sia nemici che impuri. Questa non sarà  guerra di civiltà piena e matura ma ne è ormai più che embrione.

E’ qualcosa che ci si illude di poter tenere a bada con stupidaggini inutili quali il reato di immigrazione clandestina. La gente crede che il clandestino va in galera invece la legge prevede per lui una multa da 5.000 euro dopo regolare processo. Per lui che è senza reddito, non pagherà mai e che ha sempre fornito falsa generalità. Il reato di immigrazione clandestina serve come il funerale ai defunti. Serve a niente, ai defunti. Serve ai sopravvissuti il funerale. Così quel reato serve agli italiani per raccontarsi che l’impossibile è possibile: tutti in galera quelli che arrivano senza permesso. Anche a volerlo, mancano le galere. Senza permesso sono arrivati a milioni e milioni e molti di quelli arrivati così sono oggi rispettabili e onesti cittadini, talvolta più rispettabili e più onesti di quelli che hanno trovato in loco.

Ma la politica che viene formata dalla pubblica opinione (e questa è patologia, la fisiologia sarebbe il contrario) si tiene l’illusione del reato di clandestinità, guai a togliere l’illusione, la gente si inferocisce. E ci si tiene simmetricamente l’illusione opposta, quella del multiculturalismo in cui tutte le culture hanno pari valore, quella della integrazione come processo naturale, quasi chimico. Così non è: quella che chiamiamo cultura occidentale ha molti peccati storici sulla coscienza ma è quanto di meglio l’umanità abbia prodotto e praticato in materia di diritti umani e civili. Senza dubbi la cultura islamista su questo terreno è peggiore. E senza dubbi chi vuole portare con sé e imporre una cultura peggiore in Europa (questo significa la notte di Colonia) va accompagnato alla frontiera e senza neanche troppe garanzie. Ma per fare quel che si può fare e si dovrebbe fare servirebbe togliersi/toglierci le illusioni. Questo non può farlo la gente che di illusioni vive, dovrebbe farlo la politica. Che però, quando è la politica migliore che c’è, ha vergogna, paura ed esitazioni.