Halloween al Quirinale, la festa delle notizie in maschera, fresche di 20 anni

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 29 Ottobre 2014 - 15:12 OLTRE 6 MESI FA
Halloween al Quirinale, la festa delle notizie in maschera, fresche di 20 anni

Halloween al Quirinale, la festa delle notizie in maschera, fresche di 20 anni

ROMA – Non è successo nulla, mandiamo tre inviati speciali e titoliamo: Tragico vuoto. Molto tempo fa in una sua vignetta Altan descrisse con assoluta efficacia e solo un pizzico di paradosso lo stato di conclamata ebbrezza in cui il giornalismo ama operare. Non è successo nulla, mandiamo tre inviati e titoliamo: Tragico vuoto. Ancora una volta è successo, ancora una volta la vignetta di Altan ha preso corpo, si è animata nella realtà. Ancora una volta, stavolta nel racconto di quasi tutte le testate giornalistiche italiane delle tre ore di deposizione di Giorgio Napolitano testimone nella fase istruttoria del processo da istruire appunto sulla presunta trattativa Stato-Mafia.

Non è successo niente in quella deposizione ma quotidiani e notiziari televisivi a plotoni e legioni hanno titolato niente meno che “Nel ’93 aut aut della mafia allo Stato” o “La mafia voleva ricattare lo Stato”. Sono i titoli dei due maggiori quotidiani, il Corriere della Sera e La Repubblica. Il terzo quotidiano in ordine di grandezza si astiene e si sottrae alla rivelazione, alla breaking news, alla grande notizia. La Stampa non titola sull’attacco allo Stato della mafia nel ’93 e neanche sul ricatto o aut aut che titolare si voglia. Quel che in gergo si chiama un “buco”, una notizia mancata? No, La Stampa spiega la sua scelta con una semplice frase nell’articolo di Francesco La Licata: “L’allarme del Sismi è stato pubblicato da questo giornale nel maggio del 2004 ed anche il famoso elenco dei politici nel mirino nella mafia è datato…”. Dunque la notizia d’apertura di mercoledì 29 ottobre 2014 è “fresca” di almeno dieci anni.

Ma questa constatazione potrebbe apparire pignoleria d’archivista. Il fatto è che la notizia dello “aut-aut o ricatto” è fresca non di dieci ma di almeno 20 anni. Dispiace per Marco Travaglio e il suo giornale che mostrano di apprenderlo ora, ma già il giorno dopo gli attentati del ’93, già il giorno dopo le bombe si potevano leggere ovunque sulla stampa italiana articoli che parlavano di assalto, attacco, intimidazione mafiosa allo Stato. Erano articoli ovvi, considerazioni di ovvio buon senso. Perché mai un’organizzazione criminale doveva metter bombe presso edifici nel centro di Roma, Milano, Firenze? Per avere gli appalti sui restauri? Cosa mai possono essere gli attentati della criminalità organizzata se non un messaggio, una sfida allo Stato, una prova di forza per minacciare, intimidire, piegare? L’aut-aut, il ricatto, l’assalto armato furono subito evidenti e palesi, subito letti e pure scritti. Però venti anni dopo ridiventano notizia freschissima in nome del “non è successo nulla, mandiamo tre inviati speciali e titoliamo: Tragico vuoto.

Fin qui il giornalismo, in fondo tenero nella sua coazione a ripetere, nella semplicità dei suoi riflessi, nell’automatismo un po’ cinico e un po’ ebete del suo reagire. Ma il giornalismo da solo potrebbe poco e in fondo da solo non ce la farebbe mai a realizzare quel che si è realizzato: una sorta di Halloween al Quirinale, una festa delle notizie in maschera. Notizie mascherate da strega, vampiro, fantasma. Fatti ovvi, accertati e plausibili cui vengono fatti indossare i dentoni del vampiro, il lenzuolo del fantasma, il cappello, la scopa e il nasone della strega. Per realizzare Halloween al Quirinale ci vogliono altri oltre al giornalismo, questi si limita a fabbricare notizie fresche…di venti anni.

Eccoli gli altri. Per prima una pubblica opinione senza memoria e assolutamente intossicata. Una pubblica opinione che non ricorda e non vuole ricordare, che non produce tanto meno utilizza nessuna memoria storica e che quindi può oggi percepire come rivelazione ciò di cui fu abbondantemente informata venti anni. Mica solo scordarella la pubblica opinione. Anche assuefatta, usa e adusa alla dipendenza, alla “tossico” dipendenza secondo la quale nulla può mai essere noto, conosciuto, chiaro. Nulla, neanche l’ovvio. Neanche l’ovvio del dramma. Venti anni fa la mafia mette bombe per piegare lo Stato: tutti lo videro, nessuno dà mostra di ricordarlo. Non c’è rivelazione. E non c’è neanche da interpretare, è tutto drammaticamente evidente. Scoppiano le bombe per strada nelle città, non è una clandestina riunione della Cupola o, come più piace, delle Cupole.

Non ci è diventata da solo così la pubblica opinione. Di suo ci ha messo l’elogio e l’orgoglio dell’ignoranza e dell’incompetenza oggi elevate dalla “gente” al rango di virtù civili. Ma per diventare così intossicata com’è la pubblica opinione ha subito decenni di scuola di depistaggio dalla realtà. La scuola era nei talk-show, nella sub cultura del ceto politico e nel delirio di contro potere di attori e attrici con parti e ruoli importanti nel grande film della televisione. La cultura del non so nulla, ergo cittadino sono e nessuna presunta verità mi frega è divenuta dominante e anche stavolta lo ha dimostrato: so lo interrogano, qualcosa c’è sotto. E chissà cosa c’è sotto. Anzi, sotto c’è di sicuro. Anzi se la mafia ricatta niente meno lo Stato nel ’93 e solo oggi Napolitano lo ammette…

Poi però perché fosse davvero Halloween al Quirinale ci voleva un terzo ingrediente. Ce l’ha messo la magistratura inquirente sul caso, quelli venuti da Palermo a interrogare. I magistrati che subito dopo si sono affrettati a dichiararsi soddisfatti e incoraggiato dall’aver “raccolto elementi”. Quali elementi, quelli che erano notori e ovvi 20 anni fa? No, i giudici interroganti e inquirenti hanno portato avanti un magnifico argomento: se c’è stato attacco “aut-aut o ricatto allo Stato” (tutti lo sanno da 20 anni ma gli inquirenti fingono di averlo appreso oggi) allora ci può essere stata trattativa, trattativa sotto attacco. Anzi non solo ci può essere stata trattativa, l’attacco armato mafioso è in sé un indizio di trattativa.

Che è un po’ come sostenere: se una squadra di calcio attacca la porta avversaria ma non segna gol questo è indizio di trattativa con la difesa avversaria. Ci si perdoni il carattere plebeo della metafora calcistica ma la esibita soddisfazione degli interroganti al Quirinale proprio su un assunto di questo genere si basa: la mafia mise le bombe, ergo non poteva non ottenere trattativa. La prova? Il sospetto atteggiamento dei difensori della squadra sotto attacco. Perché sospetto? Perché “non gli fecero fare gol”. Infatti non risulta che dopo l’attacco armato di 20 anni fa la mafia abbia “vinto”: il 41 bis è ancora là, i boss mafiosi sono ancora in galera.

Halloween al quirinale, con la storia travestita da strega e la cronaca travestita da fantasma e lo Stato travestito da scheletro. Questo Halloween al Quirinale ieri e possibilmente sempre in ogni dove ha registi, sceneggiatori, autori di testi, cronisti e vasto pubblico. Peccato che Halloween, quello di dolcetto e scherzetto, duri una notte e, a voler considerare anche il vasto merchandising, un paio di settimane. Mentre Halloween della ragion civile spaventata, terrorizzata e anche un po’ ubriacata e ubriaca va avanti da molti anni e, quel che è peggio, continua alla grande.