Il Brigante, il Matto, il Sonnambulo: Berlusconi, Grillo, Bersani chi fa peggio?

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 11 Marzo 2013 - 13:33| Aggiornato il 20 Settembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Ci sono solo tre uomini in Italia che oggi hanno il potere politico di far nascere un governo vero: Berlusconi, Grillo e Bersani non in ordine di importanza. Purtroppo il primo fa la parte del brigante, il secondo quella del matto e il terzo perfettamente interpreta il sonnambulo. Dal salterello nervoso e nevrotico tra un brigante, un matto e un sonnambulo per quanto si giri non vien fuori mai un governo vero. Tra il brigante, il matto e il sonnambulo si può solo sconsolatamente osservare chi fa più danno.

Silvio Berlusconi, da tempo con i panno del brigante addosso. Che glieli abbiano surrettiziamente cuciti indosso i nemici (quel vasto complotto che va dalla sinistra italiana passando per quella mondiale Obama compreso, poi risale per la magistratura casalinga ma arriva anche ai governi di destra tipo Merkel e alla stampa conservatrice britannica o spagnola) o che li abbia indossati da solo con estrema naturalezza, quasi fossero fatti proprio a sua naturale misura, qui non importa definire. Certo è che il leader della destra italiana (più o meno 30 per  cento di voti raccolti il 24/25 febbraio) paga e letteralmente mantiene un sacco di amiche, conoscenze femminili che imbarazzerebbero un qualunque signor Rossi se si sapesse in giro che lui versa loro assegno. Certo è che il leader della destra italiana frequenta e ha frequentato ricattatori, lenoni, truffatori. Per sfortuna nelle conoscenze e nelle relazioni? Certo è che erano di casa nell’habitat Berlusconi.

E certo è che il leader della destra italiana ha pagato membri del Parlamento italiano perché passassero dalla sua parte dopo essere stati eletti dall’altra di parte. Se li abbia pagati in chiaro e legalmente, finanziando di tasca sua la loro attività politica, oppure se li abbia pagati sottobanco e illegalmente, questo lo deciderà la magistratura se mai ci sarà un processo. Ma che li abbia pagati non c’è dubbio, anzi ci sono le carte. Ed è certo che il leader della destra italiana è oggi accerchiato dai processi che per tanti anni ha evitato e rimandato facendosi votare da un Parlamento molto amico leggi che lo sottraevano appunto ai processi. Poi la Corte Costituzionale regolarmente ha cancellato quelle leggi e ora una somma di condanne potrebbe spingere Berlusconi fuori dal Parlamento per “interdizione dai pubblici uffici”. Frode fiscale, violazione segreto istruttorio, prostituzione minorile: la somma di eventuali condanne fa già boom di pene e pena.

Quindi, inseguito dai complottatori o dalla giustizia che sia, Berlusconi adotta la strategia oltre che i panni del brigante e dice: se volete un mio aiuto per fare un governo allora datemi il salvacondotto, l’immunità giudiziaria. Altrimenti, altrimenti sfascio tutto quello che posso, provoco elezioni, vado in piazza e che muoia appunto Sansone-Berlusconi con tutti i Filistei, nel caso non solo i giudici cattivi ma gli italiani tutti. Il Brigante governi non ne fa o ne fa fare se non gli si dà l’impunità, innocente o colpevole che sia. Ovunque nel mondo la destra avrebbe in analoghe condizioni cambiato leader ritenendo suo primario dovere governare il paese e non salvare il sedere del capo. Ma in Italia la destra è Berlusconi e chi non ci crede è insieme sia illuso che cieco.

Il Matto lo fa Beppe Grillo e in fondo la questione se ci è o ci fa è tanto intrigante quanto marginale. Il Matto, la carta che sfascia, demolisce ogni castello di carta. Il Matto: Beppe Grillo che non aiuta, non è disponibile, anzi minaccia di andarsene dalla politica se per caso o di striscio M5S consentisse la nascita di un governo. Beppe Grillo che dice che l’unico governo che appoggia è il suo: il Matto. Può essere mattana lucida, lucidissima: faccio governare gli altri, il 2013 è ancora anno duro, molto duro per la gente, quando si rivota passo dal 25% a molto di più. E’, sarebbe, un calcolo lucido. Sulla pelle della gente. Oppure è mattana e basta, infinito cupio dissolvi bastante, più che bastante a se stesso. Come che sia, non cambia: il Matto non fa e non fa fare governi. Anzi, se un governo si fa, fa il Matto.

Terzo c’è il Sonnambulo, Pierluigi Bersani. Nessuno sembra averlo svegliato dallo stato di né veglia né sonno in cui si muove dopo il risultato elettorale. Cammina come fosse sveglio e conoscesse i percorsi e i luoghi. In realtà non vede davvero dove muove i suoi passi. Crede nel suo sonnambulismo che esista una sezione separata della sinistra che si chiama M5S e aspetta e spera di parlarle e di esserne parlato. Nulla di questo c’è nella realtà, M5S non è “l’altra” sinistra, la sinistra “separata” che insieme al Pd ha vinto le elezioni. Ma il sonnambulo Bersani, che pur cammina, in realtà non vede. Ed è tanto impressionante e forte il suo incedere che il sonnambulismo del candidato premier è condiviso da una bella fetta del suo partito e da quanti appellano e firmano perché Grillo e Bersani si stringano la mano e si riconoscano parenti sia pur lontani di una stessa famiglia.

Come ogni sonnambulo che si rispetti Bersani sta per andare a sbattere contro lo spigolo tosto di un governo impossibile perché se lo vota solo il Pd. Dicono sia pericoloso svegliare i sonnambuli, possono subire danni dallo choc. E’ esattamente la condizione di Bersani e del Pd. Ma qualche volta si dà anche il caso di sonnambuli che marciando né svegli né dormienti “ci marciano” anche. Forse Bersani un po’ si è svegliato e sa che sta andando contro lo spigolo, quindi punta a rimbalzare su elezioni a giugno dove il candidato premier sia ancora lui (con elezioni ad ottobre di certo non più). Infatti a volte i sonnambuli al risveglio provano una terribile, incontenibile depressione autolesionista.

Berlusconi, Grillo, Bersani: dovrebbero fare un governo, per questo li abbiamo votati. Ma fanno il brigante, il matto e il sonnambulo. Quindi niente governi veri e un po’, solo un po’, oppure parecchio oltre che colpa loro è anche colpa nostra. Al prossimo giro, al prossimo voto un elettorato e una politica che insieme non fanno un governo ci costerebbero tre Imu, un altro mezzo milione di disoccupati e quasi la deindustrializzazione del paese. E non è una profezia, è un calcolo al ribasso.