Imu Attila, 80 euro acqua fresca: cioè 4 mld pagati sono più di 10 incassati

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 28 Agosto 2014 - 14:03 OLTRE 6 MESI FA
Imu Attila, 80 euro acqua fresca: cioè 4 mld pagati sono più di 10 incassati

Imu Attila, 80 euro acqua fresca: cioè 4 mld pagati sono più di 10 incassati

ROMA – I tanti, tantissimi e ogni giorno di più che battezzano gli ottanta euro come acqua fresca andrebbero sottoposti a un test. Mettete davanti a ciascuno di loro mille euro su un tavolino. Nessuno li ignorerà, considerandoli inutili e/o indifferenti rispetto al proprio personale bilancio. Nessuno li lascerà lì sul tavolo come fossero monetine, nessuno lascerà neanche i quaranta euro di resto. Già, perché gli ottanta euro sono al mese. E 80 per 12 fa 960. E 960, quaranta meno di mille, fa la differenza in un anno tra uno stipendio prima e dopo gli 8o euro, prima e dopo l’unica concreta riduzione dell’Irpef da decenni.

Mille euro in più o in meno all’anno: a nessuno, state sicuri, la somma risulta indifferente o inutile, neanche ai benestanti. Figurarsi a chi vive con redditi lordi appena superiori ai duemila al mese. Eppure ogni giorno c’è chi dice: gli 80 euro non hanno rilanciato i consumi. Lamentano i commercianti, scuotono il capo gli editorialisti di politica/economia. Certo, i consumi ristagnano o arretrano. Ma senza gli 80 euro in più al mese netti in busta paga per dieci milioni di lavoratori dipendenti dove sarebbero i consumi? E perché se non servono a nulla, se sono acqua fresca, quegli 80 euro hanno protestato per non averli avuti i lavoratori autonomi, i pensionati?

I commentatori più gentili con gli 80 euro, o più gentili con se stessi ad evitare la figura di chi reclama meno tasse e poi quando un po’ di meno tasse arrivano dice occorreva “ben altro”, avvisano: gli italiani non si fidano a spendere. In parte è vero, indiscutibilmente vero. Chi può dire davvero se i 960 euro netti in più in bilancio familiare ci saranno ogni anno che viene? Quindi, più che spenderli, per il 2014 li incassi e basta: pochi, benedetti e chissà se sono figli unici di madre vedova. I meno lontano dalla vita reale segnalano con con 80 euro in più a maggio e a giugno e a luglio, 240 in tutto finora, magari ci hai pagato un po’ di bollette.

Ma sono sostanzialmente eccezioni: la musica in titolo maggiore suona le note degli 80 euro acqua fresca, inutili, indifferenti ai bilanci familiari. E’ la stessa orchestra che da tre anni ci ha cantato l’Imu come l’Attila dell’edilizia, della proprietà immobiliare e in definitiva dello stesso paese. E sia, l’Imu prima casa, oggi Tasi, ha demolito con una potenza distruttrice. Gli 80 euro invece sono piuma che fa il solletico. Strana matematica: l’Imu prima casa, oggi Tasi, sono stati e sono più o meno quattro miliardi in più di tasse da pagare, quattro miliardi. I quasi mille euro in più all’anno in busta paga, 960 per la precisione, gli ottanta euro sono circa dieci miliardi di tasse in meno da pagare. Strana matematica quella in cui la metà è più forte e potente del doppio. Strana matematica quella in cui 4 è più, molto più di 10. E strano paese.

O forse non tanto strano, in fondo è il paese dove tutti invocano la lotta agli “sprechi”. L’ultima volta che da queste parti si è data una botta agli “sprechi”, sì insomma l’immediato dopo Tangentopoli quando non giravano più mazzette e neanche il loro vasto e innocente indotto, era tutto un pianto e rimpianti di massa. Ristoratori e commercianti, taxisti e avvocati, boutique e gioiellerie, segretarie assistenti anche d’altro tipo, ingegneri e architetti, commercialisti e capimastri…tutti a lacrimare sui tempi “quando giravano i soldi”. La memoria di allora se n’è bella che è andata, aiutata a sparire anche dalla falsa coscienza di massa, falsa e anche non limpidissima. Si eliminasse davvero qualche miliardi di “spreco” oggi, sarebbe di nuovo un gigantesco levarsi il cappello di fronte ai bei tempi che furono, quelli dello “spreco”.

In fondo su scala molto minore, ma si comincia da piccoli, è lo stesso paese dove sugli schermi della tv nazionale, pomeriggio di Rai Sport uno (purtroppo ce ne sono due) va e resta in onda a lungo la seguente scenetta. Studio con conduttore ed ospiti che dibattono del calcio mercato e “slide” preparate da qualcuno in redazione su cui si legge per ogni giocatore quotazione, prezzo e “conpenso”. Bello scritto così, sì conpenso con la n. Un refuso, cioè un errore di battuta alla tastiera? Possibile, probabile. Ma la “slide” la leggono quelli in studio, la leggono  lungo e nulla obiettano. Delle due l’una: o sono così pavidi, in fondo civilmente e professionalmente pavidi, da vedere l’errore ma peste li colga se si assumono la responsabilità di segnalarlo…Oppure non lo vedono l’errore e allora non è che siano illetterati, allora è che va in onda un dibattito tra analfabeti. Quale che sia l’ipotesi giusta, lo strano paese lo vedi anche da questi particolari. Piccoli particolari, poi però crescono…e si moltiplicano.