Luglio boom dei piangi e fotti, democratici, di sinistra e a tutte stelle

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 1 Agosto 2014 - 14:12 OLTRE 6 MESI FA
Luglio boom dei piangi e fotti, democratici, di sinistra e a tutte stelle

Luglio boom dei piangi e fotti, democratici, di sinistra e a tutte stelle

ROMA – Che luglio, che sfilata, che festival…Un mese ad osservare un po’ da lontano il nuovo anzi rinnovato boom italiano: quello del piangi e fotti. Vecchia e consolidata competenza italica, ora però evoluta, scivolata, mutata nel: meglio falliti che cambiati. Quanti eroi pagliacci fanno finta di cadere in questa trincea sotto il fuoco dello straniero invasore. I senatori, i dipendenti della Camera e del Senato, i sindacati Alitalia, la Cgil del Teatro dell’Opera di Roma, i “resistenti” del Teatro Valle sempre nella città capitale, i giornalisti e le maestranze Rai, i Comuni e i loro sindaci, le Regioni, i prof e le prof della scuola detti “quota 96”, il nuovo presidente della Corte Costituzionale e quelli che l’hanno votato, quelli delle preferenze…Che boom, che sfilata con tutte le sezioni: i “democratici”, i “democratici e di sinistra”, i “moderati”, gli “anti Stato” e i “cinque stelle”, anzi di stelle ce  ne sfilano proprio di tutti i colori.

Il giorno clou, il momento più coreografico e intenso dell sfilata è stato quello della doppia rivolta in Parlamento. Gli onorevoli e senatori di Lega, M5S e Sel che andavano in corteo al Quirinale a dire che la democrazia era finita e i dipendenti delle due Camere che facevano sit-in nervoso e quasi occupante contro l’orrido e improvvido tetto di 240 mila alle loro retribuzioni. Euro 240 mila al netto dei contributi previdenziali e comunque non subito, con calma. Che sopruso, che ignominia. E i diritti acquisiti? E la concertazione con i sindacati? E se poi non dai più di 240 mila al primo dirigente come fai a dare 130 mila al barbiere e 180 mila allo stenografo? Corteo, corteo contro questa infamia del voler far lavorare a Camera e Senato con meno di seimila netti al mese ai più poveri. Rivolta contro chi straccia, strappa il “si è fatto sempre così”.

Doppia rivolta, mica solo quella del lavoratori. Anche quella degli eletti, e che rivolta! Leghisti made in Salvini che lo Stato italiano se lo mangiano a colazione e cena lì con il petto in fuori a difendere l’intoccabile istituzione Senato, cittadini eletti di M5S votati allo smontaggio e depurazione dello Stato lì a far da corazzieri a Palazzo Madama, uomini e donne di Sel, quelli di “un altro mondo è possibile”, a tenerselo stretto questo mondo e a gridare che cambiarlo è fascismo o quasi.

Più o meno nelle stesse ore sindacato autonomo e Cgil del Teatro dell’Opera di Roma spiegavano al paese che è suo dovere finanziare il Teatro. Teatro che ha diritto/dovere di operare in perdita e deficit che fa pure chic. Teatro che ha diritto/dovere ad una “pianta organica” cioè a un numero di addetti deciso dal sindacato che consenta come è stato finora al primo violino di lavorare una settantina di giorni in sei mesi. Spiegavano questo al paese scioperando. E scioperando facevano sapere che chi se ne frega se il Teatro dovesse chiudere, tanto loro non ci credono possa chiudere davvero, tanto loro sono certo che nessuno contesterà davvero loro il diritto di essere artisti economicamente mantenuti dai soldi pubblici, mantenuti a prescindere. Purtroppo nessuno ha davvero avuto il coraggio di liquidarlo un Teatro così, purtroppo la “trattativa continua”, anche col primo violino.

Più  in grande e con maggiore perizia e abitudine al “meglio falliti che cambiati”, i piloti e il personale volante di Alitalia spalleggiato dalla Uil si negava al taglio di stipendio con il validissimo argomento “non siamo come quelli di terra”. E la Cgil prima si era negata, aveva negato la sua firma sotto un accordo che non garantisse di nuovo ai dipendenti in esubero sette anni sette di salario al novanta per cento come già si era fatto l’altra volta. E se gli arabi si stufano e non comprano più l’Alitalia? Ma di che non succede e, se succede, si rimedia con una tassa per tenere in piedi l’Alitalia. Poi magari si va a fare un convegno e un corteo entrambi sindacali e politici contro la pressione fiscale.

Che luglio, che sfilata: arriva notizia che in Rai con una decina di anni di ritardo almeno qualcuno cominci a chiedersi l’ovvio: ma perché tre inviati, tre troupe, sullo stesso argomento per tre Tg? Anzi per quattro, cinque, dieci “testate” giornalistiche sempre della Rai e sempre ciascuna come fosse da sola e ostile all’altra? Neanche posta la domanda è già i sindacati e i democratici e di sinistra ma anche quelli di Forza Italia e pure i Cinque Stelle avvertono: vigiliamo, tutto è in pericolo! Tutto che? Le spese eccessive, le micro e  macro clientele per caso? No, in pericolo la democrazia! E ovviamente la professionalità!

Bontà loro quelli del Valle, Teatro romano occupato sulla base della bugia dovesse essere svenduto e trasformato in supermercato, Teatro occupato da circa tre anni da un privatissimo gruppo di artisti che ci ha fatto quel che gli pareva con il Teatro mentre la collettività pagava le bollette, Teatro trasformato e cantato come bandiera della “nuova legalità”, cioè “me lo prendo io, lo gestisco io e me lo tengo io…tu paghi”…Bontà loro, quelli del Valle a luglio fanno sapere che il 10 agosto sgomberano dopo aver ricevuto omaggi e garanzie. Avevano parlato di resistere, ma arriva Ferragosto, come si fa?

Ma come si fa a prendersela con quelli del Valle, qualche decina, quando a migliaia e migliaia sindaci e assessori hanno affossato l’idea, anzi la riforma, del mercato acquisti pubblici. Oggi sono in 34 mila quelli che ordinano e comprano e pagano una sedia o una penna o un telefono come gli viene e come gli pare. Era stato detto e scritto: basta con le 34 mila stazioni appaltanti, solo 30/40 centri di spesa. E prezzi standard. Comuni e sindaci hanno imposto il “non si può fare”. E perché non si può fare? Già, indovina perchè conviene pagare una sedia, una scrivania, un’auto o una stampante il 30, il 50 o anche il 100 per cento in più…

Comuni coerenti con le Regioni che hanno ottenuto di non risparmiare un euro sulla Sanità. Coerenza massima realizzata con la vicenda de prof “quota 96”, insomma quelli che anagrafe e contributi versati sommati facevano 96. In quattromila la legge Fornero li aveva lasciati a quota 96 ma senza pensione. Esodati senza stipendio e pensione? No, proprio no. Continuavano a lavorare e a percepire stipendio. Ma gli era stato “scippato” il sogno di andare in pensione a quota 96. E ora il Parlamento glielo ha restituito. Come un po’ lo sta restituendo pian piano e zitto zitto ai pubblici dipendenti. Insomma questa storia della pensione a 66 anni all’Italia del “meglio falliti che cambiati” proprio giù non va. Giunti alla settima deroga alla legge Fornero, si può fare di più.

La sfilata contempla anche l’acuto tenorile del nuovo presidente della Corte Costituzionale. Eletto per tre mesi, a novembre finisce. Fanno sempre così, eleggono il più anziano. Così l’eletto, gratificato da aumento di stipendio e pensione, si leva di torno rapidamente e si passa, stipendio e pensione compresi, al prossimo anziano. E la fila scorre in fretta.

Nel boom estivo del piangi e fotti, nella sfilata del meglio falliti che cambiati si distinguono tre ideal tipi uman/social/politici. Ci sono quelli che letteralmente non sanno cosa fanno. Condizione diffusissima tra i Cinque Stelle. Quindi l’evangelico perdono perché non san quel che fanno? Questi però strafanno senza sapere e questo è imperdonabile.

Poi ci sono gli addetti alla corporazione, quelli che se ne fregano di tutti ciò che non sia ad un passo dal loro…diciamo baricentro. I primi violini, qualche pilota, più di qualche…E anche qualche prof finto esodato travestito come tale dalla politica. E quegli indicibili, inenarrabili dipendenti della Camera e Senato, ma anche delle Regioni e dei Comuni. E i consiglieri di amministrazione delle 2.700 circa società pubbliche dove i posti in Cda sono superiori al numero dei dipendenti  (anche loro ce l’hanno fatta per ora a non essere toccati).

Poi c’è il terzo tipo, quello che affascina e intriga di più. Quello che mica gli passa per la testa, l’anima e la coscienza di legittimamente dire che vuole resti il Senato perché vuole sia due e magari anche tre i luoghi ci controllo e produzione legislativa e di spesa pubblica. No, non dice così, dice democrazia in pericolo, Costituzione stuprata. Quello che mica legittimamente dice: qualunque cosa, qualunque mezzo per il vero fine che è di bloccare, colpire, umiliare, affossare Renzi e quel che significa e rappresenta. No, non dice così, dice libertà assalita, dittatori alle porte. Quelli che mica legittimamente dicono io difendo il mio portafoglio, grande o piccolo che sia. Dicono che lo fanno per l’economia, lo sviluppo, i diritti dei lavoratori tutti. Perché dicono così, perché mentono spudoratamente sui motivi, sul perché fanno ciò che fanno?

Perché è costume e tradizione far così. Fanno così perché si “è sempre fatto così” ed è in maniera suggestiva lo stesso argomento che nel lontanissimo sessantotto veniva opposto a chi voleva cambiare il si è fatto sempre così. Il “si è fatto sempre così” ora è il cuore pulsante e sanguinante della sinistra che si viole più sinistra di ogni altra. Ma il socialismo in tutte le sue varianti, dal comunismo alla socialdemocrazia, non “stava” con gli operai perché si era sempre fatto così e neanche perché erano belli, saggi e giusti. Stava con gli operai perché, anche se nessuno se lo ricorda, migliorando e cambiano la condizione operaia e del lavoro salariato cambiavano si supponeva i connotati della società tutta.

Perfino nella variante equitativa della sinistra si “sta” con i più deboli economicamente non perché abbiano “ragione” ma perché la redistribuzione della ricchezza stabilizza e migliora la res pubblica, la società tutta. E oggi i più deboli e quelli cambiando la cui condizione si cambia la società tutta non sono i pensionandi a 62 anni o i mancati pensionati a 60 anni.E neanche i cassa integrati a vita o quasi. E neanche i manager o i dipendenti delle ottomila partecipate pubbliche. Questi sono la base elettorale dei sindacati e dei partiti della sinistra ma non i più deboli e neanche quelli che cambiano l’Italia. Difenderli, stare sempre e comunque con loro è legittimo ma “democratico e di sinistra” è orpello posticcio a questa posizione.

Distruggere ogni concreta ipotesi e dileguare ogni timida pratica di minor spesa pubblica per il kombinat Stato/Regioni/Comuni è la strategia del “meglio falliti che cambiati”. Si può fare, è legittimo e pure rispettabile. Ma perché non dire quel che è, perché mentire, perché travestirsi ogni giorno da combattenti della democrazia e dei diritti? Perché le preferenze elettorali sarebbero più democrazia quando fino a ieri gli stessi documentavano che erano clientela? Perché volere una second Camera eletta dal popolo se non per mantenere il bicameralismo? Perché vestire come alternativa la voglia di conservare l’Italia che c’è?

Luglio boom e in un mese visti un po’ da lontano questi del terzo tipo suscitano una disistima crescente. Quasi grillina, diciamo feroce, sì disistima feroce. Per la loro etica pavidità a dire chiaro ciò per cui si battono e per la loro arroganza nel tentare di fare fesso chi li guarda e ascolta. Che luglio italiano e speriamo che tutte le Merkel del mondo siano state in vacanza tutto il mese e non abbiano avuto né notizia né sentore del boom tricolore.