Renzi il nemico del popolo. D’Alema e Camusso: Bruto e Cassio alle Idi di Matteo

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 29 Settembre 2014 - 14:20 OLTRE 6 MESI FA
Renzi il nemico del popolo. D'Alema e Camusso: Bruto e Cassio alle Idi di Matteo

Matteo Renzi (Ansa)

ROMA – Tutti, praticamente tutti i cronisti e i commentatori politici e anche la quasi totalità degli attori politici pronosticano, scommettono, dicono che andrà più o meno così: una grandissima battaglia con tanti feriti ma senza morti. Fuor di metafora tutti pensano e prevedono che la minoranza Pd e la Cgil daranno battaglia campale in Direzione del partito. Lì perderanno più o meno 80 a 20. Poi daranno battaglia in piazza, con la protesta Cgil e forse lo sciopero generale. Problema: quanti dei tre milioni di Cofferati al Circo Massimo all’inizio del decennio saranno in piazza a metà del decennio successivo? Comunque protesta e sciopero faranno male al governo ma non lo butteranno giù.

Non è finita: i gruppi parlamentari Pd alla Camera ma soprattutto al Senato daranno battaglia ancora più dura a Renzi e al suo Jobs Act. In Parlamento, dove i rapporti di forza non sono quelli della Direzione Pd, dove gli oppositori di Renzi deputati e senatori Pd sono tra il 30 e il 40 per cento. Praticamente tutti pensano che sarà una grande manifestazione di piazza anche qui. Proclami, interviste, dissociazioni, traumi, emendamenti, perfino ostruzionismi. Ma praticamente tutti pensano che gli oppositori di Renzi in Parlamento si faranno piegare o da un voto di fiducia o da una forma di opposizione politicamente clamoroso ma non letale per il governo. Insomma alla fine voteranno la fiducia pubblicamente obtorto collo o usciranno dall’aula o qualunque cosa ma la crisi di governo no.

Già, la crisi di governo: se deputati e senatori del Pd che la pensano come Bersani, Fassina, Bindi, D’Alema, Damiano, Camusso…negassero i loro voti alla delega sul lavoro chiesta al Parlamento dal governo Renzi, allora Renzi si troverebbe nella condizione, obbligata e palese, di andare da Napolitano e dire: non ho maggioranza, che facciamo? E Napolitano non è che potrebbe incaricare di fare un nuovo governo un tecnocrate come si favoleggia sui giornali e in qualche salotto. Per tenere in piedi un governo tecnico in questo Parlamento delle “tre minoranze” uscite dalle elezioni 2013 ci vuole il voto comune di almeno due delle suddette minoranze. Il governatore della Banca D’Italia Visco o chi per lui premier tecnico sostenuto e votato dal Pd “derenzizzato” in accordo e intesa con Forza Italia di Berlusconi? Oppure il Pd senza Renzi che sostiene il premier tecnico in accordo con M5S di Grillo? O Grillo e Berlusconi insieme? Scegliere quale la più improbabile.

Già la crisi di governo che porterebbe alle elezioni, il muoia Sansone (Renzi) con tutti i filistei. Quel che quasi tutti, praticamente tutti i giornalisti, commentatori e attori politici pensano e prevedono i vari Bersani, D’Alema, Bindi, Fassina, Civati non faranno mai. L’ultimo in ordine di tempo, Federico Geremicca su La Stampa si chiede fino a dove vogliano e possano arrivare dopo aver proclamato Renzi nemico del popolo. Dice Geremicca: arriveranno fino al confine estremo della crisi ma non lo varcheranno.

Nel nostro piccolissimo vi presentiamo invece una sensazione solitaria o quasi, una diversa analisi dei comportamenti e dei vettori di comportamento dei vari D’Alema, Bindi, Bersani, Fassina, Civati, Camusso…Se potranno varcheranno quei confini. Se potranno andranno alle “Idi di Matteo”. Se potranno pugnaleranno il nemico del popolo e della res pubblica. E non perché siano cattivo i sanguinari o assetati di potere o qualunque altro vizio o nequizia. Se potranno lo faranno, si parva licet, con lo stesso bagaglio culturale, valoriale ed emozionale con cui Bruto e Cassio andarono a pugnalare Cesare.

Se parva licet…Cesare aveva conquistato la Gallia, ma cosa importava questo di fronte al danno che infliggeva alla Repubblica minando le fondamenta del Senato? Cesare poneva le premesse dell’ impero ma più importante era che smontava i poteri della Repubblica. Fermare Cesare ad ogni costo non era una opinabile scelta politica, era un dovere morale. Pugnalare il tiranno è per Bruto e Cassio l’azione più etica che sia dato fare. Accada quel che accada, il cives, l’uomo pubblico non può non assolvere a questo primario obbligo etico: il tirannicidio è la suprema opera buona dell’uomo sociale.

Se parva licet…Renzi ha conquistato il 41 per cento e il favore popolare, la possibilità che il Pd vinca e governi. Ma cosa importa di fronte al fatto che Renzi smonta la Repubblica, il Senato, il Pd? Renzi è “l’istruito da Verdini” secondo D’Alema. Uno che “ascolta Confindustria e vuole fare come la Thatcher” secondo Susanna Camusso, uno che vuole riportare il “lavoro servile” secondo la Cgil e Stefano Fassina. Insomma non solo un usurpatore ma un nemico del popolo e della Repubblica e anche della res publica, Chi di questo è convinto, come ne sono convinti i D’Alema, Bersani, Bindi…chi di questo è convinto e si sente un buon cittadino non può sfuggire all’obbligo morale, all’imperativo etico delle “Idi di Matteo”. Accada quel che deve…io ho fatto il mio dovere. Se potranno le faranno le “Idi di Matteo”, se potranno faranno il tirannicidio, costasse anche una crisi di governo, costasse qualunque cosa. Lo faranno e si sentiranno nel farlo eticamente nel giusto, perfino un po’ eroi dell’imperativo etico. Come Bruto e Cassio mentre pugnalano al Foro.

Salvo poi scoprirsi sconfitti nella guerra civile e sconfitti soprattutto dalla durissima replica della storia che finirà per leggere il loro atto di suprema nobiltà etica come un omicidio, un omicidio politico ai danni di uno dei migliori della storia romana. E’ il dramma che Shakespeare vede e mirabilmente descrive e qui in maniera plebea riassumiamo: ma come, mi immolo per l’imperativo morale e poi contemporanei e posteri non mi vedono come maestro di vita e di etica ma come congiurato che si sporca le mani di sangue e vengo sconfitto sia nel giudizio delle arimi che in quello della storia?

Se solo potranno lo faranno perché altro che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Anche qui c’è qualcosa di storico, maledettamente storico nella sinistra. Chi il peggior nemico per i bolscevichi? I menscevichi, più o meno i socialisti liberali della Russia pre 1917? Chi per i socialdemocratici tedeschi il peggior avversario dopo la prima guerra mondiale? Gli spartachisti, cioè i comunisti e che finiscano anche in galera o al muro. Chi per il comunista Bordiga quello di cui diffidare? I socialisti e che i fascisti gli brucino anche le sedi, quelli del neonato Pci non si faranno coinvolgere. Saltando di decennio in decennio: chi fucila gli anarchici e si socialisti rivoluzionari nella Spagna in guerra con il fascista Franco? I comunisti…

Saltando di decennio in decennio e di paese in paese e mutando per fortuna di qualità però una costante rimane: da noi fino all’incruenta ma frontale guerra tra Pci e Psi. Chi reciprocamente il peggior nemico per Craxi e Berlinguer? Craxi e Berlinguer! Deriva, discende da un antico e irrisolto connotato culturale. Se dai valenza etica alla tua attività politica che ti si oppone non è solo uno che ha una ipotetica soluzione diversa dalla tua, è uno che non contempla, non condivide la tua scelta morale. Se è avversario passi, è il suo mestiere. Ma se sta più o meno dalla tua parte e non condivide, allora è “traditore”, quindi il peggior nemico. D’altra parte se privi e devitalizzi di ogni valenza etica la tua attività politica la devitalizzi e la riduci ad amministrazione del potere. Non è così facile come sembra risolvere, sciogliere il nodo, il groviglio culturale.

La sinistra italiana però ci sguazza dentro come palude anche in questa vicenda del mercato del lavoro. In un paese normale, normale come forse non esistono in realtà, più o meno tutti avrebbero preso atto che la produttività è troppo bassa. Sarà colpa degli imprenditori che non investono in tecnologia e non ci mettono i soldi loro, colpa dello Stato che tassa troppo e della Pubblica Amministrazione che rendono ogni servizio più costoso e ogni infrastruttura più onerosa, colpa dei sindacati che impediscono di spostare una penna se non lo concordi con loro….Come che sia, poco valore nel prodotto per ora lavorata. E da 20 anni, mica dalla crisi. Poca produttività vuol dire pochi investimenti e quindi poca e pessima occupazione. Quindi in un paese normale tutti avrebbero legato mercato del lavoro e produttività e prodotto un po’ di riforme, per quel che possono le leggi, per aiutare a creare valore e quindi occupazione. Magari senza la certezza che funzionino, magari provando per un po’ di anni, magari chiamando per nome il problema e disarruolandosi dalla armate del bene e del male.

Da noi no, non si fa. Renzi sente il bisogno dell’inutile retorica di proclamarsi “senza padroni e padrini”, i D’Alema solo potessero pugnalerebbero il nemico del popolo,  Grillo si sente furbissimo a schierarsi con la Camusso, giornali e televisioni si sentono segugi che fiutano la pista del governo Della Valle…Se saranno le “Idi di Matteo”, saranno insieme le Idi più pacioccone e sanguinolente, insomma la storia in mano ai bambini.