Strisce e pedoni: 70% ignora, scarta e se ne frega. Mica solo in strada…

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 29 Dicembre 2014 - 13:15 OLTRE 6 MESI FA
Strisce e pedoni: 70% ignora, scarta e se ne frega. Mica solo in strada...

Strisce e pedoni: 70% ignora, scarta e se ne frega. Mica solo in strada… (foto Ansa)

ROMA – “E’ la prova che esiste in Italia qualcosa di malato che non vogliamo curare…”. Così Beppe Severgnini commentando sul Corriere della Sera la notizia che solo un automobilista su cinque dà la precedenza ai pedoni sulle strisce appunto pedonali.

Prosegue Severgnini: “Dentro l’auto che non si ferma per far passare i pedoni non sta un alieno. C’è un normale cittadino che appena trova una pagina Facebook, un microfono o quattro ascoltatori protesta e si indigna…Poi quando può si comporta esattamente come gli italiani che detesta”. Detesta o dice di detestare? La differenza fa, come dicono i cronisti sportivi, la differenza.

Eccoli i numeri dell’ultima incarnazione italica del chi se ne frega: davanti alle strisce pedonali a Milano si ferma il 22 per cento dei conducenti, a Firenze e a Napoli il 18, a Roma il 15, a Palermo il 12 per cento. La striscia pedonale è dunque ignorata, saltata, vissuta come ingombro, pedone ovviamente compreso, dall’ottanta per cento della brava gente al volante. Magari lo stesso pedone quando a sua volta è salito in macchina.

E il semaforo pedonale, il rosso per far passare i pedoni? A Milano si ferma il 47 per cento, a Firenze il 43,a Palermo il il 39, Napoli il 38, a Roma solo il 30 per cento. Facciamo una media: il 70 per cento di italiani alla guida ignora, salta, se ne frega, fa slalom di pedoni quando ci sono le strisce o i semafori pedonali.

Giustamente osserva Severgnini: non è “costume”, è “malattia”. Di quale morbo si tratti lo si desume con evidenza dal coro che si può immaginare: sì, ma molte strisce sono cancellate, poco visibili, la colpa è del Comune…Sì, ma molti semafori pedonali sono inutili e funzionano male, la colpa è del Municipio…Sì, ma la colpa è dei Vigili urbani che non controllano…Sì, ma… La pubblica opinione italiana è ammalata grave di rigetto e rifiuto della responsabilità. Un malato terminale che non risponde più alle cure.

E fosse solo la fuga, il rigetto della responsabilità delle proprie azioni individuali e collettive…A malattia si aggiunge malattia, ecco l’altra: il rifiuto e il rigetto della realtà. Di fronte alle strisce e ai semafori della realtà, del reale si scarta, si sterza, non si rallenta, si prova comunque a passare e della realtà chi se ne frega. L’ultima “febbre” terzana e malsana è il “dagli al Jobs Act”. Magari sarebbe stato meglio se Renzi l’avesse battezzato legge sul lavoro e basta. Magari qualcuno l’avrebbe letta con più onesta intellettuale, o anche no.

Dunque dal 2015, piaccia o on piaccia e a molti evidentemente non piace, assumere fisso costerà ad un’azienda dai cinque agli ottomila euro in meno l’anno che assumere precario. Ma di questo frega poco o nulla alla Cgil e alla sinistra Pd. Sono almeno due decenni che non c’è un cane, a destra a sinistra e al centro, che non predichi di abbassare costo del lavoro e ora che accade, non basta ancora ma accade, per Camusso-Fassina-Vendola è niente meno che la “fine del lavoro a tempi indeterminato”. Insomma una roba che neanche il Congresso di Vienna dopo la Rivoluzione francese.

Di fronte alle strisce dei contratti in essere negli ultimi anni, l’80 per cento precari, di fronte al semaforo di aziende che non investono e non assumono, Cgil e Uil e Sel e sinistra Pd ma anche Lega e M5S e mezza Forza Italia ansiosa di accodarsi, se ne fregano, non rallentano, sterzano accelerando e accelerano sterzando provando a saltare strisce e semafori. Loro non vogliono nulla cambi o interferisca o modifichi il loro mondo immaginario dove tutti sono assunti, illicenziabili e presto pensionati.

Per cui si farà ricorso alle Corti Costituzionali italiane del pianeta e della galassia perché è stato stabilito che si può licenziare in caso di difficoltà aziendali in cambio di una indennità. Prima non si poteva fare, anzi si faceva diverso: non si licenziava, si metteva tutto in carico alla collettività sotto forma di mobilità. pre pensionamento e simili ammortizzatori sociali gestiti, guarda caso, dalle forze politiche e dai sindacati. Ora si può licenziare pagando una indennità e poi chi ha perso il posto di lavoro per due anni e poi per un altro anno è assistito da una salario sociale a patto che si riqualifichi professionalmente e accetti eventuale nuova proposta di lavoro. Autentico scandalo, da denunciare appunto alla Corte Costituzionale.

Ci sarà pure un giudice da qualche parte che ristabilirà il diritto naturale a non farsi schiacciare nella libera guida, a non farsi rubare il diritto acquisito da quelle strisce e semafori che sicuramente li avranno prodotti e montati le multinazionali…