Movimento 5 stelle: a Roma non conta Beppe Grillo ma Previti

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 6 Settembre 2016 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA
Movimento 5 stelle: a Roma non conta Beppe Grillo ma Previti

Movimento 5 stelle: a Roma non conta Beppe Grillo ma Previti. Nella foto Virginia Raggi, ex studio Previti
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Movimento 5 stelle, Roma sarà la tua Waterloo, scrive Giuseppe Turani in questo articolo che è stato pubblicato anche su Uomini & Business. Ecco perché. Gianni Alemanno, non Virginia Raggi, è il vero sindaco di Roma, a guidarla non è Casaleggio ma il giro della destra romana che ha rovesciato sul Movimento 5 stelle una valanga di voti e ora incassa piazzando la sua gente, a ispirarla non è Beppe Grillo ma l’ex studio Previti. La sintesi di Turani:

È un circo a tre piste. Dietro la sindaca grillina si muovono un potente studio di avvocati e un potente di sempre, Gianni Alemanno.

E lo svolgimento:

“È come una telenovela che ogni ora riserva qualche novità. L’ultima è che l’assessore alla monnezza, la signora PaolaMuraro era indagata da luglio, lo sapeva, ma non ha detto niente a nessuno. Intanto, stilava un lungo elenco di dirigenti da liquidare nell’azienda in cui era stata per oltre dieci anni consulente principale. Ci si domanda, a questo punto, quale sia il senso di tutte queste vicende. E che cosa rappresenti Virginia Raggi, il sindaco appena eletto.

La definizione più bruciante è quella del governatore campano, Vincenzo De Luca, e cioè “bambolina imbambolata”. Eppure questo giovane avvocato, Virginia Raggi, avrà un suo posto nella storia politica italiana: infatti avrà seppellito, e definitivamente, ogni ambizione di governo del Movimento 5 Stelle.

A Roma aveva ottenuto un consenso oceanico, mai raggiunto da alcuno, e aveva i numeri per fare qualsiasi cosa le fosse venuta in mente.

Purtroppo, per lei, per il suo Movimento e per Roma, mai si è visto nessuno muoversi con così tanta improvvisazione. Sapeva che avrebbe vinto le elezioni, e con un grosso scarto, ma non ha preparato una giunta, meno che mai un programma. Quest’ultimo, quando ala fine è uscito, era in parte scopiazzato da altre competizioni elettorali (dai verdi soprattutto) e conteneva perle che hanno fatto ridere fino in Alaska, come quella che la amministrazione capitolina combatterà la visione antropocentrica del mondo per sostituirla con una una biocentrica. In breve, non più l’uomo al centro del mondo, ma tutti gli esseri creati (cani, gatti, leoni, zebre,  margherite e alberi di mele).

Ma su tutto questo si è chiuso volentieri un occhio, dopo qualche risata. In fondo, aveva vinto le elezioni e qualche concessione alla retorica grillina andava fatta.

Ma dopo è avvenuto il dopo. E cioè la giunta. In un solo giorno si sono dimessi in cinque: capo della segreteria, assessore al bilancio e vari responsabili delle aziende locali strategiche (trasporti e monnezza). I rimpiazzi, in parte, sono  stati veloci. Ma hanno anche rivelato che dentro il Movimento esiste una lotta di correnti molto forte, esattamente come nei partiti tradizionali. E già questa è una pesante negazione della storia e dell’essere dei Cinque stelle, fino a ieri immaginati, se non altro, granitici e  ben determinati.

Ma il peggio del  peggio è avvenuto con la nomina del nuovo  assessore al Bilancio, un anziano membro della Corte dei Conti (in pensione) dalle idee decisamente stravaganti. Qualche anno fa aveva intentato causa alle agenzie internazionali di rating per danno erariale all’Italia e aveva ingiunto alle stesse di pagare oltre 300 miliardi di multa. Ovviamente, non se l’è filato nessuno e nessuno ha pagato un bel niente (la sua competenza “territoriale” in materia era zero).

Insomma, un tipo abbastanza strano (che come pensionato dello Stato dovrà lavorare gratis) e che difficilmente potrà dare buona prova di sé. Non è un amministratore esperto. Anzi, appare come uno con la testa fra le nuvole, a essere carini.

Ma questo è ancora il meno. Come è arrivata infatti la Raggi a lui? Dove lo ha scovato? Per la verità alcune delle sue iniziative bizzarre erano piaciute ai grillini, tipo la denuncia delle agenzie internazionali di rating, la guerra alla grande finanza internazionale. Ma sembra che la Raggi sia arrivata a lui, lo ha ammesso lo stesso neo assessore, grazie a una segnalazione di un avvocato che fu nello studio Previti, dove prima la stessa Raggi aveva lavorato.

E qui i coperchi sono saltati. Quello dello studio di CesarePreviti (condannato a suo tempo per corruzione di magistrati, interdetto dai pubblici uffici) è un giro di destra. In sostanza, si è cominciato a capire da dove è arrivato il grande successo della bambolina imbambolata: dalla destra romana, quella che ha avuto fra i suoi maggiori esponenti l’ex sindaco Gianni Alemanno.

In sostanza, la destra a Roma ha fatto un gioco abbastanza semplice e politicamente abile. Visto che tutti i sondaggi davano i Cinque stelle vincenti, loro hanno spinto il carro in avanti e lo  hanno sommerso di voti.

Poi, nel momento di fare la giunta, sapendo che i Cinque stelle non avevano uomini o contatti, hanno servito immediatamente i loro personaggi di fiducia, in vari ruoli.

C’è stata, cioè, una presa in giro. Il sindaco di Roma non è Virginia Raggi e nemmeno il suo dante causa, Beppe Grillo. Il vero sindaco, quello che muove i fili, è il solito Gianni Alemanno.

Ecco allora perché la vicenda romana segna la fine delle  ambizioni grilline:

1- Si è capito che il movimento non ha uomini e idee di governo, se non qualche ridicolo slogan (il biocentrismo). Si muove all’impronta, giorno per giorno, raccattando quello che trova lungo la sua strada.

2- Ma si è anche capito che, mentre i fan gridano “onestà, onestà, onestà”, la destra può tranquillamente “entrare” nel movimento e piegarlo ai propri fini, fornendo i propri uomini per i posti chiave.

Tutto questo accade mentre, a due mesi e oltre dalle elezioni, ancora il vero lavoro della nuova amministrazione deve cominciare. Facile immaginare che non sarà un successone.

Insomma, se questa doveva essere la prova generale del grillismo come forza di governo, è stato un disastro. E il peggio deve ancora venire.