Andrea Loris Stival. “5 identikit dell’assassino” – Carmelo Lavorino criminologo

di Pino Nicotri
Pubblicato il 2 Dicembre 2014 - 08:17 OLTRE 6 MESI FA
Andrea Loris Stival

Andrea Loris Stival

ROMA – L’uccisione a Ragusa preceduta da un altro abuso sessuale del bambino di 8 anni Loris Stival pare destinata, purtroppo, a seguire un andazzo visto più volte: partenza a razzo con un possibile colpevole già bell’è pronto seguita da dichiarazioni varie degli inquirenti che dall’ottimismo iniziale passano man mano a un ottimismo sempre decrescente…

Anziché fare da megafono ai sospetti facili e alle dichiarazioni ufficiali preferiamo chiedere cosa ne pensa al famoso criminologo Carmelo Lavorino, direttore del Centro studi investigazione criminale (Cescrin), criminalista e profiler, cioè a dire tracciatore dei profili non solo psicologici degli autori di delitti, nonché analista della scena del crimine e investigatore privato. Lavorino è anche un docente dell’Università dell’Aquila, dove insegna Sicurezza e protezione delle persone, degli eventi e delle istituzioni. Gestisce inoltre i siti www.carmelolavorino.com e http://detcrime.blogspot.it

Professore, l’assassino del piccolo Loris sarà preso o si passerà dall’ottimismo delle prime ore al nulla di fatto in stile delitto di via Poma?

“Tutto si giocherà sulle indagini tempestive e sulla vittimologia. Gli investigatori devono individuare tutte i movimenti, le frequentazioni e le abitudini del bambino. Dovranno cercare nei suoi quaderni, scritti e giochi, contatti e palestra, parrocchia ed altro, per comprendere se avesse dato confidenza a qualcuno e di chi si fidava ciecamente, ed attenzionare questi “qualcuno” e “chi”. Se realmente qualche volta avesse marinato la scuola (ma sembra improbabile) o se si fosse semplicemente allontanato così cadendo nelle grinfie del carnefice.
Importanti sono, oltre alle cause della morte, al metodo ed all’arma del delitto, anche come il corpo è stato rinvenuto: strangolato con cosa? Che tipo di mezzo costrittorio? Arma situazionale o dell’ambiente dove l’assassino ha ucciso il bambino? Laccio, filo di ferro, cinghietta autostringente, calza di nylon, una catena … o altro? L’assassino era di fronte o dietro la vittima? Prima l’ha colpita e l’ha fatto svenire? Se sì con cosa e dove?

Se l’omicidio è a sfondo sessuale saranno presenti dei chiari indicatori sugli indumenti, sullo stato di vestizione del corpo (parzialmente svestito, o nudo, o lacerazioni particolari, e tracce biologiche).
Se l’omicidio è in seguito a litigio fra soggetto adulto e il bambino, il movente è per rifiuto e per fare tacere un testimone scomodo e pericoloso.
Se è in seguito a vendetta saranno presenti indicatori di odio, di disprezzo e di sadismo”.

Azzardiamo un profilo dell’assassino, professore?

“Siamo ancora nel campo delle ipotesi multiple. Le privilegiate sono cinque: 1) predatore sessuale disilluso; 2) soggetto erotomane che si vede respinto e scatta; 3) adulto alla Luigi Chiatti che uccide in seguito a reazione della vittima; 4) gruppo selvaggio che uccide la vittima per tacitazione testimoniale; 5) omicidio per vendetta in seguito a un’offesa reale o presunta subita dalla vittima o dai genitori, o solo madre o padre.
Sicuramente è un’entità criminale organizzata, fredda, spietata e lucida, territoriale e logisticamente pronta a scattare per ghermire la preda, con mezzi e strumenti di spostamento e di controllo del territorio.

Un’entità criminale che ha dimostrato disprezzo verso la vittima e la famiglia della stessa, sia per come ha ucciso il bambino, sia per come e dove si è sbarazzata del corpo. Il tutto con l’aggravante che ha saputo carpire la fiducia del bambino. Vedo un’entità criminale del tipo primitivo, violento, istintivo, che s’è lasciato prendere la mano, un soggetto giovane che conosce la zona del rinvenimento, quella del mulino.
È importantissimo comprendere come l’entità criminale possa avere adescato il bambino con la risoluzone dei due seguenti aspetti: 1) se il piccolo è stato manipolato o attirato in trappola con qualche stratagemma particolarissimo (animaletto, a distanza, con suadenza ludica…), o se spinto da qualche evento sconosciuto; 2) come sia stato inserito nel contenitore/mezzo di trasporto senza che nessuno se ne sia accorto e senza che il bambino abbia gridato ed attirato l’attenzione.
Dobbiamo aspettare gli esiti dell’autopsia, dell’esame della scena del rinvenimento, delle indagini sui tabulati telefonici, degli avvistamenti, dei percorsi e della vittimologia: ancora è troppo presto, ne parliamo fra qualche giorno!
Sarà importante l’esito dell’ora del delitto, deducibile dal contenuto dello stomaco del bambino, così si potrà sapere quanti minuti dopo l’ultima colazione è stato ucciso”.

Cosa critica nelle indagini?

“Nelle indagini nulla. Invece critico che gli inquirenti abbiano fatto filtrare la notizia avere messo sotto torchio il cacciatore rinvenitore del corpo, di avere sequestrato la sua macchina per analizzarla, che lo zaino del bambino non si trova.
Difatti, facendo filtrare la notizia, hanno consegnato la figura e la dignità del trovatore (Orazio) del corpicino alla logica del sospetto e del gossip. In tal modo non hanno tutelato la sua privacy e il suo senso del dovere (a prescindere dal suo ruolo nella vicenda), ed hanno spinto la gente a “farsi i fatti propri” e a non parlare. Ricordiamoci che ancora è ignoto il telefonista che avviso’ anonimamente del rinvenimento del corpo di Melania Rea. Questo a prescindere dal ruolo che il cacciatore Orazio ha avuto nella vicenda.

Quando si trovano/individuano testimoni importanti e si applicano metodiche investigative specifiche è meglio che il tutto resti segreto assoluto, altrimenti si potrebbe scivolare nell’innamoramento del sospetto, nell’autoconvincimento riverberante, nel “dalli all’untore”, nella mostrificazione di persone che GIUSTAMENTE devono essere “attenzionate”.
Ulteriore errore è stato lo strombazzamento dell’assenza dello zainetto di Loris: in tal modo l’assassino ha in mano una conoscenza degli inquirenti e può agire di conseguenza…depistando, alterando…barando. Può seminarlo e farlo trovare dove vuole, dopo avere effettuato attività speciali, ad esempio, quella dell’incastro altrui inserendo tracce biologiche di persone innocenti, oppure, alterando tracce interne fuorviando in modo definitivo le indagini ed allontanando qualunque mirino investigativo da sé.
GLI INQUIRENTI DEVONO IMPARARE E PRATICARE LA NOBILISSIMA ARTE DEL SILENZIO INVESTIGATIVO E DELLA COMUNICAZIONE STRATEGICA ATTIVA. Ad es., non era meglio aspettare che Massimo Bossetti, dopo essere stato individuato come “Ignoto 1″, cioè, il produttore della traccia biologica su Yara contestuale all’aggressione, avesse fatto qualche passo falso (anche provocato dagli inquirenti) e documentato???”