Emanuela Orlandi, 30 anni di polpette: Agca, Celik, Chaouqui, Fittipaldi…

di Pino Nicotri
Pubblicato il 7 Ottobre 2017 - 06:42| Aggiornato il 31 Marzo 2020 OLTRE 6 MESI FA
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Emanuela Orlandi, 30 anni di polpette. Nella foto Ansa, Chaouqui e Fittipaldi (alla sua destra) sul banco degli imputati di Vatileaks

A dire che il mistero Orlandi consiste in realtà nel fatto che Emanuela Orlandi è stata allontanata dall’Italia per volontà del Vaticano, il “dossier” incautamente pubblicizzato da Emiliano Fittipaldi arriva buon ultimo. Maglia nera e con grande distacco dai predecessori. Inoltre c’è da restare sbalorditi alla constatazione che il lanciare il sasso e nascondere la mano, il dichiarare “so come sono andate le cose, ma non lo dico”, lo ripetono più meno eguale più persone a distanza di anni.

Lo dichiara infatti chi ha quanto meno di sicuro avvalorato il “dossier” a Fittipaldi, vale a dire la signora  Francesca Immacolata Chaouqui, già condannata dal tribunale vaticano a 10 mesi per avere passato allo stesso Fittipaldi documenti riservati vaticani e dell’archivio del Papa.

E lo ha dichiarato la buonanima della visionaria “mistica” Gabriella Pasquali Carlizzi, che ha preceduto Chaouqui di ben 13 anni con un particolareggiato articolo pubblicato il 6 maggio 2004 sull’ormai inesistente sito  WWW.DISINFORMAZIONE.IT e ripubblicato il 27 giugno 2008 sul sito tuttora esistente de La giusta informazione. Articolo nel quale Pasquali Carlizzi afferma di avere saputo della sorte di Emanuela dal suo prozio cardinale Sergio Guerri della Curia vaticana e tira in ballo anche il giornalista Corrado Augias pur avendo l’accortezza di indicarlo solo con le iniziali anziché con il nome e cognome completi. Ma andiamo per ordine.

Perché il lettore possa constatare di persona e farsi un’idea ben precisa e documentata di certo modo di fare, che definire disinvolto è fin troppo riduttivo, riportiamo in seguito ampi stralci dell’articolo della Carlizzi e di un’intervista rilasciata dalla Chaouqui.

Il primissimo a dire che Emanuela era stata “aiutata” ad andarsene, madre felice in Sud America di due bimbi, concepiti ovviamente con un cardinale della curia vaticana, è stato nell’ormai lontano 1985 il turco  Oral Celik. Arrestato nel dicembre di due anni prima con l’accusa, dalla quale verrà poi assolto, di essere un complice del terrorista turco Alì Mehmet Agca, che nell’’81 aveva sparato a papa Wojtyla, nel corso del processo Celik sparerà le sue “rivelazioni” inaugurando così il filone “Emanuela all’estero, per volontà del Vaticano e sotto altissima protezione”.

Nel corso dello stesso processo anche Agca farà le proprie rivelazioni: rivelerà infatti di essere “Gesù Cristo in terra”.

Nel mistero Orlandi, come si vede, c’è spazio per tutti e tutto fin dalla notte dei tempi. Mentre in Internet si trovano agevolmente le sparate di Agca “Cristo in terra”, quelle di Celik su Emanuela in Sud America sono invece curiosamente pressocché introvabili: l’unico ad averle immortalate online resta il giornalista Pino Scaccia.

Dopo Celik sono arrivati, tra gli altri:

Ferdinando Imposimato, ex magistrato diventato il legale della signora Maria Pezzano, madre di Emanuela, che ha piazzato Emanuela prima a Parigi, poi in un Paese dell’Est Europa, poi a Mosul in Iraq e infine “in Turchia o in un Paese del Medio Oriente”, senza specificare quale;

Luigi Gastrini, condannato a otto mesi per essersi spacciato per  “l’ex 007 Lupo Solitario in forza al SISMI”  (all’epoca, i servizi segreti militari), che ha situato Emanuela “in una clinica di Londra”;

– e lo stesso Agca, che si è divertito a mettere la ragazza prima nella “reggia del principe Hans Adam del Lichetenstein”, poi in Turchia , per infine rimpatriarla in  Italia come  “probabilmente chiusa in un convento” e  “in buone mani in Vaticano”. Ribattezzato Agca-cha-cha-cha per le sue disinvolte ciarle e giravolte, da fare impallidire il Pirandello di “Uno, nessuno e centomila”, Agca è incredibilmente sempre preso sul serio da Pietro Orlandi e dagli “orlandologi” in blocco.

GABRIELLA PASQUALI CARLIZZI

Vediamo ora cosa ha detto la buonanima della Carlizzi nel suo articolo del 2004, dove afferma, tra l’altro, di avere incontrato e mandato via a bocca asciutta  “il notissimo conduttore televisivo che all’epoca curava una trasmissione in qualche aspetto simile a “Chi l’ha visto?””. Conduttore indicato con le iniziali C. A., dietro le quali si vede bene però Corrado Augias. Che, appositamente da me interpellato,  afferma:

“Per quanto mi sforzi, di questo incontro non ho nessuna memoria”.

Con l’accortezza, o il trucco, delle sole iniziali – questa volta S. G. – Carlizzi afferma anche di avere come prozio l’immancabile “potente cardinale di curia”, che non è difficile individuare in Sergio Guerri e che a dire della signora  è la fonte delle sue “rivelazioni”:

“Ebbene, all’epoca del “rapimento” di Emanuela Orlandi, persone che mi conoscevano anche nell’ambito delle mie parentele, seppero quanto io avevo direttamente appreso da un mio prozio, potente Cardinale e morto alcuni anni fa. [….] Fu così che un giorno ricevetti la telefonata di una Suora dei Servizi Segreti del Vaticano, Suora che naturalmente operava sotto copertura e falsa identità, tale “Suor M.” la quale mi chiedeva se potevo riceverla insieme ad un notissimo conduttore televisivo che all’epoca curava una trasmissione in qualche aspetto simile a “Chi l’ha visto?”. E che con un certo imbarazzo esordì: “ Signora Carlizzi, sappiamo che lei è a conoscenza che Emanuela Orlandi è viva, e che si troverebbe ben protetta nei pressi del Vaticano. Come lei sa, io sto seguendo il caso nella trasmissione da me condotta e vorrei, anche a nome degli autori, chiederle se lei è disposta a svelarci quanto le risulta rinunciando a che si faccia il suo nome, nel senso che sarebbe la trasmissione a vantare la paternità delle informazioni”. Lo interruppi: “Dottor A. la prego di alzarsi immediatamente e di uscire da questa stanza. […..] Dica pure ai suoi interlocutori che preferiscono rimanere nell’ombra, che sono tuttavia personalmente a loro disposizione, non solo per confermare che la ragazza è viva, ma per accompagnarli a prenderla, anche in questo momento, se vogliono. Ma ci si dimentichi che la soluzione di questo caso possa essere da me ceduta ad altri””.

FRANCESCA IMMACOLATA CHAOUQUI

Vediamo ora le “rivelazioni” della Chaouqui, fatte due settimane fa rispondendo a domande nell’intervista sul suo libro intitolato Nel nome di Pietro:

Domanda – “Nel libro fa anche un riferimento al caso Orlandi. Cito testualmente: “C’è il file di Emanuela Orlandi e capisco il finale di una storia che deve rimanere sepolta”. Cosa significa questa frase ermetica e sibillina?

Risposta – “Nel libro ci sono delle cose che aiutano a ricostruire la mia verità, e ce ne sono altre che ho inserito solo per far capire il contesto nel quale ho lavorato. Se rivelassi alcune cose non aiuterei nessuno, non farei il bene della Chiesa. Ma non è il mio ruolo. Non sono io a dover dire certe cose”.

Domanda – Sì, però lei dimostra di sapere la verità sul caso Orlandi. Perché non la dice?

Risposta – “Non volendo, ho letto delle cose. Ho letto molte cose, sì. E se fossi io a decidere se rivelarle o no, parlerei. Ma è una mia precisa impostazione: parlo solo di ciò che è di mia competenza. Anche perché non ero tenuta a vedere quei documenti sul caso Orlandi””.