Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti, il flauto e Chi l’ha visto?

di Pino Nicotri
Pubblicato il 26 Aprile 2013 - 05:40| Aggiornato il 29 Aprile 2013 OLTRE 6 MESI FA
emanuela orlandi

Emanuela Orlandi: era suo il flauto ritrovato?

Marco Fassoni Accetti, l’uomo del “flauto ritrovato“, ovvero il nuovo “supertestimone” dell’interminabile mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, è molto arrabbiato, se non inferocito, con “Chi l’ha visto?” e la sua conduttrice Federica Sciarelli. Marco Fassoni Accetti ha fatto ritrovare il “flauto di Emanuela” e loro lo hanno trattato molto male. La lunga intervista mandata in onda nella puntata di mercoledì 24 non gli è affatto piaciuta, troppi tagli e pregiudizi. Tanto da indurre Marco Fassoni Accetti a rompere l’impegno preso pubblicamente di non rilasciare dichiarazioni per almeno un mese.

Perché? Ce lo spiega direttamente lui:

“La prima volta che mi recai presso la redazione della trasmissione “Chi l’ha visto”, il 2 aprile 2013, feci presente che, essendoci un nuovo Pontefice, non curiale, facevo recuperare il flauto al fine di creare un evento mediatico che mi permettesse di rivolgere un appello a presentarsi a quanti con me avevano partecipato a determinati fatti e principalmente, soprattutto a far luce sul mio investimento di un minorenne, verificatosi in una pineta nella quale operavamo in quanto adiacente alla casa del giudice Severino Santiapichi, prossimo presidente di Corte d’Assise giudicante Alì Agca, l’attentatore alla vita del papa nell’81. Chiedevo che la Procura indagasse su quel comunicato Phoenix – Sisde di 3 mesi prima che indicava proprio in una pineta il luogo dove avremmo dovuto subire la loro “punizione”. Chiedevo di rintracciare chi avesse deciso nel Sisde di far redigere il comunicato con quel riferimento alla pineta”.

E cosa è successo invece?

“Questo dichiarai in primis nella loro intervista e questo la redazione tagliò al montaggio per poi mostrare nella trasmissione del 24 aprile 2013 il fatto dell’investimento come rintracciato da loro e a mia insaputa, e inducendo sospetti sulla mia persona in un caso giudiziariamente chiuso. Il processo mi vide in tutti i gradi assolto con formula piena e nonostante tutto non mi trova acquietato, al punto che dopo trent’anni sono io ad averne riparlato, e questo avevo già dichiarato al magistrato [Giancarlo] Capaldo 6 giorni prima di presentarmi alla Rai, questo è nei verbali”.

Altri tagli e altre censure?

“Nella stessa intervista raccontai che essendo stato nel 1999 telefonicamente minacciato, risposi a queste minacce presentandomi ad una “Domenica In”, travestito come Roberto Benigni, l’attore, e dandomi il nome Alì (Agca) Estermann (il comandante delle Guardie Svizzere ucciso il 6 maggio ’98), nel senso: Alì spara, Estermann muore. Ed andai anche a New York, simulando di essere Benigni in persona, per contrastare la stessa persona delle minacce che ritenevo gravitasse in certi ambienti di quella diocesi, ed attirando volutamente l’interesse della stampa locale. Erano i metodi di usare i media per nostri fini, in modo certo sui generis, imprevedibile e soprattutto occulto. Anche questo spiegavo nell’intervista a “Chi l’ha visto?” e questo hanno tagliato, illustrando l’episodio come una loro scoperta e quanto io fossi esibizionista gratuitamente ed ossessionato con le storie vaticane. In verità in seguito sono stato invitato in molte trasmissioni della Rai come controfigura di Benigni (vedi video in fondo all’articolo), e di questo ne ho la documentazione, sempre rifiutando in quanto non ne avevo motivo di accettare”.

Però hanno mostrato sue opere d’arte fotografica.

“Mostrano una mia opera fotografica indicandola come una “ragazza nella bara” ed era sufficiente leggere il titolo apposto sotto: “Martire adolescente posta sotto l’altare” per comprendere che si trattava della ricostruzione di un simulacro situato all’interno d’un altare”.

Anche come telefonista non l’hanno portata in palmo di mano.

“Dichiaro di essere uno dei telefonisti e non comparano la mia voce con quella dei telefonisti storici del caso, ma con quella di un possibile millantatore che chiamò in passato alla redazione e alludendo che quasi sicuramente fosse la mia, senza il parere di alcun perito. Ho chiamato durante la trasmissione e mi è stato impedito di rettificare in diretta con la conduttrice.

E quindi?

“Quindi sono stato censurato, diffamato, hanno nascosto la verità al loro pubblico e agli Orlandi – Gregori e presentato come un più che probabile mitomane e maniaco, deviando l’interesse da un possibile coinvolgimento del Sisde e dalle pertinenze della Città Stato del Vaticano”.

Tutto ciò ha danneggiato solo lei o anche le indagini?

“Hanno così creato un’atmosfera di turbamento, disorientamento, che può inibire i testimoni che io sollecitavo. Sarebbe necessario indagare sui motivi reali di questa contraffazione. Un mitomane è certo meno imbarazzante. Hanno dato il “la” a tutte le testate, che li hanno seguiti senza approfondire. Disinformazione in un servizio pubblico con i soldi del contribuente”.

Riguardo le sue dichiarazioni sui “sequestri” delle due ragazze avrei delle domande da porle.

“In accordo con la Procura di Roma mantengo il riserbo fino al termine delle verifiche”.

Marco Fassoni Accetti imita Roberto Benigni: