Emanuela Orlandi, Mirella e le altre due vittime: Katy Skerl e Josè Garramon

di Pino Nicotri
Pubblicato il 26 Aprile 2013 - 14:30| Aggiornato il 17 Febbraio 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Emanuela Orlandi, Mirella Gregori e ancora Caterina “Katy” Skerl e José Garramon. Tutte queste giovani vite spezzate hanno un nome che li accomuna: Marco Fassoni Accetti, il superteste interrogato dalla Procura di Roma. Fassoni Accetti ha dichiarato che Katy, studentessa di 17 anni e anche lei “ragazza con la fascetta“, fu uccisa per vendetta il 22 gennaio 1984.

Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera parla di Katy:

“Spunta un’altra «ragazza con la fascetta» nell’intrigo che da 30 anni ha inghiottito Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Si chiamava Caterina Skerl, detta Katy, aveva 17 anni e frequentava il liceo artistico in via Giulio Romano, a Ponte Milvio. Figlia di un regista americano, abitava a Montesacro e il 22 gennaio 1984 fu trovata strangolata in una vigna, a Grottaferrata”.

Fassoni Accetti, autore cinematografico indipendenti, si è costituito alla Procura di Roma come telefonista del caso Orlandi ed è proprio lui a collegare l’omicidio di Katy, ritrovata brutalmente strangolata a Grottaferrata, a quello di Emanuela e Mirella, scrive Peronaci:

“Il regista, che all’epoca sostiene di aver militato in un «nucleo di controspionaggio» incaricato di svolgere «azioni di pressione» nell’ambito di presunte lotte di potere all’interno del Vaticano, avrebbe attribuito l’omicidio della Skerl alla «fazione opposta» alla sua. Scenario inquietante, da Guerra fredda: ragazze a spasso per Roma pedinate, «agganciate» con l’inganno, usate per foto e filmati utili a ricattare, distruggere i «nemici». Quelli della Orlandi e della Gregori, secondo il telefonista, furono gli unici «sequestri simulati» attuati per «proteggere il dialogo tra Santa Sede e Paesi del Patto di Varsavia»: dovevano durare poco, ma le «trattative» fallirono. A Katy, invece, il destino ha riservato la morte tra filari di vite rinsecchiti dal gelo”.

Ma le domande che restano sospese, scrive Peronaci, sono molte e Fassoni Accetti è colui che aiuta a decrittare alcuni messaggi:

“Nella lettera anonima ricevuta da una compagna di Emanuela e dalla sorella di Mirella c’è scritto: «Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il 21 gennaio martirio di Sant’Agnese con biondi capelli nella vigna del signore». Alt. Attenzione: «belle more» (le quindicenni), 21 gennaio (morte di Katy), «biondi capelli» (Katy) e «vigna» (luogo criminis ). Questi 4 rimandi qualche brivido lo fanno correre”.

Anche Josè Garramon è una delle giovani vittime dei misteri intorno al caso Orlandi, scrive Peronaci:

“Come quello della morte di Josè Garramon, 12 anni, figlio di un funzionario uruguayano dell’Onu, che il 20 dicembre 1983 fu ucciso da un furgone nella pineta di Castel Porziano. Al volante c’era proprio Fassoni Accetti, che si allontanò e fu rintracciato dalla scorta di Severino Santiapichi, il magistrato che si occupava dell’attentato al Papa e aveva la villa poco distante. Il regista finì in carcere per un anno”.

Al Corriere della Sera, Fassoni Accetti dichiarò qualche tempo fa:

“«Era buio, c’erano delle ombre. Quel bambino mi fu gettato sotto la macchina, fu un incidente provocato. In seguito sono stato assolto. La prova è in un comunicato sul caso Orlandi in cui si parla di una pineta: era un messaggio in codice indirizzato a me, è lampante».

Altri due tragiche morti, altri due misteri che si sviluppano intorno al nome di Emanuela Orlandi.