Emanuela Orlandi e le altre: i misteri sepolti nel parco di Villa Giorgina

di Pino Nicotri
Pubblicato il 5 Novembre 2018 - 17:17| Aggiornato il 6 Novembre 2018 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi e le altre: i misteri sepolti nel parco di Villa Giorgina

Emanuela Orlandi e le altre: i misteri sepolti nel parco di Villa Giorgina

ROMA – Certo è che se fossero di Emanuela Orlandi e/o di Mirella Gregori i resti umani trovati a Villa Giorgina, sede della Nunziatura Apostolica vaticana, quadrerebbero di colpo varie cose, una peggiore dell’altra. Quadrerebbero infatti tutti i sospetti, compresi quelli di orge, sacrifici umani e riti più o meno satanici,  nati dalla scarsa o nulla collaborazione d’Oltretevere con la magistratura italiana impegnata a indagare sulla scomparsa delle due ragazze.  Ma quadrerebbero soprattutto gli incredibili racconti di “festini con minorenni in un’ambasciata” e di “eliminazione fisica finale di Emanuela”, fatti a suo tempo da don Simeone Duca alla giornalista Anna Maria Turi e da questa riportati nel suo libro “Emanuela nelle braccia dell’Islam?”:

“D’abitudine si organizzavano dei festini, e ciò avveniva anche nella sede di un’Ambasciata straniera presso la Santa Sede. Nella faccenda era coinvolto un gendarme vaticano. L’idea delle ragazze era quella di divertirsi e di guadagnare un po’ di soldi. Quanto alla Orlandi, dopo essere stata sfruttata, è stata fatta sparire e quindi uccisa”.

Affermazioni incredibili, ma riprese nell’ultimo libro di don Gabriele Amorth, il famoso esorcista del Vaticano. Che in una intervista a Giampiero Galeazzi de La Stampa ha infatti anche dichiarato: “Ho motivo di credere che si sia trattato di un caso di sfruttamento sessuale, con conseguente omicidio poco dopo la scomparsa e di occultamento del cadavere […..] Come dichiarato anche da monsignor Simeone Duca, archivista vaticano, venivano organizzati festini nei quali era coinvolto come “reclutatore di ragazze” anche un gendarme della Santa Sede”.

E’ vero che don Duca parla di “un’ambasciata straniera presso il Vaticano” e non di ambasciata del Vaticano, ma potrebbe essere un suo modo per dire le cose senza inguaiare direttamente la cosiddetta Santa Sede. Tanto più che la figura del “gendarme vaticano” si spiega meglio se l’ambasciata è la Nunziatura e non una straniera. I conti quadrerebbero tutti di colpo perché la Nunziatura è infatti proprio un’ambasciata: del Vaticano. Il “gendarme della Santa Sede” “coinvolto come reclutatore di ragazze” era già stato sospettato a suo tempo essere Raul Bonarelli, all’epoca vice capo della Vigilanza Vaticana poi confluita nella Gendarmeria, la stessa che ora per Villa Giorgina collabora con la magistratura italiana. Bonarelli venne avvisato di reati connessi alla scomparsa delle due ragazze, ma la sua posizione è finita nel nulla: archiviata anche perché nel frattempo il parlamento abolì  la figura del giudice istruttore e non era affatto chiaro chi dovesse sostituirlo in quel fascicolo. 

La Nunziatura è proprio un’ambasciata e quelli trovati al suo interno da quattro operai nel pomeriggio del 29 ottobre sono stati definiti senza indugio proprio resti umani. Per la precisione, si tratta di una 70ina di ossa non grandi, forse tre denti molari, pezzi di femore, mascella, scatola cranica. E lo scheletro? Le mie fonti vaticane sono categoriche: “Non c’è nessuno scheletro, se non qualche suo osso o frammento”.

Ma perché il Vaticano ha messo in giro la voce che quelle ossa potrebbero appartenere ai resti di Emanuela Orlandi o in subordine a quelli di Mirella Gregori? “Il Vaticano?! Ma noi non c’entriamo assolutamente nulla con queste voci. Rileggiti il nostro comunicato”. Rileggiamolo. Emesso dalla sala stampa del Vaticano dopo le 22 del 30 ottobre, il comunicato in effetti  si limita a parlare di “frammenti ossei”: “Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura apostolica in Italia, sita in Roma, in Via Po 27, sono stati rinvenuti alcuni frammenti ossei umani. Il Corpo della Gendarmeria è prontamente intervenuto sul posto, informando i superiori della Santa Sede che hanno immediatamente informato le Autorità italiane per le opportune indagini e la necessaria collaborazione nella vicenda. Allo stato attuale il Procuratore Capo di Roma, dott. Giuseppe Pignatone, ha delegato la Polizia Scientifica e la Squadra Mobile della Questura di Roma al fine di stabilirne l’età, il sesso e la datazione della morte”.

Come si vede, non ci sono nomi, neppure vaghe allusioni, e non si parla di scheletri. Poiché le ossa sono state trovate nel pomeriggio del 29 e poiché Villa Giorgina è territorio italiano e non vaticano, era ovvio, in quanto   obbligatorio, che venissero avvisate le autorità italiane. Impossibile, oltre che illegale, imporre il silenzio ai quattro operai, che avevano l’obbligo di comunicare la loro scoperta non solo al personale della Nunziatura, ma anche e soprattutto alla polizia o ai carabinieri italiani.

Il nunzio apostolico in Italia (e a S. Marino) è  dal settembre dell’anno scorso l’arcivescovo svizzero tedesco Emil Paul Tscherrig, che del mistero Orlandi e annessi gossip e boatos non sa assolutamente nulla e si è limitato a ottemperare all’obbligo di avvertire anche la Procura della Repubblica.  Che a Villa Giorgina ha spedito la squadra mobile. Il giorno dopo, 30 ottobre, i poliziotti, compresi quelli della scientifica, hanno fatto un sopralluogo nella mattinata e uno nel tardo pomeriggio fino a sera. Il parco di Villa Giorgina è di 20 mila metri quadri e vale la pena chiedersi se la sua terra può celare altri misteri: resti di altre ragazze eliminate dopo le orge di cui parlavano don Duca e don Amorth?  Ipotesi che fa rizzare i capelli in testa al nunzio ambasciatore Tscherrig, reduce da un viaggio in Sardegna con una puntata all’Asinara e agli stabilimenti chimici di Porto Torres perché rischiano un drastico ridimensionamento dei dipendenti. In Sardegna il nunzio c’è andato per portare il pallio, concesso da Papa Francesco all’arcivescovo metropolita di Sassari Gian Franco Saba. Tessuto e cucito dalle suore di clausura del convento romano di Santa Cecilia in Trastevere, il pallio è  simbolo di un legame speciale con il pontefice. L’ambasciatore vaticano non immaginava certo che la sua segnalazione alla magistratura italiana, un semplice atto dovuto, avrebbe scatenato quello che ha invece scatenato.

Se i DNA diranno che si tratta dei resti della povera Emanuela e/o di Mirella Gregori il Vaticano sarà letteralmente sommerso da accuse e sospetti tremendi, peggio di un terremoto. Troveranno finalmente pace gli Orlandi e/o i Gregori e saranno felici non solo gli anticlericali incalliti, ma – alimentati dalla indubbiamente molto clamorosa novità – anche gli amanti di misteri inconfessabili e truculenti, gli affabulatori e i fantasticatori di gialli a fosche tinte, i fissati coi “gomblotti” su scala planetaria e a trama anche malavitosa. 

Insomma, ne vedremo delle belle. Che però di bello non hanno assolutamente nulla.