Emanuela Orlandi mistero show: serata a teatro, 14 piste e..

di Pino Nicotri
Pubblicato il 9 Gennaio 2016 - 12:06 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi mistero show: serata a teatro, 14 piste e..

Emanuela Orlandi suona il flauto. Anche un flauto, che non è quello della foto, è entrato nello spettacolo mediatico sul mistero della sua scomparsa

MILANO – Il mistero di Emanuela Orlandi ormai da molto tempo è diventato solo uno show, da tenere in cartellone a tutti i costi e con qualunque trucco, truffe comprese. Era ormai chiaro e lo abbiamo dimostrato da tempo.  Ora però c’è la conferma ufficiale, avallata dagli stessi Orlandi: per ricordare Emanuela, scomparsa il 22 giugno 1983,  hanno  infatti organizzato in un teatro romano – il S. Raffaele nel quartiere Trullo – una serata per il 16 di gennaio 2016 il cui clou è un monologo ad hoc recitato da un cantante di musica leggera, Simone Cristicchi, che ha vinto il Festival di Sanremo nel 2007, senza però mai sfondare.

Ovviamente ricordare i propri cari è un diritto, ma, come si suol dire, est modus in rebus. Una serata a base di cantanti da Festival di Sanremo è forse meno opportuna per esempio di un concerto di musica classica o di una messa di suffragio, specie se “Emanuela è in cielo”, come si pretende che Papa Francesco abbia confidato al fratello della ragazza, cioè a Pietro, e alla madre, Maria Pezzano.
Alla serata del 16 è stato dato il titolo “Giornata evento Mirella&Emanuela” e il sottotitolo “Piste e depistaggi nel caso Gregori Orlandi”. Il titolo è praticamente copiato dalla relazione tenuta lo scorso marzo dalla criminologa e grafologa Sara Cordella assieme col giornalista e saggista Fabio Sanvitale nel contesto del workshop di tre giorni organizzato dall’Università eCampus sul tema degli scomparsi e valido per i crediti formativi per gli avvocati. Però anziché far condurre la serata del 16 alla Cordella, che del caso Orlandi s’è occupata anche come grafologa, è stata scelta una sua allieva, Nadia Millery Ognibene, che conta recenti amicizie personali nel “cerchio magico” di Pietro Orlandi e dei familiari di giovani uccise da sconosciuti, in particolare con quelli di Serena Mollicone.
Il sottotitolo sta a indicare che gli organizzatori vogliono ricordare anche la ruota di scorta del mistero Orlandi, vale a dire quella Mirella Gregori, coetanea di Emanuela, scomparsa tre settimane prima e fatta diventare dalla mitomania nazionalpopolare e da molti giornalisti l’altra vittima di un doppio rapimento che per 22 anni si è voluto fosse “politico”: il rilascio di Emanuela – ma mai quello di Mirella! – in cambio dell’uscita dal carcere del terrorista turco Alì Agca, condannato all’ergastolo perché due anni prima aveva tentato di uccidere a pistolettate Papa Giovanni Paolo II Wojtyla.
Dopo 22 anni il doppio rapimento “politico”  è stato fatto diventare di colpo “malavitoso” o “politico e malavitoso” assieme, grazie al tormentone sulla Banda della Magliana e sul suo asserito boss “Enrico De Pedis, il cui soprannome “Renatino” è stato inventato solo dopo morto per contribuire a creare il personaggio “boss” della mala”. Tormentone lanciato da “Chi l’ha visto?”, di Raitre, nel settembre 2005 con una telefonata anonima che la magistratura ha scoperto non essere mai avvenuta. Il che vuol dire che è stata inventata a tavolino da qualcuno che probabilmente ha giocato un brutto scherzo a Federica Sciarelli, avendo deciso per ragioni finora non comprese, di agganciare quel programma allo strepitoso successo di Romanzo criminale, scritto dal magistrato Giancarlo De Cataldo sulla base delle gesta della cosiddetta Banda della Magliana e trasformato in film (e poi anche in serie televisiva) per il cui arrivo nelle sale cinematografiche c’era in quel settembre un’attesa molto forte anche perché il protagonista era Michele Placido.
L’aggancio era garantito dalla figura di De Pedis perché nel suo romanzo De Cataldo gli aveva assegnato la parte del personaggio soprannominato Il Dandy. Romanzo criminale è diventato così l’innesco del tormentone ormai più che decennale che vuole De Pedis non solo boss della banda, ma anche rapitore della Orlandi. Tanto che a volte la vedova del “boss”, Carla di Giovanni, si chiede se non sia il caso di chiedere parte dei diritti d’autore per il romanzo, il film e la serie televisiva.
La pluridecennale volontà di approfittare del mistero Orlandi per farne un qualche tipo di show da cassetta, audience e tiratura, è del resto confermata anche dal film “La verità è in cielo” (   http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-film-scamarcio-attrici-disposte-2302365/ ), realizzato per la Rai dal regista Roberto Faenza. Il protagonista è un Riccardo Scamarcio più malmostoso e tenebroso del solito,   ovviamente nei panni di De Pedis: vale a dire di quel Dandy “boss della banda della Magliana”, che in realtà quando era vivo e poteva difendersi in tribunale dalle accuse fasulle è stato assolto perfino dall’ipotesi di esserne stato anche un semplice gregario.
La serata del 16 è stata organizzata anche per protestare ancora una volta contro l’archiviazione delle accuse ai cinque raggiunti da un avviso di garanzia decretata il 20 ottobre dell’anno scorso. E’ strano come gli Orlandi e i loro adepti insistano a pretendere che le indagini sugli indagati restino aperte calpestando i limiti di tempo fissati dalla legge. I nomi dei cinque indicano piste tra loro inconciliabili: quella del “rapimento” De Pedis/Magliana, quella delle orge e quella di Emanuela sposa e madre felice all’estero. Gli Orlandi hanno presentato ricorsi tra loro contrastanti – chi vuole la pista De Pedis/Magliana e chi vuole la pista della misteriosa vita all’estero – perciò la serata del 16 è di fatto a favore di una giustizia sommaria che colpisca un capro espiatorio: uno qualunque, pur di far contenti i drogati del mistero Orlandi e i malati di complottismo, che non vogliono assolutamente rinunciare a credere nel “complotto”. Complotto nazionale o internazionale poco importa, purché complotto, tanto confuso e policentrico quanto sconclusionato, in puro stile chi più ne ha più ne metta: malavita romana, camorra, mafia, servizi segreti “deviati”, orge, messe nere, massoneria, terroristi turchi, servizi segreti bulgari, russi, tedeschi, conversioni all’islam, e via delirando.
Ma il lato assieme comico e triste della serata del 16 è la sua prima parte, dalle ore 16 alle 18.30, con la conferenza intitolata “Piste e depistaggi nel caso Gregori-Orlandi”. A illustrare l’argomento sono stati chiamati infatti proprio i principali responsabili dei deragliamenti delle indagini, cioè di quelle piste fasulle e annessi depistaggi che – come abbiamo previsto con anni di anticipo – non potevano concludersi se non con l’archiviazione delle accuse e annesse indagini. Indagini lunghe, costose e inconcludenti perché costrette a correre soprattutto dietro alle “supertestimonianze” e annesse “rivelazioni” lanciate o avvalorate e adottate a getto continuo dal tandem  “Chi l’ha visto?” e Corriere della Sera più i loro emuli. Eccone un elenco delle “piste”, una più sconclusionata e fasulla dell’altra:
1) – Pista Agca. E’ la pista che ha sostenuto e sostiene che Emanuela – è Mirella – è stata rapita per essere scambiata con Agca, che, come abbiamo detto sopra, era stato condannato all’ergastolo per avere sparato a Papa Wojtyla nel 1981. Di Emanuela però non s’è visto neppure l’ombra neppure dopo la grazia concessa ad Agca e la sua estradizione in Turchia per scontarvi la pregressa condanna per avere ucciso il giornalista Abdi Ipeckci. Tale “pista” ha tenuto banco fino al settembre 2005.
2) – Pista De Pedis. E’ la pista lanciata da “Chi l’ha visto?” nel settembre 2005 con una finta telefonata anonima, secondo la quale De Pedis sarebbe stato sepolto nella basilica romana di S. Apollinare per un non meglio precisato “favore” al vicario di Roma cardinale Poletti, favore che ovviamente si è demenzialmente preteso – senza neppure l’ombra di mezza prova o semplice indizio – che fosse l’aver fatto sparire Emanuela.
3) – Pista Sabrina Minardi, o anche De Pedis bis. Spacciata per “amante per dieci anni di De Pedis”, quando invece è stato assodato anche dai magistrati che non erano amanti e che si sono frequentati al massimo per un paio d’anni, la Minardi – scovata dalla giornalista Raffaella Notariale di  “Chi l’ha visto?” nel reparto malattie mentali di un ospedale – guarda caso entra in scena per tentare malamente di non far crollare subito la pista De Pedis e si inventa perfino i nascondigli dove De Pedis avrebbe tenuto nascosta Emanuela. La Notariale con la Minardi ha scritto un libro e un altro lo ha scritto per dare addosso a più non posso a De Pedis “boss della banda della Magliana” pur non avendo nessuna prova e nessun nuovo testimone che non fosse già stato dichiarato inattendibile dai magistrati. L’insistenza maniacale della Notariale contro De Pedis ha finito col contribuire a devastare la salute della vedova, Carla Di Giovanni, ma tant’è… La Notariale è tra i magnifici relatori della serata con Cristicchi.
4) – Pista della grottesca lettera anonima alla madre di Emanuela su don Vergari, rettore della basilica di S. Apollinare. Secondo il solito anonimo, Emanuela sarebbe morta a conclusione di un festino porno nella basilica di S. Apollinare e il suo cadavere fatto sparire da De Pedis fatto accorrere a bella posta.
5) – Pista Antonio Mancini detto “l’Accattone”, o anche pista De Pedis ter. Pluriassassino ed ex membro della cosiddetta banda della Magliana, una volta scarcerato ha “rivelato” in diretta a “Chi l’ha visto?” che la voce della telefonata di  “Mario” a casa Orlandi pochi giorni dopo la scomparsa di Emanuela era “del killer preferito da De Pedis”. Altra “rivelazione” fasulla finita nel cestino della carta straccia della Procura di Roma. In compenso però l’Accattone ha avuto la soddisfazione di far scrivere a Federica Sciarelli il libro Col sangue agli occhi, nel quale racconta le sue belle gesta criminali messe a segno a Roma prima di finire in galera.
6) – Pista del Liechtenstein. Tirata fuori da Agca, tale pista afferma che Emanuela è stata “trasferita” nella reggia del principe Hans Adam del Lictenstein con il consenso della Segreteria di Stato vaticana. La pista è stata lanciata il 20 aprile 2012 nel corso di un programma di TeleRomaUno dal giornalista Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera e da Ferdinando Imposimato, fino a poco tempo fa legale della madre di Emanuela, ma la registrazione di quella puntata è stata rimossa dal web.
7) – Pista “ex 007 nome in codice Lupo Solitario”, all’anagrafe Luigi Gastrini: un millantatore che con Peronaci si è spacciato con grande successo per il supervisore sul campo del “prelevamento” di Emanuela, a suo dire operato anche da agenti segreti inglesi. Il “Lupo Solitario” è riuscito a far credere a Peronaci e a Pietro Orlandi che Emanuela “è viva è chiusa in un manicomio nel centro di Londra”. “Rivelazione” che ha provocato un inutile viaggio a Londra di Pietro Orlandi con annessa troupe di “Chi l’ha visto?”. Gastrini è stato infine condannato ad alcuni mesi di carcere per avere millantato di essere stato un ex agente segreto del nostro servizio segreto militare. Inoltre un avvocato milanese ha tentato a suo nome di abbindolare anche me.
8) – Pista di Boston. Pista addirittura tripla. Una è quella dei “preti pedofili di Boston”, avvalorata con clamore da Peronaci, l’altra è quella delle lettere spedite da Boston a un paio di giornalisti a Roma per conto di altri “rapitori”, la terza infine è quella che vuole le lettera spedita da Boston dall’ex consorte del “supertestimone” Marco Fassoni Accetti, del quale parleremo tra poco.
9) – Pista della frase detta al telefono alla moglie da Raoul Bonarelli, vice capo della Vigilanza vaticana, a proposito di alcuni ”praticoni” della parrocchia frequentata da Mirella Gregori. Per “praticoni” si è voluto credere che Bonarelli intendesse dire pedofili.
10) – Pista delle orge con morte finale di Emanuela Orlandi. Pista lanciata dalla giornalista Annamaria Turi con il suo libro “Emanuela nelle braccia dell’Islam”. A dire della Turi, a “rivelare” la fine orgiastica di Emanuela è stato un prete, don Simeone Duca, guarda caso però morto vari anni prima della pubblicazione del libro e quindi non in grado di confermare o smentire.
11) – Pista islamica di Emanuela convertita all’ Islam e viva e vegeta nonché madre felice in un Paese arabo. Pista lanciata anch’essa dalla Turi nel libro di cui sopra, ma pista anche dell’avvocato Ferdinando Imposimato, fino a poco tempo fa legale rappresentate della madre di Emanuela, signora Maria Pezzano. Che ha fatto ricorso contro l’archiviazione con una memoria che rilancia la “pista islamica” sulla quale molto ha insistito Imposimato, arciconvinto che la ragazza scomparsa sia sposa felice di uno dei suoi rapitori… Poiché questa pista smentisce in pieno la pista De Pedis, sulla quale puntano ancora molto  vari fan di Pietro Orlandi, quest’ultimo preferisce che non se ne parli. Nonostante Papa Francesco abbia aperto l’Anno Santo della Misericordia, gli affezionati delle pista De Pedis vi insistono con accanimento degno di miglior causa e assolutamente senza nessuna misericordia nei confronti della vedova, signora Di Giovanni, pronti anche a farle rischiare senza scrupolo alcuno la morte per l’insopportabile dolore che, nel più completo disinteresse della Procura, le tocca vivere da ormai ben 10 anni.
12) – Pista Agca bis, ter e quater. E’ la pista che vede Agca “rivelare” con insistenza che Emanuela è viva ed è chiusa in un convento per volontà del Vaticano, ma anche che è viva e abita in Turchia”. Agca, raggiunto in Turchia da Pietro Orlandi nel 2010, gli ha promesso che “entro la fine di questa estate porto Emanuela a casa sua in Vaticano”. Una volta scarcerato anche in Turchia, Agca è infine venuto a Roma a fine 2014, per farsi fotografare scenograficamente mentre in Vaticano deponeva fiori sulla tomba di Wojtyla, ha insistito nelle sue “rivelazioni”, ha preteso invano di rifilarle nuovamente ai magistrati ed è stato infine espulso per irregolarità dei documenti tra le proteste di Peronaci&C. A causa del gran numero di versioni fasulle e promesse non mantenute di “riportare Emanuela a casa sua”, Agca si è guadagnato di diritto il soprannome Agca-cha-cha-cha.
13)  – Pista Marco Fassoni Accetti, vale a dire del fotografo romano che ha consegnato a “Chi l’ha visto?” quello che secondo lui era “il flauto di Emanuela” e che si è auto accusato di avere organizzato la scomparsa delle due ragazze per conto di una “fazione vaticana” favorevole alla politica anticomunista di Papa Wojtyla in lotta contro un’altra “fazione”, mirabilia ripetute senza mai uno straccio di prova anche in un confronto televisivo con Pietro Orlandi.
La scomparsa sarebbe stata “consenziente”, cioè con il consenso delle due ragazze e rispettivi genitori, e avrebbe dovuto essere solo temporanea. Per meglio lanciare con clamore anche questa pista, “Chi l’ha visto?” il 10 aprile 2013 ha mandato in onda un’intervista di Fiore Di Rienzo a una signora, Laura  Morelli, che ha rifilato ai telespettatori la falsa notizia che l’insegnante di flauto traverso suo e di Emanuela era a tutto quel maledetto 22 giugno 1983 Jures Lello Balboni, in realtà morto fin dall’anno prima!
La pista Fassoni Accetti è stata ritenuta risibile dalla Procura della Repubblica, tanto  che ha finito col chiedere e ottenere l’imputazione di Fassoni Accetti per calunnia e auto calunnia. Le stralunate affermazioni del “supertestimone” affondato dalla Procura sono state raccolte come oro colato e trasformate da Peronaci in libro che ha addirittura la pretesa di “svelare i segreti vaticani della Guerra Fredda”.
14) – Pista del mafioso pentito Vincenzo Calcara, che per “rivelare la verità sulla fine di Emanuela Orlandi” ha addirittura chiesto insistentemente udienza a Papa Francesco. Preso sul serio anche lui da Pietro Orlandi, non gli è stata concessa nessuna udienza, ma anziché andare dai magistrati a dire “la verità sulla fine di Emanuela” il mafioso pentito ha preferito non farsi più vedere e sparire dalla scena.
In attesa della prossima pista e annesso depistaggio, a condurre la serata del 16 è stato chiamato insieme alla Millery Ognibene  il giornalista Fiore Di Rienzo, veterano di “Chi l’ha visto?” e autore – tra altri servizi sul mistero Orlandi – della citata intervista alla signora Morelli che ha resuscitato il maestro di flauto morto da sette mesi. Non si può negare che Di Rienzo abbia tutti i numeri per condurre la serata che ha per clou il cantante Cristicchi e che si apre con la denuncia dei vari depistaggi declamata dai rispettivi responsabili di fatto e a prescindere dalle intenzioni.
Lo straordinario della serata del 16 è che invece di essere messi sotto accusa i depistatori vengono messi in cattedra. E dagli stessi Orlandi!
Siamo o non siamo in Italia?