Emanuela Orlandi. Pagina Facebook petizione.emanuela. Pietro la chiude e riapre

di Pino Nicotri
Pubblicato il 18 Agosto 2014 - 08:25 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi. Pagina Facebook petizione.emanuela. Pietro la chiude e riapre

Pietro Orlandi capellone chiede udienaza a Papa Francesco che però non lo ha mai ricevuto né solo né in gruppo

ROMA – Mistero Emanuela Orlandi. Pietro Orlandi, fratello di Emanuela Orlandi, appare sull’orlo di una crisi di nervi: su Facebook. Nei giorni scorsi sulla pagina Facebook “petizione.emanuela”, fondata tre anni fa da Pietro Orlandi, è comparso questo suo minaccioso avviso:

“Rientro ora su fb dopo aver avuto problemi con internet. Ho trovato di tutto, tranne l’unica cosa che conta, spunti di interesse per arrivare alla verità. Invece trovo insulti, offese, presunzione, gente che abbandona il gruppo, amministratori che lasciano, richieste di cacciare persone dal gruppo. A me una pagina così non piace e non interessa. Sono stato circa 28 anni senza FB e posso continuare ad andare avanti lo stesso senza Fb come ho sempre fatto. Mi dispiace ritrovare qui quello che ho travato e criticato in altri gruppi. Fatemi sapere perché posso chiudere questa pagina anche domani”.

Strano che il fratello di Emanuela Orlandi si sia accorto solo ora che la pagina in questione gronda insulti, anche da codice penale, contro tutti un po’, compresi gli ultimi tre Papi, vari magistrati e i giornalisti non agli ordini di Pietro: tutti colpevoli, a dire dei “petizionisti”, di nascondere la verità sulla fine di Emanuela o quanto meno di depistare. Se la pagina finora non è stata chiusa d’autorità da Facebook o dalla Polizia postale è solo perché viene ignorata dai vari bersagli pesantemente presi di mira.

La pagina in questione è stata fondata nel social network “per incendiare il web” con l’obiettivo, ampiamente fallito, di raccogliere almeno “un milione di adesioni” alle petizioni man mano indirizzate a Papa Ratzinger, al Segretario di Stato vaticano e infine all’attuale Papa Francesco “perché rendano nota la verità su Emanuela”, e per richiamare gente per le manifestazioni, le marce e le fiaccolate concluse in piazza S.Pietro per protestare contro l’asserita omertà vaticana.

Nonostante l’appoggio massiccio ed entusiasta del programma “Chi l’ha visto?” di Raitre, le adesioni e le presenze alle manifestazioni e affini sono sempre rimaste a livelli molto scarsi. Inoltre, anche a causa dello stile fin troppo aggressivo e spesso volgare delle accuse contro il Papa di turno, il Vaticano e la Chiesta tutta, nella Santa Sede nessuno s’è mai degnato di un cenno di risposta e tanto meno di ricevere Pietro e/o una delegazione dei suoi fan petizionisti. La cui pagina Facebook ha continuato a girare a vuoto distribuendo accuse e insulti e partorendo ipotesi e “piste” sempre più grottesche. Per cercare di mettere ordine in tanto animoso disordine, a un certo punto Pietro Orlandi ha nominato ben tre amministratori della sua pagina.

Ma non c’è stato nulla da fare. Mentre due amministratori, Simona Argenti e Giovanni Pacitti, tentavano di mettere un freno agli eccessi, cassando almeno i post più stralunati e inammissibili, il terzo amministratore, Sandro Zannini Masetti, era invece per la linea dura, senza se e senza ma. Finché alla fine si sono dimessi prima Pacitti e poi Argenti, lasciando “petizione.Emanuela” in mano al solo Zannini Masetti. E del nuovissimo “supertestimone” di turno, l’ex mafioso e assassino pentito Vincenzo Calcara, che da qualche mese pretende di essere ricevuto dal Papa per dirgli “la verità sulla fine di Emanuela”. E cioè che è morta nel corso di un festino più o meno satanico a base di sesso e droga. La tracimazione di insulti, anche tra gli stessi petizionisti, è diventata tale che Pietro Orlandi, come abbiamo visto, ha minacciato la chiusura. Salvo ripensarci fulmineamente dopo appelli di questo tipo firmati da Zannini Masetti:

“Pietro , se chiudi questa pagina qualcuno sarà non contento ma addirittura felice. Non chiudere, tieni duro, la mamma degli imbecilli è sempre in attesa. Pietro, spero tanto che prima o poi venga a galla la verità, se ti arrendi non lo sapremo mai”.

Strano ottimismo e strana apertura di credito nonostante la massa di “supertestimoni”, uno più fasullo dell’altro, volenterosamente accreditati da Pietro Orlandi nel corso dei decenni restando sempre e solo con un pugno di mosche. Come che sia, il fratello di Emanuela Orlandi ci ha ripensato e ha fatto dietro front in giornata:

“Scusate lo sfogo di oggi. Ho ceduto al nervosismo e forse l’ho sfogato in maniera esagerata . Non ho intenzione di chiudere una pagina che ha unito tante persone che hanno dato un sostegno enorme, e continuano a darlo, per la causa di Emanuela. Dove ho trovato una solidarietà che non conoscevo fino a qualche anno fa. Scusate ancora e andiamo avanti”.

Lo spettacolo continua. Sempre meno decoroso, ma continua.