Emanuela Orlandi. Papa Francesco: Ali Agca, Pietro Orlandi, Peronaci snobbati

di Pino Nicotri
Pubblicato il 16 Gennaio 2015 - 11:30 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi. Papa Francesco: Ali Agca, Pietro Orlandi, Peronaci snobbati

Emanuela Orlandi

ROMA – Sul mistero di Emanuela Orlandi anche Papa Francesco ha scelto il silenzio. Al sit-in organizzato davanti piazza S. Pietro da Pietro Orlandi e dai suoi fan per l’intero pomeriggio del 14 gennaio, anniversario della nascita di Emanuela nel ‘68,  il pontefice non ha inviato alcun suo rappresentante e non è stata spesa a suo nome nessuna parola né di semplice saluto né di chiarimento su quanto il Vaticano eventualmente sappia sulla scomparsa della ragazzina vaticana.

I partecipanti al sit-in, dai 20-30 agli 80-90 a seconda dell’ora e delle valutazioni di chi c’è stato, hanno atteso invano. Eppure sulla pagina Facebook creata appositamente tre anni fa da Pietro per premere sul Vaticano il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci aveva lasciato sperare spendendo due bei nomi:
“In tanti mi chiedono chi potrebbe essere, domani 14 gennaio 2015, l’eventuale delegato scelto da papa Francesco (in missione in Sri Lanka e nelle Filippine) per salutare la mamma di Emanuela Orlandi, signora Maria, il fratello Pietro, le tre sorelle e gli altri familiari in occasione del raduno per chiedere verità e giustizia, organizzato di fronte alla basilica di San Pietro a partire dalle 15, in occasione del 47° compleanno di Emanuela.
Due ecclesiastici con un ruolo importante, oltre a Giovan Battista Re, che in tempi recenti si sono occupati del caso Orlandi, sono padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, e padre Georg Genswein, già segretario di papa Benedetto, oggi prefetto della Casa pontificia”.
Ma di don Lombardi e don Gaenswein non se n’è vista neppure l’ombra.
Un altro flop dopo i continui tentativi di colpi di scena e scoop a base di chiacchiere disseminati in tv, Internet, libri e giornali per condizionare le indagini della Procura della Repubblica di Roma. L’ultimo tentativo è stato quello di indurre i magistrati a interrogare Alì Agca, in occasione della sua sceneggiata romana alla fine dello scorso dicembre per farsi raccontare “la verità”. E che “verità”! Sia sul caso Orlandi che sui mandanti dell’uccisione di Papa Wojtyla tentata dallo  stesso Agca nel 1981. Sul mancato interrogatorio di Agca  in Procura nel sit-in del 14 Pietro Orlandi ha ribadito:
“Bisognava sentirlo, anche per mettere un punto e capire se ci siano dei riscontri alla verità che dice di conoscere”.
Purtroppo, da quando ha sparato a Wojtyla nell’81 sono ben 34 anni che di riscontri sulle sue “verità” non ne è stato trovato neppure mezzo. Ci ha però tentato ancora una volta Fabrizio Peronaci, che su Facebook prima ha annunciato  di avere inviato al turco 12 domande per un’intervista che racconti quelle “verità” esplosive, poi domenica 5 ha annunciato trionfante che Agca

“legge questa pagina Fb e, dopo le numerose critiche, ha accettato a suo modo l’intervista: una sola lunga risposta alle mie 12 domande. La parte finale è “secretata” e già all’attenzione della Procura”.

Qui c’è da fare subito un’osservazione, anche se non simpatica: impossibile che la Procura della Repubblica di Roma abbia non dico “secretato”, ma neppure letto la mail di Agca giratale da Peronaci. Essendo domenica, per giunta ancora nel periodo festivo che va dalla vigilia di Natale fino all’Epifania, in Procura nessuno ha potuto interessarsi alla “clamorosa” lettera di Agca.

Come che sia, ecco le 12 domande, inviate il 2 gennaio (e alle quali come vedremo tra poco Agca NON ha affatto risposto, cavandosela invece con il solito lungo monologo):

“1) Signor Agca, cosa avrebbe voluto dire alla magistratura – naturalmente rispettando la riservatezza istruttoria – se fosse stato interrogato nel suo recente soggiorno romano?

2) Molti in Italia ritengono che lei, quando afferma che Emanuela Orlandi è viva, lo fa per mantenere alta l’attenzione su di sé, senza in realtà aver mai saputo nulla sul destino della ragazza. E’ così oppure possiede informazioni certe?

3) Un anno e mezzo fa, quando Marco Fassoni Accetti fu indagato, lei sostenne in una mail inviata a Pietro Orlandi che il suo ruolo potesse essere stato al massimo quello di “manovalanza”. Conosceva già Accetti?

4) Lo stesso testimone indagato Accetti afferma che fu lui a prenotare la stanza per lei, Alì Agca, alla pensione Isa, e anche agli altri due hotel in cui soggiornò nei mesi precedenti. Lei sa chi si occupò della sua permanenza a Roma nel 1981, prima dell’attentato da lei compiuto, prenotazione degli alberghi compresa?
5) Accetti afferma che lei incontro alcuni prelati, tra i quali un sacerdote orientale che aveva prestato servizio nel Sud America. Cosa può dire al proposito?
6) Veniamo al movente del sequestro di Emanuela Orlandi: è vero che fu rapita per indurla a ritrattare le sue accuse ai bulgari? Emanuela scompare il 22 giugno 1983 e lei inizia a cambiare versione il 28 dello stesso mese. Fu un caso?
7) Lo stesso Accetti dice di essersi fatto arrestare nel 1982 (circostanza vera) per diffondere la voce in carcere che un arruolato del kgb stesse per uccidere lei, signor Alì Agca, “colpevole” di accusare l’Est. Le giunsero voci da “radio carcere” in questo senso?
8) Lo stesso Accetti, infine, si mostra a conoscenza di un presunto accordo tra lei e i mandanti dell’attentato in piazza San Pietro volto a non colpire il papa, ma a creare panico tramite alcuni colpi di pistola esplosi in aria. E dice che l’intesa fu fatta saltare da lei all’ultimo momento, visto che sparò contro il pontefice. Cosa può dire al riguardo?
9) Conferma che il mandante, come lei ha scritto nel suo libro “Mi avevano promesso il Paradiso” (Chiarelettere), fu l’Iran dell’ayatollah Ruhollah Khomeini?
10) Quando incontrò Pietro Orlandi a Istanbul nel 2010 lei, signor Agca, gli promise di inviargli entro breve tempo dei documenti in grado di provare le sue affermazioni sulla sorella e sul rapimento, che all’epoca sostenne essere stato compiuto da Vaticano, Sismi e Cia. Che fine hanno fatto tali documenti? 
11) Torniamo un’ultima volta a Emanuela: lei dice che è viva, ma dove si trova?
12) Signor Alì Agca, io le chiedo, come nell’intervista di due anni fa: ha detto la verità? Consideri che i magistrati titolari dell’inchiesta penale aperta presso la Procura di Roma potrebbero acquisire le sue affermazioni. Insisto: è la verità?”.
Come è fin troppo evidente, le domande tendono a far confermare ad Agca le “rivelazioni” di Marco Fassoni Accetti, che fino ad oggi non è riuscito a produrre neppure una prova e tanto meno un testimone a conferma delle sue affabulazioni, sulle quali però si basa per intero “Il Ganglio”, titolo dell’ultimo libro di Peronaci. Una triangolazione che  può incantare gli amanti dei “misteri” a tutti i costi, ma certo non i magistrati o chi faccia comunque delle verifiche. 
Ma ecco come Peronaci ha “sparato” il succo del suo presunto scoop su Facebook:

Emanuela Orlandi. Papa Francesco: Pietro Orlandi, Ali Agca e Peronaci li snobba

Papa Francesco bloccato in strada da Pietro Orlandi.: ma nessuna udienza

“Agca dalla Turchia: “Mi hanno espulso i poteri occulti per evitare discussioni su caso Orlandi e attentato al Papa Ora parlino i grandi vecchi in America, Europa e Vaticano Emanuela morirà in qualche posto segreto”

Per poi scendere nei particolari:

“Le critiche, numerose e più che motivate, che tra ieri e oggi molti aderenti a questo gruppo d’opinione hanno rivolto ad Agca in relazione alla richiesta di 300 mila euro che il turco mi aveva fatto pervenire per realizzare un documentario tv, hanno avuto effetto. L’ex Lupo Grigio nelle ultime ore ci ha ripensato e, con una nuova mail inviatami dalla Turchia, ha deciso di prendere in considerazione le 12 domande che gli avevo posto (e allego in coda).

Mehmet Alì Agca non parla più di alcun film. In una lunga, articolata e pacata risposta inquadra sotto una nuova luce, come mai fatto in passato, attentato al Papa (1981) e sequestro Orlandi-Gregori (1983), dilungandosi su “poteri occulti”, “menti raffinatissime” e “grandi vecchi che ancora devono pronunciarsi” e che si troverebbero “in America, in Europa e in Vaticano”. Sarebbero stati i primi, a suo dire, a premere una settimana fa per il suo rimpatrio, dopo il blitz effettuato nella basilica di San Pietro per portare fiori sul sepolcro di Wojtyla: “I poteri occulti italiani ed internazionali mi hanno espulso subito dall’Italia per evitare ogni discussione in merito al caso Emanuela Orlandi e all’attentato al Papa e le sue conseguenze politiche giuridiche”, nonché “per non danneggiare il prestigio di alcune grandi istituzioni internazionali”.

A chi si riferisce? Forse alla Cia, accusata a più riprese in passato di aver avuto un ruolo nel duplice rapimento delle quindicenni? L’ex terrorista non entra nel dettaglio. Si sofferma piuttosto sull’ultimo indagato, il fotografo ingaggiato dalla fazione detta “il ganglio” nell’ambito delle tensioni tra gruppi ecclesiastici al tempo della Guerra Fredda. “Per quanto riguarda il signor M. F. Accetti, egli è una piccola pedina di un grande gioco che finirà nel nulla”, afferma il “killer senza ideologie”, perdonato da Giovanni Paolo II e graziato dal presidente Ciampi nel 2000. Poco più avanti Agca affronta un tema controverso: le indagini sul boss della banda della Magliana “Renatino” De Pedis e sulla tomba a Sant’Apollinare sono state a suo dire un premeditato depistaggio, “una menzogna che ha ingannato l’Italia per sette anni”. Un altro punto saliente della clamorosa lettera-intervista riguarda il destino della figlia del messo pontificio: Emanuela, se ancora in vita, tra pochi giorni compirebbe 47 anni. “La verità in diversi complotti e intrighi è talmente complessa e difficile da spiegare all’opinione pubblica mondiale”, aggiunge il turco, che c’è ormai ben poco da sperare: “Emanuela Orlandi non apparirà probabilmente in pubblico e morirà nel silenzio in qualche posto segreto”.

L’ultimo passaggio è il più delicato e suscettibile di approfondimenti giudiziari, nell’ambito dell’inchiesta tuttora aperta presso la Procura di Roma. In esso Alì Agca mette in relazione “le menti raffinatissime” di cui parlava “l’eroe giudice Falcone”, vale a dire i capi della mafia italiana, con i fatti (attentato al Pontefice e ragazze scomparse) che lo hanno visto coinvolto. Si tratta di un riferimento grave, coperto da riserbo istruttorio, del quale ho già reso edotta la Procura di Roma. “Cordiali saluti. Alì Agca”: così si congeda l’ex Lupo Grigio”.

Nel suonare la grancassa sulla lettera di Agca, che il Corriere della Sera ha ritenuto di non pubblicare, Peronaci sempre su Facebook si ripete il 6 gennaio, senza però rendersi conto – come vedremo – di contraddirsi:
DOPPIA ESCLUSIVA

LETTERA DI AGCA SU “POTERI OCCULTI” E “GRANDI VECCHI” TRASMESSA ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA

E sulla pagina FB “petizione.emanuela” Pietro Orlandi posta l’audio del suo incontro con Alì (condividere, grazie)

La lettera di Alì Agca a me pervenuta facente riferimento a “poteri occulti” che avrebbero accelerato la sua recente espulsione dall’Italia, alle “menti raffinatissime” che negli anni Ottanta avrebbero “utilizzato la mafia italiana per poi abbandonarla alla fine della Guerra Fredda” e a “grandi vecchi” residenti “in America, in Europa e in Vaticano” che sarebbero a conoscenza della verità sull’attentato al Papa e sul caso Orlandi è da questa sera [sera quindi del 6 gennaio, ndr] all’attenzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, in relazione al procedimento n. 11694/010″. Ma se la lettera è all’attenzione della Procura solo dalla sera del 6 gennaio, come è possibile che sia già stata esaminata e secretata il 5, cioè il giorno prima? Impossibile, chiaramente.

Peronaci però insiste e si lascia andare a un commento:

Non comprendo come, di fronte all’enormità del ruolo assunto da Alì Agca nella storia del Novecento (autore di un eclatante attentato a un pontefice, condannato all’ergastolo, beneficiario di un provvedimento di grazia, mai giudicato incapace di intendere e di volere) tanti si ostinino a ritenere vana la ricerca della verità attraverso una sua escussione testimoniale.  A prescindere dall’esito, un tentativo comunque dovrebbe imporsi a norma delle procedure di legge sull’acquisizione di notizie di reato, circostanza che non mi è ancora capitato di veder segnalata da politici, giuristi, criminologi, commentatori, colleghi giornalisti o altri. D’altronde Alì Agca si è dimostrato abile e spregiudicato, sia nell’azione a piazza San Pietro sia nel riuscire a scansare la pena comminatagli. Si è avvalso di aiuti e coperture, mai individuati. E ora un indagato nell’ambito del procedimento Orlandi-Gregori si autoaccusa di aver telefonato alla pensione Isa, in Prati, per prenotare la stanza poi usata dal Lupo Grigio prima dell’attentato; afferma che il movente del doppio sequestro fu quello di indurre lo stesso Agca a ritrattare le accuse ai bulgari come mandanti dell’azione criminale; sostiene di essere a conoscenza che alcuni ecclesiastici incontrarono Agca nei mesi precedenti l’attentato e che questo avrebbe dovuto limitarsi ad alcuni colpi di pistola sparati in aria.  E’ di tutta evidenza che, di fronte a siffatti elementi, verbalizzati nel corso di una formale istruttoria, un interrogatorio potrebbe risultare utile, perlomeno a sgombrare il campo da sempre possibili menzogne o depistaggi.

Se la giustizia rinuncia a perseguire giustizia, uno dei pilastri di una democrazia scricchiola. Ma sono certo non sarà questo il caso. (f.p.)”.

A corredo di quanto affermato il giorno 6, è stata allegata la registrazione in formato PDF della lettera, in parte coperta da un foglio come a volerne far rilevare la “secretazione”. Evidentemente Peronaci ignora che il PDF del testo integrale della stessa lettera, senza neppure una parola “secretata”, già circola in più siti Internet da almeno 24 ore.
Visto che “Così si congeda l’ex Lupo Grigio”, speriamo che il congedo sia definitivo. E che di Agca non si parli più.