Gamberoni francesi, il Parlamento salvi Renzi dal disonore

di Pino Nicotri
Pubblicato il 15 Febbraio 2016 - 09:42 OLTRE 6 MESI FA
Gamberoni francesi, il Parlamento salvi Renzi dal disonore

Gamberoni. La guerra è partita col sequestro del pescereccio Mina in acque italiane diventate francesi per la inettitudine di diplomazia e Governo

MILANO – I mari a nord della Sardegna sono diventati di colpo francesi? Matteo Renzi dovrà dimettersi di corsa perché si è venduto alla Francia un pezzo di Mediterraneo e ad altri Stati altri pezzi di territorio italiano? Si direbbe proprio di sì, a giudicare dalle bordate ad alzo zero sparate dal deputato sardo di Unidos Mauro Pili e dal vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli.

Pili parla di “gravità inaudita” e “dispregio” e grida che
“Con un blitz senza precedenti il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose al Nord della Sardegna”.
Calderoli preoccupatissimo chiede addirittura di
“verificare se sono state cedute altre porzioni del nostro territorio ad altri Stati esteri”.
A sua volta il segretario nazionale dell’Unione Popolare Cristiana, il sardo Antonio Satta, lancia accuse mica da ridere:
“La svendita del mare della Sardegna, perché di quello si tratta, è un offesa al popolo sardo e a tutto il popolo italiano”.
Ma come stanno le cose?  Verso metà gennaio il peschereccio Mina è salpato da Sanremo con al timone il suo armatore Ciro Lobasso e con a bordo anche due marinai tunisini, Alì Ben Juira e Firej Mohamed, per andare a pescare come al solito nella cosiddetta Fossa dei Gamberoni, un pezzo di mare sardo che, come dice il suo nome, è ricco di gamberoni, ma con le reti dei pescherecci è generoso anche d’altri pesci. Quando il Mina aveva a bordo ormai un centinaio di chili di ben di Dio del mare, l’equipaggio ha visto arrivare una motovedetta francese e s’è sentito intimare dal suo comandate, Pascal Grosjean, di seguirlo nel porto di Nizza. Dove  ha dovuto pagare 8.300 euro di cauzione per tornarsene a casa. Tre giorni fa le motovedette francesi hanno stoppato anche un peschereccio sardo. Ed è esplosa la bagarre.
I francesi sono forse impazziti? No. Semplicemente il loro Parlamento ha già ratificato un accordo che non è stato ancora discusso dal nostro, tant’è che i francesi hanno ammesso di avere commesso un errore nell’interferire con il lavoro del Mina e Lobasso pensa di chiedere alla Francia il risarcimento danni.
Cosa faranno Camera e Senato italiani? Sapranno resistere e salvare dalla vergogna il Governo di Matteo Renzi, che di tutti quelli che hanno messo le mani in questa stupidsa vicenda è quello che ha meno colpe? Laura Boldrini sproloquia sui salvagente dei profughi. Saprà difendere gli interessi dei nostri pescatori, che a quei profughi in concreto danno lavoro? Ma di che accordo si tratta? Certo non di “vendita” di mare o territorio italiano. Si tratta infatti dell’accordo siglato a Caen il 21 marzo del 2015 dal nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e dal suo collega francese Laurent Fabius.
Di che accordo si tratta? Come spiega una nota del nostro Ministero degli Esteri, si tratta della conclusione di un negoziato iniziato nel 2006 e concluso nel 2012 che recepiva le norme della Nazioni Unite sul Diritto del Mare varate nel 1982. E che a loro volta colmano dei vuoti della vecchia Convenzione di un secolo e mezzo fa. Le nuove norme stabiliscono termini chiari in tema di “mari territoriali, piattaforme continentali e giurisdizioni nazionali sulle acque”.
Sarà pur vero che ha deciso l’Onu ma allora perché trattare? Le trattative dovrebbero servire a qualcosa, ma se uno si deve tenere buona la Francia, come succedeva con Berlusconi, sotto il cui Governo si è aperto il negoziato,  c’è poco da trattare. A questo si aggiunge la tradizionale incapacità della diplomazia italiana di ottenere qualcosa, da Versailles (1919) ai Marò (2016) e il gioco è fatto. Non c’è proprio nulla da stupirsi.
La trattativa è andata per le lunghe perché da parte italiana vi hanno preso parte, ognuno per le proprie competenze, ben sei ministeri: Ambiente, Difesa, Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, Politiche Agricole, Beni Culturali.
La classica tempesta in un bicchier d’acqua, quindi? Sì e no.
Sì perché nessuno si è “venduto” pezzi dell’Italia.
No perché ai pescatori sardi, e italiani in genere, ne viene un pesante danno, a meno che non subentrino nuovi accordi tra le parti. Nel tratto contestato la territorialità delle acque italiane è passata da 40 miglia ad appena 12. E un tratto di costa della Corsica si vede assegnare, viceversa, 40 miglia di territorialità delle acque del mare contro le 12 precedenti.
Lo strepito sollevato da Calderoli ha ricevuto il plauso e la gratitudine congiunta del presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, e degli assessori liguri  alla Pesca, Stefano Mai, e allo Sviluppo Economico, Edoardo Rixi, che accusano Gentiloni di avere condotto una “trattaiva alla chetichella” e paventano una drastica riduzione di almeno il 20% della flotta dedita alla pesca al gambero rosso con danno anche a quel 15% della flotta dedita alla pesca di pesci di grandi dimensioni.
Vediamo ora nel dettaglio, per chi ne fosse interessato, le accuse di Pili e Calderoli:
PILI – “Con un blitz senza precedenti il governo Renzi ha ceduto alla Francia le acque più pescose al Nord della Sardegna. Un’operazione scattata nei giorni scorsi quando un peschereccio sardo una volta lasciato il porto di Alghero e raggiunte le tradizionali aeree di pesca al nord dell’Isola si è sentito intimare dalle autorità francesi lo stop immediato. Il messaggio è stato chiaro: fermatevi state entrando in acque nazionali francesi in base all’accordo internazionale sottoscritto dal governo italiano da quello francese. Le autorità francesi non ci hanno pensato due volte a fermare l’imbarcazione sarda. E’ solo così che tra ieri e oggi si è scoperto che un  accordo internazionale siglato dal Ministro degli esteri francese Fabius e quello italiano Gentiloni aveva ceduto porzioni infinite di mare alla Francia, guarda caso quelle aree notoriamente più pescose e battute dalle imbarcazioni della flotta sarda.
“L’operazione maldestra e gravissima è stata compiuta in gran segreto e nessuna comunicazione è stata fatta ai soggetti interessati. Le stesse organizzazioni dei pescatori sono state colte di sorpresa e già stamane si sono riuniti ad Alghero numerosi operatori per decidere le azioni da intraprendere senza perdere altro tempo. Si tratta di un fatto di una gravità inaudita compiuta in dispregio non solo degli operatori economici sardi ma anche delle istituzioni. Il governo italiano ha scambiato la Sardegna come una colonia che si può cedere senza alcun pudore addirittura ad un’altra nazione. L’accordo siglato a Caen il 21 marzo del 2015 è stato fatto scattare nei giorni scorsi in modo unilaterale dalla Francia, considerato che lo ha già fatto ratificare al proprio parlamento. Non altrettanto ha fatto il governo italiano che lo ha tenuto nascosto e non lo ha mai sottoposto al parlamento. Un accordo che stravolge tutti gli accordi precedenti e particolarmente cede alla Francia una parte rilevante di specchio acqueo a nord est della Sardegna, comprendendo nella cessione gran parte delle acque internazionali da sempre utilizzate dai pescatori sardi.
“Le marinerie da Alghero a Golfo Aranci hanno sempre utilizzato quelle aree a mare senza alcun limite. Ora su quel versante il limite della Corsica passa dalle 12 miglia ad oltre le 40 miglia. Un’operazione gravissima – ha detto Pili – sia sul piano economico che giuridica. L’alt della Guardia Costiera francese alle imbarcazioni sarde è un atto grave e senza precedenti che deve essere immediatamente risolto con la revoca di quell’accordo bilaterale Italia e Francia del 21 marzo 2015 dove sono stati rivisti i confini marittimi delle due nazioni. E’ un accordo che non ha nessun valore proprio perché non è stato ancora ratificato dal Parlamento italiano.
“E’ fin troppo evidente che il governo Renzi nel corso del negoziato l’Italia ha accettato la cessione di alcune importantissime zone di mare a nord ovest e a nord est della Sardegna. Un danno immenso per le marinerie sarde che risulta incomprensibile e inaccettabile. Sono sconosciute le motivazioni che hanno portato alla definizione di un accordo così penalizzante e soprattutto senza alcun coinvolgimento delle autorità locali e le stesse categorie produttive. Per questo motivo – ha concluso Mauro Pili – il governo deve immediatamente intervenire presso le autorità francesi per far dismettere questo tipo di azioni di blocco delle imbarcazioni sarde”.
CALDEROLI – ”Silenzio assoluto verso il Paese e persino verso le Regioni interessate, la Liguria e la Sardegna, che lo hanno scoperto nelle ultime settimane nel mondo più incredibile: le autorità francesi, con le loro motovedette, in applicazione di questo accordo, hanno fermato prima un peschereccio ligure e, qualche giorno dopo, un peschereccio sardo, intimandogli di lasciare le rispettive zone di pesca perché appunto i confini erano cambiate e quelle acque, in entrambi i casi ricchissime di fauna ittica e dunque fondamentali per i nostri pescatori, erano diventate francesi e pertanto non più accessibili ai pescherecci italiani. Verrebbe da ridere se non fosse che si tratta di una vicenda gravissima e inquietante. Intanto perché di questa cessione di acque territoriali non è stato informato il Parlamento. E questo è un vulnus gravissimo per le nostre regole democratiche. L’Italia non è la Corea del Nord con un uomo solo al comando, quanto meno non ancora nella situazione dove un dittatore può decidere di cedere ad un altro Stato un pezzo del proprio territorio. E una cosa del genere non avverrebbe neppure in nessuna delle monarchie occidentali, dove il re o la regina informerebbero certamente il primo ministro e il Parlamento chiedendo loro di esprimersi in proposito.
In secondo luogo immaginiamo che di questa vergogna non sia stato informato neppure il presidente della Repubblica che, altrimenti, avrebbe certamente preteso che i cittadini fossero informati ed il Parlamento coinvolto in questo passaggio che, lo ripetiamo, modifica i nostri confini e riduce il territorio della nostra sovranità nazionale.
“A questo punto pretendiamo che il presidente Mattarella venga informato e intervenga immediatamente per fare chiarezza su questa vicenda e verificare se sono state cedute altre porzioni del nostro territorio ad altri Stati esteri. Infine auspichiamo che la magistratura apra un’inchiesta seria su quanto accaduto e sul perché il Parlamento e l’opinione pubblica, oltre alle stesse Regioni interessate, non sono stati informati di quanto stava accadendo. Naturalmente, se venisse confermato il tutto, le dimissioni di Renzi sarebbero doverose”.