Massimo Bossetti a processo. Carmelo Lavorino: “Sette perizie sono necessarie”

di Pino Nicotri
Pubblicato il 4 Maggio 2015 - 08:32 OLTRE 6 MESI FA
Processo a Massimo Bossetti. Carmelo Lavorino: "Sette perizie sono necessarie"

Bossetti (LaPresse)

MILANO – Il processo a Massimo Giuseppe Bossetti per l’uccisione di Yara Gambirasio avrà inizio il 3 luglio davanti alla Corte d’Assise di Bergamo. Rischia di diventare il tormentone dell’estate, Il criminologo Carmelo Lavorino avverte:

“Per un processo che sia davvero equo e voglia davvero arrivare alla verità la Corte d’assise dovrebbe disporre tutta una serie di perizie. E se tali perizie non saranno disposte non avremo mai dati certi e la confusione continuerà imperterrita a danno della verità e della giustizia”.

Di quali perizie si tratta?

“La prima e a mio giudizio la più importante è quella relativa il DNA nucleare e il DNA mitocondriale, che verifichi il lavoro sinora svolta dai vari consulenti del PM e che in base alla documentazione esistente possa redimere il problema sulla famosa traccia rilevata sulle mutandine della vittima. La seconda e altrettanto importante è la perizia merceologica per verificare se le fibre tessili rinvenute su Yara siano riferibili o non all’interno del furgone di Bossetti e/o in quale misura e grado di probabilità”.

E le altre quali sono?

“- Perizia sulle immagini e sui filmati di tutte le telecamere per verificare se, quando e dove si tratta del furgone Iveco di Bossetti e il tipo di tragitto che lo stesso avrebbe effettuato o potuto effettuare.
– Perizia medico legale per individuare l’orario, i tempi di sopravvivenza, le modalità aggressive, le tipologie delle lesioni, lo stato dei vestiti e la corrispondenza dei tagli alle lesioni, i mezzi e le cause della morte, compreso se si tratti di un offender destrimane o mancino.
– Perizia per stabilire se il luogo del rinvenimento del cadavere sia anche quello dell’aggressione, o se il corpo sia stato trasportato a Chignolo d’Isola in un periodo diverso.
– Perizia per stabilire se e in quale misura le polveri riconducibili a calce rinvenute nei polmoni di Yara e le piccole sfere di ferro-cromo-nichel rinvenute sulle scarpe e in altre parti dei vestiti siano riferibili ai luoghi di lavoro frequentati da Bossetti”.

In totale, quindi, sei perizie.

“No, sette. perché è necessaria anche quella sui tabulati telefonici delle persone interessanti della vicenda, partendo da quelli di Yara, di Bossetti e delle persone a loro collegate, per individuare, tracciare e definire i posizionamenti, i comportamenti e i tragitti di tali persone”.

Vedremo cosa chiederanno la difesa di Bossetti e la pubblica accusa, e infine cosa decideranno i magistrati. Intanto ricordiamo che Lavorino oltre che criminologo è anche criminalista, investigatore, tracciatore di profili di probabili colpevoli, analista della scena del crimine e direttore del Centro Studi Investigazione Criminale.

A suo tempo il criminologo Carmelo Lavorino non è stato certo tenero nei confronti di Massimo Bossetti, l’imputato rinviato a processo per l’uccisione di Yara Gambirasio, tant’è che ci ha dichiarato quanto segue:

“L’estate scorsa fui molto chiaro anche in televisione, a Matrix, specificando che Bossetti sarebbe stato incastrato dalle microtracce su Yara, dai tabulati telefonici e dai suoi comportamenti sulla scena del crimine prima dell’accaparramento della preda. Ricordo che il conduttore Luca Telese si tolse la giacca, la buttò a terra e spiegò ai telespettatori il concetto del trasferimento delle microtracce dalla scena all’aggressore ed alla vittima, e così via…! Ora emerge che il 26 novembre 2010 Yara sarebbe salita sul furgone di Massimo Bossetti, come si evince da alcuni fili del tessuto dei sedili del furgone Iveco Daily di Bossetti presenti sui suoi leggings”.

Sempre su Blitzquotidiano, Lavorino aveva voluto ricordare che fin dal 2011 aveva tracciato il profilo psicologico dell’allora ancora anonimo assassino, profilo che in qualche modo può adattarsi a Bossetti:

“Tre mesi dopo il rapimento avevo tracciato il sequente profilo dell’assassiono ignoto, pubblicato dai media e riportato da alcuni emittenti, fra cui Tg5, Raiuno e Sky: “È il ”Classico soggetto insospettabile, di buona famiglia, con dei figli della stessa età della vittima e che gode della sua fiducia, proprio perché era considerato soggetto non pericoloso e che ha potuto abbattere le difese della vittima grazie al rapporto di frequentazione, di conoscenza e di fiducia”. Circa 40 anni. Si presenta come “timorato di Dio”, affettuoso e premuroso padre di famiglia. È un territoriale. Ha perso il controllo, ha cercato di effettuare un’aggressione del tipo sessuale nei confronti della piccola Yara, ma quando ha capito di essere andato oltre, ha temuto di essere denunciato e di perdere il rispetto e la dignità e di vedere infangata la propria situazione sociale: così è passato all’atto distruttivo aggressivo’. È il predatore occasionale che approfittando della situazione, delle opportunità e della vulnerabilità vittima, slatentizza l’istinto assassino dopo quello sessuale aggressivo, perde il controllo, si fa dominare dalle fantasie sessuali e dai desideri repressi: perde il controllo, ghermisce, attacca, colpisce, uccide””.