Matteo Renzi stile Papa Francesco o Achille Lauro? 50 euro o scarpa elettorale?

di Pino Nicotri
Pubblicato il 22 Aprile 2014 - 10:06| Aggiornato il 23 Aprile 2014 OLTRE 6 MESI FA

Matteo Renzi stile Papa Francesco o Achille Lauro? 50 euro o scarpa elettorale?ROMA – Papa Francesco ha copiato da Matteo Renzi? Parrebbe di sì, visto che la sorpresina pasquale dei 50 euro (netti) ai barboni della città della quale è il vescovo, cioè di Roma, somiglia almeno un po’ al bonus da 80 euro (lordi) elargito a mo’ di regalino di Pasqua con un intervento sull’Irpef da Matteo Renzi a una fetta di italiani. Non agli italiani barboni, ma  ai 10 milioni di italiani che guadagnano tra gli 8 e i 26mila euro lordi l’anno. Italiani che secondo i calcoli dell’Associazione degli Artigiani e delle Piccole Imprese di Mestre sono in massima parte giovani perché le paghe mensili dei lavoratori con meno di 30 anni di età sono attestate sotto i mille euro per l’esattezza a una media di 977 euro.

Resta ovviamente il problema di chi viene pagato in nero, cosa molto diffusa non solo per le colf o le badanti, e che quindi non potendo dimostrare di avere un reddito rientra nella categoria degli “incapienti”: cioè di chi ha un reddito inferiore agli 8.000 euro l’anno ed è almeno per ora escluso dal provvedimento di Renzi.

Il problema esiste perché le retribuzioni più basse risultano quelle degli addetti alle pulizie (721 euro), delle baby sitter (con 717 euro), dei massaggiatori ed estetisti (con 705 euro) e delle colf (con 559 euro): tutti lavoratori pagati spesso in nero o, se si preferisce un termine più gentile, pagati “brevi manu” (a proposito di parole in lingua latina: perché lo si continua a chiamare bonus anche se essendo neutro dovrebbe dirsi bonum?).

 “Restituiamo agli italiani quello che è loro stringendo la cinghia alla politica”,

ha annunciato molto soddisfatto Renzi. Ma c’è il rischio che si tratti di parole fuori luogo, se non di pura retorica insensata,  visto che gli 80 euro (lordi) non è certo che diventino un aumento fisso del netto in busta paga anziché restare una sorpresina da uovo di Pasqua. Tant’è che lo stesso ministro  Pier Carlo Padoan, responsabile del dicastero dell’Economia, ci ha tenuto a mettere le mani avanti dichiarando:

“Il bonus del decreto Irpef deve essere permanente, altrimenti non è credibile”.

Il primo ministro invece spande ottimismo privo di dubbi:

“Gli 80 euro e l’Irap sono l’antipasto”,

esulta infatti  Renzi intervistato da Repubblica, aggiungendo che l’antipasto è quello della

 “rivoluzione appena cominciata”

e che tale rivoluzione sta per produrre

aiuti alle famiglie e sgravi ai pensionati”.

Ma quando si parla di rivoluzione e migliorie per i pensionati c’è da andar cauti. Silvio Berlusconi a suo tempo promise di portare le pensioni minime a un milione di lire al mese,  promessa rimasta vana chiacchiera.

E di “Rivoluzione in corso” ha parlato e scritto già cinque anni fa Renato Brunetta, titolare nell’ultimo governo Berlusconi del ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, in un libro il cui titolo completo è “Rivoluzione in corso. Il dovere di cambiare dalla parte dei cittadini”. Che però a quanto pare stanno ancora aspettando non tanto la rivoluzione, quanto almeno qualche riforma degna di questo nome…

Renzi inoltre, stando a quanto dichiarato a Repubblica, mostra di non conoscere bene l’Italia:

“Ottanta euro dati a un single hanno un impatto diverso rispetto a un padre di famiglia monoreddito con 4 figli. Dobbiamo porci questo problema. L’Italia non si può permettere il lusso di trattare male chi fa figli”.

Giusto, perbacco! Ma quanti sono in Italia i padri di famiglia monoreddito con 4 figli? Sicuramente pochi, se non pochissimi, vista la bassa natalità che attanaglia il BelPaese, inchiodato da oltre 20 anni alla media di 1,3-1,4 figli per famiglia.

In Italia le famiglie con 5 o più membri, tra i quali spesso almeno un nonno o altro parente, è solo il 6,5 dei 24.512.012 di famiglie censite nel 2012, ma di questo 6,5 solo una piccola parte è costituito da famiglie con almeno 4 figli. E ogni figlio dalla nascita alla maggiore età costa in media la bella cifra di 171 mila euro, pari a 9.500 all’anno. Nel solo primo anno di vita una famiglia italiana deve sborsare in media per i proprio pargolo 14.000 euro. Queste sono le cifre portate alla luce da un’inchiesta della Federconsumatori.

Stando così le cose, che politica può essere quella sbandierata a favore delle famiglie se si tratta di famiglie senza figli o con un solo figlio il cui mantenimento costa un occhio della testa? A colpi di 80 euro non si va certo da nessuna parte: il problema è che, chiacchiere a parte, per le famiglie mancano i servizi a partire dagli asili.

In Francia esiste la Cassa Nazionale per i Sussidi alla Famiglia (Caisse nationale des allocations familiales, in sigla CNAF), che elargisce circa 30 tipi di sussidi, con un budget che sei anni fa arrivava a 69 miliardi di euro e che sommato ad altre facilitazioni arrivava già a circa 80 miliardi di euro, pari più o meno al 5% del  PIL dei nostri cugini d’Oltralpe.

Il CNAF finanzia anche i mini asili, istituzione impensabile in Italia e costituita dalla miriade di appartamenti di privati che accolgono un massimo di 3 bambini.

Inoltre, nel 2007 la Francia ha varato il Plan d’Aide à l’Investissement Pour la Petite Enfance, un programma di investimento da 44 milioni che ha permesso di costruire altri di 4.000 nuovi asili entro il 2010.

Già nel 2008 fa le mamme single francesi ricevevano da anni un sussidio di 567 euro al mese durante la gravidanza, 755 euro al mese quando il bambino nasce, 188 euro al mese per ogni figlio successivo. Una madre single con due bambini riceveva in sussidi quasi 1000 euro al mese. Per favorire l’occupazione femminile, altro argomento del quale in Italia si parla sempre molto concludendo però sempre poco, in Francia esistono l’Allocation Parentale d’Education (APE), pagato al padre o alla madre per i bambini fino a tre anni, l’Allocation de Garde d’Enfant à Domicile (AGED) e l’Aide aux Familles pour l’Emploi d’une Assistante Maternelle Aréée (AFEAMA) destinati alle famiglie che assumono baby sitter. In aggiunta, esistono sostanziosi sgravi fiscali.

E se Renzi ci tiene a far sapere che pensa agli “incapienti” e ai pensionati, la Francia da un bel pezzo è passata dal pensiero sbandierato all’azione realizzata. Oltralpe esistono infatti i contributi per gli affitti elargiti dal programma Revenu minimum d’insertion (RMI) e dal programma Allocation de parent isolé (API) destinato alle famiglie con un solo genitore in difficoltà economiche, con somme pagate nei primi 12 mesi di vita del neonato, ma rinnovabile fino al suo terzo anno di vita. Per quanto riguarda i pensionati, in Francia il loro vitalizio viene calcolato tenendo conto anche di una parte del tempo dedicato ai figli.

Stando così le cose, non può non suscitare delusione, se non amarezza, il risparmio decisamente ridicolo realizzato con il discutibile acquisto dei fin troppo discussi aerei militari F35. Per la copertura degli sgravi Irpef dai quali ricavare il cadeau di 80 euro (lordi) è stato sbandierato una riduzione della spesa per questi aerei pari ad appena 150 milioni di euro. Teniamo presente che il previsto acquisto di 90 F35 ci verrebbe a costare in teoria ben 14,5 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti i 21,1 miliardi per i 96 aerei Eurofighter Typhoon. In teoria, perché i costi aumentano in continuazione e al momento del dunque chissà a quanto ammonteranno.

Il governo vorrebbe tagliare la spesa militare per 4,5 miliardi di euro, ma non sa bene come fronteggiare la pressione degli stati maggiori e delle industrie militari. E non sapendo bene che fare, il governo Renzi ha reso noto di avere sospeso ogni nuova commessa in attesa del Libro Bianco sul modello militare italiano: decisione che se messa in atto permetterebbe di risparmiare fino a mezzo miliardo di euro in due anni.

Insomma, non si capisce proprio perché per mettere assieme il regalo pasquale di 80 euro figuri un risparmio di miseri 150 milioni di euro “areonautici” e tutti riferiti all’acquisto dei soli F35. Riguardo i quali, si direbbe che la recente visita in Italia del presidente Obama sia davvero servita anche per evitare cedimenti riguardo questo mega affare per gli Usa. Dove peraltro perfino i gli stessi vertici militari non vedono di buon occhio gli F35 a causa della quantità di difetti che li rende poco affidabili.

Matteo Renzi è certo animato dalle migliori intenzioni e non c’è che da augurargli di farcela. Però questa storia degli 80 euro finora somiglia purtroppo più che altro a una campagna acquisti, con danaro pubblico, dei voti alle imminenti elezioni europee. Somiglianza acuita dalla decisione di mettere donne a capolista del PD in tutte le cinque circoscrizioni elettorali italiane. Per carità, ben venga un massiccio afflusso di donne anche in politica e anche alle europee, ma se si sventola la bandiera “de sinistra” della parità di genere i conti non tornano: non solo e non tanto perché al gentil sesso sono stati fatti occupare tutti e cinque i posti da capolista, quanto invece perché esistono, e non sono affatto pochi, anche gli omosessuali. Perché a loro “gnente” posti da capolista?

Forse Papa Francesco non ha copiato da Renzi, e forse Renzi non ha copiato dal monarchico Achille Lauro “O Comandante”, come veniva chiamato negli anni ’50 e ’60 l’allora famosissimo armatore navale e sindaco di Napoli. Però è inevitabile che almeno agli anziani e a chi conosce anche la politica italiana meno recente gli 80 euro di Renzi facciano venire in mente certe usanze di Lauro: in vista delle elezioni regalava ai napoletani dei quartieri popolari pacchi di pasta e perfino una scarpa. Una sola. L’altra “O Comandante” la regalava  dopo le lezioni, e solo se le vinceva.

Per sapere se da Renzi arriverà anche l’altra scarpa e se il pacco di pasta, cioè gli 80 euro e il resto promesso, diventerà realtà mensile stabile non ci resta che aspettare le elezioni europee. E i risultati del PD renziano.