Pensioni giornalisti, augurio di morte a chi difende diritto

di Pino Nicotri
Pubblicato il 5 Novembre 2015 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni giornalisti, augurio di morte a chi difende diritto

Franco Abruzzo

ROMA – Lo scontro si fa duro, tanto da arrivare ad augurare la morte all’avversario. Che in questo caso non è un terrorista dell’Isis o un “cane infedele” del fronte opposto, bensì il giornalista Franco Abruzzo. Ex presidente di lungo corso dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia dopo una vita di lavoro a Il Giorno come cronista giudiziario milanese, il collega Abruzzo – anche lui collaboratore di Blitz – assieme a me e altri volenterosi ha fondato il 25 novembre 2013 l’Unione nazionale pensionati per l’Italia, in sigla UNPIT . E il suo impegno contro i soprusi da ormai troppi anni a danno dei pensionati titolari delle cosiddette “pensioni d’oro”, che in gran parte non sono neppure d’argento, ha finito col fare infuriare qualche collega. Nascono così due vere perle pubblicate incredibilmente da un sito che si definisce “Il nuovo blog delle sindacaliste e dei sindacalisti delle Associazioni regionali di stampa della Fnsi”. E ancor più incredibilmente firmate con un nome falso, o se si preferisce con uno pseudonimo: Fred Stand.
Prima perla:

“Una volta, quando moriva un vecchio giornalista i giovani colleghi esprimevamo cordoglio. Oggi i collaboratori si fanno in segno della croce e dicono “Grazie Dio, una pensione in meno”.

Seconda perla, chiaramente destinata proprio a Franco Abruzzo:

“Ti consiglio di vivere solo per far arrabbiare coloro che stanno pagando per la tua pensione. È il solo piacere che mi è rimasto: disse una volta Voltaire, autore nel 1737 dei famosi Conseils à un journaliste. Mi sembra un buon motto per le mummie strette di culo dell’Unpit. L’Inpgi, nonostante la forza miracolosa di Nostra Signora delle Grazie (e che Grazie!) Mimma Iorio [NDR: direttore generale dell’Inpgi] , non garantisce l’eternità. Cari colleghi che temete di perdere la ricchezza per pochi euro al mese, l’ora dell’ultimo trasferimento non è molto lontana nel tempo. È bene garantirvi la pace eterna presentandovi davanti a Dio, che non considererà quanto avete dato in più o in meno a Camporese [NDR: Andrea Camporese, presidente dell’Inpgi], ma quanto avete trattenuto per voi, per la vostra avidità”.

L’intero capolavoro, dal titolo cartesiano “Pensio, dunque sono”, lo si può leggere qui:  L’autore, o più probabilmente gli autori, che definiscono “mantenuti” e dedito “al Lotto e al Viagra” i pensionati Inpgi, dimenticano alcune cose:

1) – i pensionati ricevono in restituzione mensile ciò che hanno man mano versato mensilmente all’Inpgi come contributi previdenziali e ciò che è il frutto degli investimenti fatti dall’Inpgi con i soldi di tali contributi;

2) – se per incapacità dell’Inpgi di investire adeguatamente ci sono oggi “coloro che stanno pagando per la tua pensione”, cioè per quella di Abruzzo come per quella di tutti gli altri pensionati, c’è da aggiungere che a loro tempo Abruzzo e tutti gli attuali pensionati hanno “pagato” per la pensione di chi li ha preceduti. E dunque, dov’è lo scandalo? Perché Abruzzo e gli altri cosiddetti “pensionati d’oro” non dovrebbero usufruire oggi di quanto grazie ai loro contributi previdenziali d’oro hanno usufruito i pensionati di ieri? Prima di tirare in ballo Cartesio e la sua logica scimmiottando il suo “Cogito ergo sum” si dovrebbe essere in grado almeno di sapere cos’è la logica e come la si esercita.

3) – Fino a qualche tempo fa gli anziani, o vecchi che dir si voglia, vivevano in famiglia, sotto forma di nonni e vecchi zii,  motivo per cui certi costi per vivere o non c’erano o erano molto ridotti o coperti da tutti i familiari, che erano anche numerosi. Oggi le famiglie e i giovani in generale non si possono permettere di accollarsi  le spese o parte delle spese dei propri anziani, ma non per avidità di costoro bensì per le paghe insufficienti erogate dai datori di lavoro. Paghe ancor più insufficienti per chi, giornalista, è pagato a singolo pezzo o con contratti di collaborazione a tempo determinato e più e più volte rinnovabili-

4) – Anzi, oggi sono molto spesso i pensionati, “d’oro” o no, a mantenere o contribuire a mantenere i propri figli anche ben oltre il 30esimo anno di età e spesso anche i figli dei propri figli. Quando per gli attuali pensionati sarà arrivata “l’ora dell’ultimo trasferimento”, e quindi per la loro famiglia e parenti vari spariranno i soldi della pensione – Inpgi e Inps che sia – di cosa vivrà questa massa di giovani e giovanissimi oggi mantenuta almeno in parte con i quattrini del pensionato?

5) – Sono ormai vari i governi che hanno privato le pensioni del parziale adeguamento agli aumenti del costo della vita registrato dall’Istat. Il cosiddetto “contributo di solidarietà” va ad aggiungersi a quella notevole erosione del potere di acquisto.

6) – Pensare e affermare che l’Inpgi sarà salvata dai “contributi di solidarietà” da “10 – 15 – 20 euro al mese sulle pensioni che vanno da 3.000 a 6.000 e più euro al mese” è semplicemente demenziale. Oltre che fuori dalla realtà

7) – Infine: se oggi ci sono i giornali, i gruppi editoriali, le televisioni, i mass media, ecc., – così come del resto se esiste la Repubblica italiana con le sue libertà – lo si deve a chi, come i pensionati attuali e precedenti, ha contribuito col proprio lavoro a farli nascere e vivere, oltre che a farli prosperare per un lungo tempo. Qualcuno vuole forse sostenere che la crisi dei giornali e gruppi editoriali, come quello per esempio del Corriere della Sera, è dovuto “all’avidità” dei pensionati anziché all’inadeguatezza dei giovani dirigenti oltre che al cambiamento dei tempi e delle tecnologie?

Ultima annotazione: l’Ordine dei giornalisti eviti di intervenire e punire sia chi si nasconde dietro lo pseudonimo Fred Stand sia chi gli ha permesso di pubblicare un tale indegno – e disinformato – articolo. Che vale la pena leggere per intero per avere più chiaro a che punto di bassezza si sia arrivati. Per certi cialtroni la peggiore condanna è infatti il perdono: quello che nasce dal capire che anche loro “non sanno cosa fanno”. E neppure cosa scrivono.
“Il 27 luglio 2015, giorno di san Pantaleone protettore degli oppressi, il presidente Camporese invece di festeggiare i 100 anni della nascita di Mario del Monaco ha ideato una manovra assassina che minaccia di estinguere una delle categorie più produttive in Italia: i giornalisti pensionati.

È successo tutto all’improvviso: mentre migliaia di mantenuti Inpgi stavano disperatamente combattendo il caldo (dei barbecue) nelle proprie villette al mare o in montagna, a Roma nei comodissimi uffici dell’Inpgi refrigerati dai condizionatori presi con i soldi degli editori Fieg, Camporese e company hanno deciso di trattenere 10 – 15 – 20 euro al mese sulle pensioni che vanno da 3.000 a 6.000 e più euro al mese. Perché si è fatta questa mossa tanto sconsiderata? Perché l’Inpgi, a causa del crollo contributivo, è in crisi. Non può reggere per molto tempo. Le entrate sono nettamente inferiori rispetto alle uscite e i soldi in cassaforte sono finiti. Le testate chiudono, falliscono, licenziano e non versano le ritenute. Il mercato del lavoro si è trasformato in lavoro al mercato; i giovani giornalisti sopravvivono, ricevendo a fine giornata il salario in natura (ortaggi, frutta fresca, legumi). In Italia non si produce più ricchezza. Come dice Altan: “Con la crescita zero il paese invecchia.

Tra un po’ avremo un pensionato a carico di ogni disoccupato”. Eppure, secondo l’illuminato pensiero del presidente di una sedicente Unpit (Unione nazionale pensionati per l’Italia) a luglio non c’era bisogno di rovinare il meritato riposo a quasi 9 mila pensionati dicendo loro che, dopo aver preso tanti milioni di euro a sbafo, ora dovevano fare qualche sacrificio per riparare il buco dell’Inpgi. Su una pensione di 6000 euro al mese chiedere qualche decina di euro è, secondo lui un prelievo da vampiri. Le vittime della persecuzione si mandano tra loro lettere accorate, con un dubbio lancinante: a cosa è servito diventare capo-redattore, talvolta senza meriti professionali, magari l’anno prima di andare in pensione se ora dobbiamo rinunciare al gioco del Lotto e al Viagra?

I padri del giornalismo e della trasparenza rifiutano i letali sacrifici, chiamati ‘solidarietà di categoria’ da Raffaele Lorusso, segretario della Fnsi, per addolcire la supposta. Camporese non deve osar prelevare 10 euro al mese, ma semmai eliminare il sussidio di disoccupazione, il fondo di assicurazione Tfr, l’assicurazione infortuni, le case in affitto, i mutui e i prestiti…Insomma, come è ordinato nella Costituzione, il presidente dell’Inpgi tolga tutto a tutti e garantisca la pensione ai pensionati per farli vivere più a lungo, come d’altronde già accade. I giornalisti pensionati hanno una età media di 85 anni e da quando sono andati in pensione lavorano tutti, con ottima salute. Essi rimangono nelle stesse redazioni e negli stessi settori dove hanno manipolato nell’ultimo periodo e riciclano tutti i pezzi scritti negli anni precedenti. Tanto i giornali non li legge più nessuno! e non servono firme fresche, con idee nuove o volontà di lavorare. Una volta, quando moriva un vecchio giornalista i giovani colleghi esprimevamo cordoglio. Oggi i collaboratori si fanno in segno della croce e dicono “Grazie Dio, una pensione in meno”. Inoltre ogni pensionato vivente ha già un raccomandato: un figlio, un genero, un nipote pronto a succedergli nel posto. Anche per questo motivo non si capisce bene tanta avarizia: i giornalisti pensionati perché non accettano di salvare l’Inpgi, dato che l’Inpgi gli salverà i parenti?

Il presidente della Unpit (anagramma di Putin) odia Camporese e sta organizzando una manifestazione a Roma da tutta Italia (con qualche difficoltà, in quanto servono il doppio dei pullman per le badanti). Ha chiesto aiuto all’altro pensionato di lusso, Jacopino da Todi (il poeta del Toc Toc) che organizza le gite fuori porta a Fiuggi dei commissari d’esame e quest’anno ha superato se stesso portando una supercomitiva di rappresentanti dell’Ordine nazionale dei Giornalisti all’Expo di Milano. “L’asino non dia lezioni di galoppo; il gobbo o lo zoppo non insegnino ginnastica”. I due scioperanti stanno valutando con cautela se comunicare alla stampa dove si riuniranno, perché i giornalisti precari vogliono partecipare alla manifestazione, ma negli ultimi tempi sono molto incazzati.

Oggi con il sistema contributivo chi non lavora a tempo pieno avrà le salacche a fine carriera, ma nel frattempo deve mantenere in vita i gaudenti del retributivo, che non mollano l’osso. “Ti consiglio di vivere solo per far arrabbiare coloro che stanno pagando per la tua pensione. È il solo piacere che mi è rimasto.” disse una volta Voltaire, autore nel 1737 dei famosi Conseils à un journaliste. Mi sembra un buon motto per le mummie strette di culo dell’Unpit. L’Inpgi, nonostante la forza miracolosa di Nostra Signora delle Grazie (e che Grazie!) Mimma Iorio, non garantisce l’eternità. Cari colleghi che temete di perdere la ricchezza per pochi euro al mese, l’ora dell’ultimo trasferimento non è molto lontana nel tempo. È bene garantirvi la pace eterna presentandovi davanti a Dio, che non considererà quanto avete dato in più o in meno a Camporese, ma quanto avete trattenuto per voi, per la vostra avidità”.