Pensioni: non voterò il Pd di Matteo Renzi. Ecco perché

di Pino Nicotri
Pubblicato il 17 Gennaio 2014 - 08:54 OLTRE 6 MESI FA
Pensioni: non voterò il Pd di Matteo Renzi. Ecco perché

Matteo Renzi con Maria De Filippi sul set di Amici: non è che ha sbagliato mestiere?

Arrossisco nel dirlo: non so se andò più a votare e comunque non credo proprio che voterò più il PD, neppure o più esattamente tanto meno nella versione matteorenziana. È infatti inaccettabile la danza della pioggia fatta assediando da mesi i cosiddetti pensionati “d’oro” con idee, proposte e leggi tanto cervellotiche quanto ingiustificate e perfino chiaramente incostituzionali perché riprendono misure già bocciate lo scorso anno dalla Corte. Il problema non è tanto il fatto che verrà impoverita, col blocco della perequazione, la mia pensione che non è d’oro neppure da lontano anche se supera quei 3.000 euro lordi mensili che soprattutto per Matteo Renzi, su suggerimento dei suoi paraguru economici Yoram Gutgeld e Davide Ferrara, rappresentano chissà perché una miniera per l’appunto d’oro. I problemi sono altri. Vediamo quali.

1) – Definire “d’oro”una cifra che al netto è di più o meno 1.800 euro al mese, pari alla “astronomica” cifra di 60 euro al giorno, indica una mentalità pericolosa. La mentalità di chi ritiene ricco, e quindi da colpire, chiunque non sia ridotto alla pura sussistenza o poco più. La mentalità di chi vuole rottamare anche la qualità della vita (altrui). Pagato l’affitto di casa e le varie bollette, di quei 1.800 euro mensili rimane poco o nulla. E se, come nel mio caso, si ha una figlia a carico che studia all’Università, la cinghia va stretta non di poco.

2) – Bloccare la perequazione, cioè il parziale recupero dell’inflazione ufficiale calcolata dall’Istat (che è sempre inferiore all’inflazione reale…), di tali pensioni fregandosene di bloccare anche la perequazione degli affitti delle case dove i cosiddetti pensionati d’oro abitano è francamente non so se da sprovveduti, da cinici o da teppisti. In ogni caso, da incapaci. In questo modo il pensionato “d’oro” viene colpito due volte: con l’impoverimento della sua pensione con i morsi dell’aumento “perequativo” dell’affitto.

3) – Invocare la “maggiore equità sociale” per giustificare l’assalto alla diligenza pensionistica è semplicemente da cialtroni, da demagoghi bugiardi e da strapazzo. A parte il fatto che non si capisce perché mai a migliorare, almeno in teoria e a chiacchiere, la condizione occupazionale giovanile debbano essere i pensionati e non la politica degna di questo nome facendosi carico dello sviluppo dell’intero Paese, se parliamo di maggiore equità sociale le priorità sono ben altre. E comportano sprechi enormi, incomparabilmente più grandi della cifra modesta che salta fuori tosando i pensionati “d’oro”.

Per esempio:

+ l’equità sociale NON esiste nel vasto e costosissimo settore dell’assistenza sanitaria. Un anno fa ho avuto bisogno di una TAC polmonare. Con il sistema sanitario nazionale, cioè pubblico pagato da noi contribuenti, avrei dovuto aspettare sei mesi. A Milano, non a Castelvetrano o a Portici. Pagando di tasca mia, dopo 48 ore la TAC era fatta. Cifra in parte rimborsata dalla mia cassa di assistenza sanitaria privata Casagit, per la quale sborso una bella cifra annuale di iscrizione: sborso cioè una tassa. Che va ad aggiungersi alle tasse che già pago allo Stato anche per la sua assistenza sanitaria che fa vergogna, incentrata com’è a d arricchire con i rimborsi le iniziative private che spesso ci marciano.

E parlare di assistenza sanitaria pubblica significa parlare di cifre astronomiche. Con sprechi pazzeschi e abusi non meno pazzeschi, come testimoniato dalla serie infinita di scandali.

+ L’equità sociale NON esiste in fatto di amministrazione della giustizia. Chi ha quattrini può concedersi avvocati e tirarla per le lunghe fino a farla franca o a vincere la causa a seconda se si trova davanti al giudice come accusato o come accusatore. I processi sono talmente scandalosamente lunghi da scoraggiare addirittura gli investimenti stranieri in Italia, il che si traduce in ostacolo allo sviluppo dell’occupazione.

+ L’equità sociale NON esiste nel campo della retribuzione di chi lavora. Alle cifre ridicole di operai e sottoposti vari fanno riscontro, deridendole in modo sempre più insopportabile, le retribuzioni stellari e annessi benefit di manager, amministratori, alti burocrati e grand commis statali. Retribuzioni quest’ultime sì d’oro, anzi spesso di platino e diamanti, che hanno due caratteristiche. La prima è che sono assolutamente INGIUSTIFICATE vista la crisi finora insolubile del sistema economico, finanziario e amministrativo del Bel Paese. Dati i pessimi risultati conseguiti, questa massa di retribuiti d’oro e diamanti andrebbe semmai punita e non premiata nelle retribuzioni ed emolumenti vari: il Paese va pericolosamente indietro, impoverendosi, ma loro vanno pericolosamente avanti, arricchendosi. La seconda caratteristica è che generano infine le vere e proprie pensioni d’oro, senza virgolette. Siamo cioè di fonte a un circolo vizioso, al classico cane che si morde la coda.

+ L’equità sociale NON esiste quando si vogliono colpire anche i pensionati delle casse privatizzate, che non sono in crisi di bilancio come invece lo Stato italiano. È un po’ come dire che in nome dell’equità sociale io debba andare meno al cinema o in pizzeria (in realtà non ci vado quasi mai) perché molta gente, in particolare i “ggiovani”, non ci possono andare se non di rado. Si tratta, come è chiaro, del classico discorso del menga.

+ L’equità sociale NON esiste nel dover mantenere, con stipendi prima e con pensioni certo non di cartone anche dopo pochi anni di “lavoro”, l’attuale marea di “occupati” nei seggi parlamentari, regionali, provinciali e comunali. Cari Renzi&C, vi siete informati se i vostri colleghi degli altri Paesi europei vengono premiati con la pensione? Anche solo dopo un solo mandato elettorale? Cari Renzi&C, in cosa consiste l’equità sociale del vostro accaparrarvi certezze e privilegi retributivi, assistenziali e quant’altro a fronte della stessa massa di italiani che dite di voler far sviluppare meglio?

+ L’equità sociale NON esiste se si grida all’untore contro i pensionati “d’oro” dimenticando due cose. La prima è che le pensioni “d’oro” sono originate da anni e anni di contributi previdenziali “d’oro” man mano pagati prima di andare in pensione. Se io ho proventi derivati da azioni o da remunerazione dei miei soldi in banca non è perché tali quattrini mi vengono regalati, magari a spese dei “ggiovani”, ma perché si tratta di conseguenze del fatto che ho risparmiato e investito i miei quattrini. Idem in fatto di pensioni, specie per quanto riguarda quelle erogate da casse e istituti previdenziali autonomi, privatizzati, che cioè NON pesano nemmeno un po’ sulle spalle della società.

Sì, certo, fino al ’95 esisteva ancora il sistema retributivo e non quello contributivo. Be’, a parte il fatto che non è civile né rassicurante che si cambino i patti e le regole sulla pelle di chi già ne vive le conseguenze senza poter più modificare nulla nella sua vita anziché cambiare per il futuro, un governo serie cercherebbe almeno di capire quali pensioni “d’oro” hanno una quota rilevante di “oro” pre ’95 anziché colpire nel mucchio alla cieca. Si parla e si straparla tanto di sicurezza. Ma se si comincia col buttare a mare anche la sicurezza delle regole e del loro rispetto da parte dello stesso Stato verso i cittadini, allora alla lunga si va a sbattere. Quando non esistono più certezze le società si disfano. E cominciano i dolori. Non solo economico occupazionali….

La seconda cosa che questi politici e governanti da dilettati allo sbaraglio, che però mandano allo sbaraglio la popolazione e non loro, ignorano o fanno finta di ignorare è che i conti dello Stato sono appesantiti in modo serio da gran parte delle pensioni non “d’oro”. Parlo dei milioni di pensioni erogate per i motivi più disparati a chi se n’è andato in pensione ben prima dell’età pensionabile e per giunta con il sistema retributivo. Il morbo parassitario si annida lì, ed è stato provocato dalla classe politica precedente, corriva e demagogica come quella attuale.

+ Come si fa a parlare di rilancio del Paese quando non si dice una parola su come migliorare la sua struttura produttiva (con annessa ricerca scientifica, scuole, Università, ecc,) e su come migliorare le sue infrastrutture? Per esempio, Renzi&C sono informati su come funzionano (male) le ferrovie e i trasporti in generale? Una dozzina di anni fa scrissi un’inchiesta per L’Espresso dalla quale risultata che per portare le strade e le autostrade italiane al livello di quelle tedesche era necessario investire (ripeto: investire. NON fare avere ad aziende “vicine al partito” o degli amici degli amici) la mastodontica cifra di 400.000 miliardi di lire di allora?

Renzi&C sono informati su come funziona (male) l’online in Italia? Lo sanno che quando un treno è partito da Roma diventa difficile o impossibile connettersi già dopo pochi chilometri? E lo sanno che nei treni che partono da Napoli per Roma (non oso pensare a quelli che partono per Reggio Calabria…) l’impossibilità di connettersi è la norma?

Renzi&C sono informati del fatto che l’Inter se l’è comprata un indonesiano, che un miliardario cinese vuole comprarsi la Roma, che l’Alitalia non se la fila più nessuno e che cinesi e arabi stanno facendo man bassa di aziende italiane o di robuste compartecipazioni dopo che i nostri industriali hanno delocalizzato all’estero tutto il delocalizzabile creando un deserto chiamato non occupazione? Renzi&C sono informati che mentre all’estero la gran massa specie di giovani parlano almeno due lingue, a partire dall’inglese, da noi si è in prevalenza fermi all’inglese maccheronico della canzonette e della pubblicità? Che fine hanno fatto le “3 i” – inglese, internet, imprese – promesse a gran voce da un certo Silvio Berlusconi un secolo fa?

Se Renzi&C, compreso il premier Enrico Letta, non si occupano anche di questi problemi, impostandone la soluzione non a chiacchiere, è inutile che parlino di equità sociale. E magari è anche meglio che cambino mestiere. Rinunciando anche a intascare a vita l’immeritata pensione d’oro da ex sindaco ed ex parlamentare….

Il verboso Renzi un futuro alternativo ce l’ha già, andrebbe benissimo a co-condurre con Maria De Filippi il programma Amici di Canale 5. O a farne uno simile tutto suo su Raitre.

+ Infine: NON esiste nessuna equità sociale se si pone mano alle tasche degli italiani per rilanciare il sistema senza PRIMA o CONTESTUALMENTE eliminare le storture che hanno provocato la crisi dello stesso sistema e che inevitabilmente produrranno in futuro il ripetersi della crisi. Prendere l’acqua dalla pentola dei pensionati “d’oro” e da altre pentole per versarla in un pentolone che continua ad essere bucato significa solo sprecare l’acqua. Buttarla via. O meglio: trasferirla in gran parte nelle pentole della massa di furbi, corrotti ed evasori che stanno divorando l’Italia.

Forse il “job-act” di Matteo Renzi rilancerà l’occupazione, anche quella giovanile (ma non avevano già risolto tutto il governo Monti e il ministro dalla lacrimuccia stitica Elsa Fornero?), ma è inevitabile che nel giro di qualche anni ci si ritrovi di nuovo tutti col culo per terra. E per terra ancor più di oggi. Perché nel frattempo la concorrenza di Cina, India, Brasile, ecc., sarà ancor più forte.

Sono disposto a pagare allo Stato anche più di quanto mi faranno pagare Renzi&C, perché non sono certo insensibile al bene e al destino futuro dell’Italia, ma NON sono disposto a sborsare quattrini per buttarli alle ortiche o ai soliti furbi, incapaci, corrotti e parassiti.

 

Matteo Renzi è diventato famoso come rottamatore. Rottamatore della classe politica precedente. Quella che ha rottamato l’occupazione, il futuro dei giovani, le finanze del Paese, ecc. Ho l’impressione che man mano si rottamerà anche altro dell’Italia e della sua società, per esempio l’occupazione e la condizione femminile, come sempre avviene nei periodi di lunghe crisi. Nel corso dei quali a pagare sono sempre i più deboli: oggi i pensionati, domani…. sotto a chi tocca.