Trump vs Iran colpisce anche i motori per missili della Avio di Colleferro

Pubblicato il 14 Febbraio 2017 - 06:43 OLTRE 6 MESI FA
Trump vuole portare indietro le lancette della Storia

Trump vs Iran: vuole portare indietro le lancette della Storia

A quanto pare Trump vuole portare indietro le lancette della Storia rilanciando il muso duro contro Cuba e contro l’ Iran, prendendo esempio da Israele e dalla Germania Est di una volta in fatto di Muri,  e soprattutto invocando per il futuro degli Usa addirittura “la guida del mondo”, andando così ben oltre la “guida del mondo libero” che gli Usa si sono assunti dalla fine della seconda guerra mondiale, guida accettata non solo dai Paesi alleati che sono entrati nella Nato.

Sentirlo parlare di “guida del mondo” ha entusiasmato il primo ministro inglese, signora  Theresa May, che volando negli Usa per incontrare il neo inquilino della Casa Bianca ci ha tenuto a dichiarare ai giornalisti al seguito che lei punta su Trump e su un nuovo slancio dell’alleanza tra gli Usa e l’Inghilterra perché sono “i due Paesi ancora in grado di guidare il mondo”.

Queste dichiarazioni angloamericane, se non megalomani sicuramente prive di modestia e soprattutto di prudenza, avvengono nelle stesse ore in cui Trump ha imposto nuove sanzioni contro l’Iran solo perché Teheran si è permessa di annunciare di voler collaudare un nuovo missile di media gittata e nonostante la assicurazioni del ministro degli Esteri iraniano Mohamad Yavaz Zarif che il suo Paese

“non userà mai le armi contro nessuno, se non per autodifesa”.

Il programma missilistico iraniano mira a bloccare subito brutte sorprese come l’invasione da parte dell’Iraq di Saddam di Saddam Hussein il 22 settembre 1980, inizio di una guerra durata sette anni e costa all’Iran alcuni milioni di vittime. L’Iran vuole anche ovviamente premunirsi contro i “bombardamenti preventivi” più volte minacciati da Israele contro i siti nei quali l’Iran conduce le sue ricerche nucleari, anche se si tratta di ricerche a scopi scientifici e civili e non per arrivare a produrre bombe atomiche. Non a caso nel gennaio 2012 Teheran testò missili antiaerei in grado di sfuggire ai radar e in seguito (aprile 2013, ottobre 2015 e marzo dell’anno scorso) si è limitata a effettuare lanci di prova di missili con raggio d’azione che non supera i 2 mila chilometri.

Ma il programma missilistico iraniano mira anche e soprattutto a potenziare le telecomunicazioni mettendo in orbita satelliti artificiali, come dimostra l’interesse di Teheran per la società Avio testimoniato da un apposito video pubblicato il 30 luglio dell’anno scorso, vale a dire qualche mese dopo la visita di gennaio in Italia del presidente iraniano Hassan Rouhani. Sede a Colleferro, tutta italiana fino al 2006 e ora italiana al 15%, partecipazione della società Leonardo, ex Finmeccanica, Avio è specializzata in razzi lanciatori di satelliti artificiali a uso civile e in motori per razzi.

I fiori all’occhiello di Avio sono il motore P230, capace di contenere 237 tonnellate di propellente solido e di fornire il 90% della spinta necessaria al razzo per prendere nei primi 130 secondi dal lancio la velocità necessaria a proseguire la missione con successo,  e il razzo lanciatore di satelliti Vega, 30 metri di altezza e di tecnologie d’avanguardia.

Progetto e realizzazione italiana, Vega, acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata, è utilizzato anche dalla francese Arianespace, che con le sue cinque  missioni Ariane ha messo in orbita ben 56 satelliti per l’operatore internazionale Intelsat.  Vega il 16 settembre dell’anno scorso, grazie a un’ogiva speciale progettata e costruita da Avio, ha messo su altrettante orbite tra loro diverse cinque satelliti artificiali di ultima generazione adibiti a telecomunicazioni e ai rilievi del pianeta Terra utilizzati anche da Google Earth. Con questo lancio Avio ha dimostrato che i costi di messa in orbita di satelliti artificiali si possono abbattere drasticamente non essendo più necessario lanciare un razzo per ogni singolo satellite artificiale. Quest’anno Vega metterà in orbita altri quattro satelliti, uno dei quali, Aeolus, dell’Agenzia Spaziale Europea, per l’osservazione di venti e nubi.

Ma la marcia di Avio prosegue: costruirà il nuovo lanciatore VEGA C, inoltre con i suoi motori a carburante solidi e le turbopompe per ossigeno liquido parteciperà alla costruzione del nuovo razzo lanciatore francese Ariane 6. Come si vede, l’interesse iraniano per Avio e Vega è più che giustificato. Sperando che Trump non si metta di traverso, infliggendo magari sanzioni anche all’Italia.

La coincidenza delle dichiarazioni di Trump e May sulla “guida del mondo”  da parte dei loro Paesi e delle nuove sanzioni contro l’Iran perché i propri missili militari se li vuole produrre anziché acquistarli all’estero, non può non far venire in mente come proprio gli Usa e l’Inghilterra abbiano a suo tempo soffocato nella culla la neonata democrazia iraniana organizzando nell’agosto del 1953 il colpo di Stato contro il neo eletto presidente Mohamed Mossadeq. Il quale non voleva missili, ma semplicemente nazionalizzare il petrolio del proprio Paese per liberarlo dallo sfruttamento delle compagnie angloamericane note come le Sette Sorelle, che lo pagavano una miseria e dalla sua vendita e lavorazione traevano (e traggono) profitti enormi. Il golpe contro Mossadeq riportò saldamente sul trono lo scià di Persia Reza Pahlevi, che inaugurò una politica reazionaria e una repressione talmente dura da finire 26 anni dopo, il 16 gennaio 1979, con la sua cacciata e il trionfo del regime dei religiosi ancora oggi al potere.

Da notare che uno dei motivi della cacciata dello scià è stato il suo dissanguare l’Iran per acquistare armi di tutti i tipi proprio dagli Stati Uniti, per formare forze armate sempre più imponenti e compiacere così la Casa Bianca che voleva un nuovo gendarme nel Golfo Persico, in funzione anti Unione Sovietica, dopo il ritiro delle flotta militare inglese da quei mari. Il governo Usa arrivò al punto di approvare la vendita all’Iran dei formidabili laboratori di ricerca nucleare del Massachusetts Institute of Technology: lo scià li voleva

“perché intendiamo arrivare quanto prima alla produzione di bombe atomiche iraniane”.

Le mire di Reza Palehvi andarono per fortuna in fumo solo perché il mondo universitario Usa diede vita a una serie di imponenti manifestazioni di protesta.