“Onore e gloria alla polizia”: Turani ricorda, come ai tempi di Dalla Chiesa…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 26 Dicembre 2016 - 10:07 OLTRE 6 MESI FA
"Onore e gloria alla polizia": Turani ricorda, come ai tempi di Della Chiesa...

“Onore e gloria alla polizia”: Turani ricorda, come ai tempi di Della Chiesa…Nella foto Ansa, il cadavere del terrorista di Berlino, Anis Amri, ucciso a Milano

“Onore e gloria alla polizia”, scrive Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business: “Due agenti comuni, uno in prova, liquidano il terrorista di Berlino”.

Per una volta viene da dire “onore e gloria alla polizia italiana”. Sesto San Giovanni, un tempo concentrazione operaia senza pari, oggi è ricca di immigrati. Gli addetti al commissariato di polizia locale sono standard, non ci sono  007 o agenti speciali, super addestrati.

Ma si sono comportati bene. Chiamati alle tre di notte, sono accorsi in due nella zona stazione. Hanno visto un magrebino che vagava lì intorno, alla richiesta di documenti, ha estratto una pistola e ha cominciato a sparare contro la pattuglia, ferendo uno dei due agenti. L’altro agente ha sparato a sua volta e ha ucciso il magrebino, che poi è risultato essere Anis Amri, l’attentatore di Berlino.

Il poliziotto che ha sparato è Luca Scatà e non è nemmeno un vero poliziotto: ma solo un agente in prova.

L’episodio, forse casuale, sembra però rivelare una filigrana che non ci si aspettava: la polizia italiana è vigile e pronta a rispondere al fuoco. Questo significa che è stata allertata nel modo giusto, molto di più di quello che ci hanno fatto credere. Lo stato di allarme è stato portato cioè molto in alto. E questo va bene.

E’  probabile che il terrorista, in fuga dalla Germania, abbia pensato di rifugiarsi in Italia perché qui doveva avere degli amici, ma anche perché contava forse sulla sonnolenza delle nostre forze di polizia. Ma qualcosa deve essere cambiato, se due normalissimi agenti di Sesto San Giovanni (che non credo vadano al poligono tutte le mattine) sono stati capaci di reagire nel giro di pochi microsecondi e con grande determinazione a una minaccia armata di un terrorista professionista.

D’altra parte la minaccia esiste e bisogna difendersi. La situazione è ancora più grave degli anni in cui a Milano c’erano il terrorismo e i sequestri di persona. Allora, qui venne mandato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, con il compito di riportare la tranquillità. Il generale aveva le idee chiarissime: “Questi ammazzano e sequestrano perché sanno che possono girare impuniti. Contro di loro c’è una sola strategia: mando sulla strada tutti i carabinieri di cui dispongo, in divisa e armati. Devono sapere che prima o poi finiranno in un posto di blocco. Devono vedere lo Stato e devono sapere che siamo pronti a rispondere a atti di violenza con molta determinazione”.

Mi sono venute in mente queste conversazioni con Dalla Chiesa perché immagino che adesso si aprirà un dibattito: era giusto sparare?, non siamo stati eccessivi?

Dalla Chiesa era un uomo d’armi: a lui avevano chiesto di restituire il Nord Italia ai cittadini. E questo ha fatto. E questo va fatto ancora oggi.

Fra di noi possiamo discutere fino a Pasqua, l’importante però è che sulla strada, nei commissariati ci siano poliziotti e carabinieri pronti a bloccare chi gira armato e minaccia la vita dei cittadini.