Rai. In onda il dramma La Berlinguer rimossa. Turani: ” Se è perseguitata, è perseguitata bene”

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 20 Agosto 2016 - 06:52 OLTRE 6 MESI FA
Rai. In onda il dramma Berlinguer rimossa. Turani: " Se è perseguitata, è perseguitata bene"

Rai. In onda il dramma La Berlinguer rimossa. Giuseppe Turani: ” Se è perseguitata, è perseguitata bene”

Rai, continuano le polemiche dopo la rimozione di Bianca Berlinguer da direttore del Tg3. Giuseppe Turani reagisce sconcertato: “Un po’ di cambiamenti in Rai e vogliono convincerci che è finita la democrazia”, ha scritto in questo articolo che è stato pubblicato anche su Uomini & Business col titolo “Dopo di me verrà il niente”.

Le brutte figure dei giornalisti ormai si susseguono quasi freneticamente. Fino a ieri la professione si basava su due massime, mai smentite dai fatti: “Sempre meglio che lavorare” e “La colleganza è odio vigilante”. Adesso occorre aggiungerne una terza: “Io sono un monumento e quindi non posso essere spostato”.

La cosa più seria che ho letto in questi giorni di passione per la rimozione di Bianca Berlinguer dalla direzione del Tg3 è stato l’invito di un collega alla stessa Berlinguer perché mettesse fine alla stupida gara di solidarietà nei suoi confronti. Non è stata mandata al confino, non le hanno tolto sedia e stipendio, probabilmente avrà una trasmissione tutta sua, sempre in Rai. Se è perseguitata, è perseguitata bene.

Naturalmente, questo ottimo consiglio non è stato seguito e la signora continua a atteggiarsi a vittima della bieca reazione operante nel paese. Prima di lei, va detto, altri si erano esibiti nello stesso spettacolino deprimente. Tutti convinti di essere inamovibili e, se rimossi, decisi a sostenere che ciò è avvenuto per scadenti motivi politici.

Una volta, i bravi direttori, la prima cosa che ti insegnavano era quella di non usare mai in un articolo la prima persona singolare (“ho visto…”) e anche la prima plurale (“Noi abbiamo visto…”). E questa è un’abitudine che si è persa. Ormai tutti sono diventati protagonisti, a volte persino al posto dei fatti. E fin qui, pazienza.

La trasformazione del cronista (perché alla fine di questo si tratta, mica di grandi filosofi) in monumento è evento recente.

Aveva cominciato Michele Santoro, che da bravo presentatore si era mutato in una specie di padre della patria, di coscienza collettiva dell’umanità sofferente  e sfruttata.

Sulla sua scia poi si sono infilati altri personaggetti, gente che, a differenza di Santoro, non è mai andata al di là del 3-4 per cento di audience. Coscienze critiche, quindi, un po’ di terza categoria (o quarta).

Nessuno, infatti, ricorda contributi rilevanti di questi signori alla cronaca dei nostri tempi, qualche informazione preziosa, qualche analisi capace di cambiare la nostra visione del mondo. Niente. In genere, melassa su melassa. Ovvio su ovvio (e questo vale anche per la signora Berlinguer).

A un certo punto li mandano a casa. Con un atto d’imperio, ovviamente sgradito. E fanno bene a protestare, chiunque lo farebbe.

Quello che non possono fare è sostenere che dopo di loro ci sarà meno libertà di stampa, meno informazione, meno notizie sul mondo. E questo semplicemente perché loro non erano l’informazione. Non è grazie a loro che siamo diventati cittadini adulti. I padri, se ne abbiamo, sono altri. Finiamola. Fate solo ridere.