Genoa-Sampdoria, derby tra vecchie glorie per la Sla. Mancini protagonista

di Renzo Parodi
Pubblicato il 28 Maggio 2013 - 00:03 OLTRE 6 MESI FA

Genoa-Sampdoria, derby tra vecchie glorie per la Sla. Mancini protagonistaGENOVA – La Sampdoria dello scudetto, il Genoa finalista in Coppa Uefa. Stagione di grazia 1990/91. La macchina del tempo sullo stadio Luigi Ferraris, ventidue anni dopo ecco di nuovo in maglietta blucerchiata e calzoncini Pagliuca e Mannini, Vierchowod e Lanna, Cerezo e Lombardo, Bonetti e Pari e Mikhailichenko, Mancini e Vialli, in blucerchiato. In rossoblù, Braglia e Caricola, Collovati, Torrente e Ferroni, Eranio e Ruotolo, Bortolazzi e Fiorin, Aguilera e Skuhravy. In panchina, assente Vujadin Boskov, che purtroppo soffre di una grave malattia, siedono da una parte Osvaldo Bagnoli e Sergio Maddè, dall’altra il capitano blucerchiato dello scudetto, Luca Pellegrini.

Derby amichevole ma non troppo e comunque ideato e voluto da Gianluca Vialli per una nobilissima causa. Raccogliere fondi da destinare alla Fondazione Arisla, (Fondazione italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale amiotrofica), la terribile Sla, misteriosa e tuttora incurabile malattia degenerativa del sistema nervoso, che miete vittime e infierisce in modo particolare su ex calciatori: il capitano del Genoa, Luca Signorini, è deceduto per Sla nel 2002, l’ex attaccante di Milan e Fiorentina, Stefano Borgonovo, ne soffre anni, e sono numerosi le morti e i casi sospetti tra gli atleti che hanno giocato al calcio.

Gianluca Vialli, con l’amico Massimo Mauro – attraverso la loro Fondazione, impegnata nella ricerca e nello Sport onlus – è stato il motore dell’iniziativa, già sperimentata a Torino con un derby fra le leggende di Juventus e Torino, che aveva richiamato 20mila spettatori. La risposta di Genova non è stata purtroppo altrettanto calorosa e ampia. Meno di diecimila sugli spalti del Luigi Ferraris, in maggioranza tifosi della Sampdoria. Altra stranezza, Signorini è stato un’icona rossoblù.

Generosa, solidale e civile nelle tragedie – due esempi recenti: i nove morti dell’incidente al Molo Giano e la scomparsa di don Gallo – Genova fatica a riunirsi nei momenti di svago. Curiosa città, fin troppo austera, quasi avesse pudore a mostrare di sapersi anche divertire. Tra incasso e donazioni, comunque, si è raccolta la ragguardevole cifra di 55mila euro, che saranno appunto versati alla Arisla, che fino ad oggi ha investito in ricerca 5.655.170 euro, finanziando 54 gruppi di ricerca con oltre 100 ricercatori che hanno lavorato a 29 progetti.

Atmosfera comunque speciale, come si conviene ad un derby, seppure disputato da signori di mezza età, appesantiti da qualche chilo di troppo e con le gambe non più veloci e potenti come nei giorni migliori. Un minuto di silenzio osservato in memoria di chi non c’è più: Gianluca Signorini, Paolo Mantovani, Riccardo Garrone, le vittime dell’incidente in porto e don Andrea Gallo, commemorato in gradinata Nord da un lungo e commosso striscione dei tifosi del Genoa. La Sampdoria parte praticamente con i titolari della squadra dello scudetto, vinto nella stagione 1990/91. E fa valere i diritti della classe. Roberto Mancini, fresco di siluramento come tecnico del Manchester City, col pallone tra i piedi sa ancora incantare i palati fini. Acclamatissimo, indossa la fascia di capitano e trascina i compagni con giocate sopraffine, degne della sua storia di primatista assoluto di presenze in campionato nella Sampdoria di tutti i tempi. Suo il gol che rompe l’equilibrio, segnato con un sombrero che lascia di stucco il portiere del Genoa, Braglia. Peraltro bravissimo in seguito a negare il gol a Lombardo e Vialli. Ancora Mancini raddoppia, su calcio di rigore, concesso per atterramento di Lombardo da parte di Corrado. Entrambe le squadre hanno fatto ricorso a rinforzi pescando da formazioni che non avevano disputato quel campionato di grazia 1990/91. E così si sono visti in campo anche Chiorri, Chiesa, Munoz, Pedone, Dall0Igna, Calcagno, Franceschetti in blucerchiato e Nappi, Fontolan, Francesconi e i due fratelli Signorelli in rossoblù. Tutto ciò che il Gneoa ha creato nel primo tempo si riduce ad un gol annullato a Nappi, per una deviazione di mano. L’arbitro, il genovese Bergonzi, gli ha magnanimamente risparmiato il cartellino giallo.

Nella ripresa, tourbillon di cambi da una parte e dall’altra ed è venuto fuori il Genoa che ha rimontato il doppio svantaggio grazie ai gol di Gennaro Ruotolo (che ha anche colpito un palo) e di Fontolan, bomber del Genoa del compianto professor Franco Scoglio. Tra le due reti Nappi, vispo e brillante come un ragazzino, si era fatto parare da Pagliuca un calcio di rigore concesso per un mani in area di Dall’Igna. Quando il derby sembrava avviato a concludersi sul salomonico punteggio di 2-2, un guizzo di Chiesa ha servito una facile palla a Calcagno (oggi avvocato dell’Associazione calciatori) che ha fissato il 3-2 finale. Anzi no. Il match infatti ha avuto una curiosa appendice, cinque calci di rigore in movimento (chiamati shootout) e anche in questo bizzarro esercizio la Sampdoria si è rivelata migliore del Genoa. Calcagno, Pedone, Bonetti e Chiesa hanno fatto centro, mentre Lombardo si è fatto parare il tiro da Braglia. mentre tra i genoani solo Ruotolo e Fontolan hanno segnato, Nappi, Bianchi e Bortolazzi invece hanno fallito il bersaglio. E quindi il risultato definitivo è stato di 7-4 a favore della Sampdoria.