Inter mini fuga. Napoli-Viola a 2 punti. Juve zitta zitta…

di Renzo Parodi
Pubblicato il 23 Novembre 2015 - 13:12 OLTRE 6 MESI FA
Inter mini fuga. Napoli-Viola a 2 punti. Juve zitta zitta...

Mancini ruzzola sul prato del Meazza, ma la sua Inter vola in testa

ROMA – Dite voi se non è il più bel campionato degli ultimi anni, il più incerto ed equilibrato, in testa e in coda. Con una classifica fluida e corta che promette di variare di giornata in giornata. Che volete di più, salvo che siate tifosi della Juventus, e nostalgici del bel tempo che fu sotto il dominio di Madama. L’Inter è in fuga e ha due punti di vantaggio su Napoli e Fiorentina e tre sulla Roma ma onestamente non arrivo ancora a definirla la lepre del torneo.

Napoli e Fiorentina le restano alle calcagna e appena sotto c’è anche la Roma, eterno enigma, non fai a tempo ad elogiarla ed ecco che la banda Garcia ti smentisce. Lunedì sera Napoli-Inter scioglierà altri interrogativi sul ranking effettivo del torneo. Io ribadisco la mia opinione: Inter favorita per lo scudetto.

Ricapitoliamo. La Beneamata dei milanesi si è sbarazzata con facilità del Frosinone, l’ennesimo ribaltone manciniano (dentro Biabiany dall’inizio e il francese subito in gol) ha pagato immediatamente. Prendendo l’Inter in corsa, l’anno passato Mancini si attirò strali e critiche. Ora che ha messo mano personalmente alla costruzione della squadra fa valere le proprie idee di calcio. E i risultati arrivano, puntuali.

Il Napoli cozza per un tempo sullo scudo del Verona poi sfonda grazie all’uno-due micidiale degli aedi di giornata, Insigne ed Higuain. Sarri dalla città di Gulietta (a proposito i soliti cori beceri contro il Vesuvio. Vergogna!) riceve conferma che la squadra non ha più punti deboli e attorno al campione argentino (che è anche capocannoniere del torneo) i compagni si muovono come orologi svizzeri.

La Fiorentina viceversa vede i fantasmi contro un Empoli sbarazzino e impertinente, che la inchioda per un tempo al doppio svantaggio e quasi la irride. Si può parlare di impresa per la rimonta viola che per poco non capovolge il risultato. Paulo Sousa a volte esagera col turn over e questa è una di quelle volte.

La Roma non trangugia serena il 2-2 di Bologna. Garcia ha ragione a protestare, la partita non si doveva giocare nella risaia provocata dalla pioggia. Il campo era impraticabile e ai tempi in cui il calcio non era asservito alle tv l’arbitro avrebbe rimandato le squadre negli spogliatoi risparmiando a tutti il diluvio che flagellava il Dall’Ara. Sono curioso di sapere se l’invettiva dell’allenatore giallorosso si sarebbe levata anche in caso di vittoria. Rocchi ha concesso tre calci di rigore, il secondo per la Roma ha lasciato più di un dubbio. Resta che la Lupa a volte sfodera gli artigli, altre volte si fa agnello, sintomo di una crescita imperfetta perlomeno sul terreno della forza mentale. Per me la Roma è la squadra tecnicamente migliore del mazzo scudettabile ma non sono certo che sia altrettanto ben miscelata in termini di gruppo e anche al riparo dagli umori ondivaghi della piazza romanista.

Zitta zitta, senza squilli di trombe e rulli di tamburi, si fa sotto anche la Juventus, che aggancia il sesto posto. Nessun colpo d’ala, salvo il gran gol del gioiellino Dybala, che inchioda il Milan alle sue mediocrità tutt’altro che auree. Allegri si era adontato con chi aveva rilevato la moria di infortunati in casa bianconera, e aveva respinto l’accusa di aver trascurato Dybala e Alex Sandro, guarda caso tra i migliori nel match contro il povero Diavolo. La sua squadra resta ben lontana dagli standard di gioco ai quali si era abituata, è una bicicletta senza cambio, una moto ad unica velocità. Ma adesso fa punti. Lo stato di salute sarà monitorato in Champions contro un Manchester City in disarmo, reduce dalla lezione ricevuta dal Liverpool di Klopp. Non lo considero quindi un esame probante.

Del Milan non c’è nulla di nuovo da dire, la squadra è leggermente più tonica ma alla lunga incespica sui soliti errori. Un solo tiro verso la porta di Buffon, al 90′, racconta più di molti discorsi.

Le damigelle delle grandi, o presunte tali, cadono più o meno rumorosamente. Il Sassuolo è vittima del rocambolesco finale a Marassi, culminato nel gol-partita dell’ex Pavoletti, uno dei pochi centravanti di passaporto italiano rimasti in circolazione, dopo che Acerbi in pieno recupero aveva agguantato il pareggio. Onore al Grifone che sta risalendo la china e fra le mura di casa ha il cuore del leone.

L’altra genovese, la Sampdoria, non guarisce neppure fra le mani sapienti di Montella e francamente non poteva essere diversamente. Cinque giorni con il nuovo “manico” che ha sostituto Zenga non potevano bastare a cancellare il mal di trasferta. Due punti in sei gare lontano da Marassi sono una miseria intollerabile e il due Ferrero&Romei farà bene a valutare con attenzione le mosse da fare sul mercato di gennaio.

Cade in casa l’Atalanta, infilzata da un rinato Torino, che spezza la serie degli insuccessi in trasferta e offre nuova linfa alle proprie ambizioni.

Colpo grosso del Chievo in casa del Carpi, la squadra di Maran non è più una sorpresa e si salverà in carrozza. Anche il Bologna con Donadoni è in netta risalita e pure il Palermo affidato a Ballardini, che ha strappato un pareggio “largo” a Roma contro una Lazio sempre più derelitta e aiutata da un generoso rigore.

Dati per spacciati al 90% Carpi e Verona, in bilico il Frosinone, il resto della compagnia può serenamente confidare di salvare la pelle senza troppi affanni. Salvo colpi di scena, sempre possibili. Altrimenti che calcio sarebbe?