Serie A, 22° giornata. Il punto: Juve cannibale, Inter rullata. Vendetta Samp

di Renzo Parodi
Pubblicato il 4 Febbraio 2014 - 08:33 OLTRE 6 MESI FA
Serie A, 22° giornata. Il punto: Juve cannibale, Inter rullata. Vendetta Samp

Maxi Lopez segna il gol partita: Samp batte Genoa (foto Ansa)

GENOVA – Campionato di serie A, 22° giornata: il punto di Renzo Parodi

Rimasta ai box la Roma contro il Parma (partita rinviata, giustamente, il terreno di gioco dell’Olimpico era una risaia), non resta che prendere atto dell’ennesima impresa della Juventus. Rullata l’Inter che non è gran cosa, al contrario povero Mazzarri. La Beneamata è ridotta ad un campo di Agramante, dove ognuno gioca il proprio calcio e non si riesce a fare squadra. Il 3-1 per i colori bianconeri è risultato fin troppo onorevole per i Casciavid, Madama ha giocato per un’ora abbondante a ritmi arrembanti, nell’occasione dei gol di Chiellini e Vidal sembrava di assistere ad una gara di rugby, con gli avanti a guadagnar campo a percussione e l’avversario frastornato a rinculare derelitto. Imbarazzante. Ma l’Inter oggi è questa.

Una squadra sbagliata in partenza che Mazzarri si ostina ad arrangiare con schemi che puzzano di rinuncia, il povero Palacio, prosciugato dal gran correre, solo e abbandonato nelle fauci dei centrali avversari di turno (figurarsi se si tratta della famelica triade juventina Barzagli-Bonucci-Chiellini), l’etereo Alvarez a disegnare innocui ghirigori qua e là alle spalle del Trenza, e un centrocampo di faticatori puri, privi di inventiva, per di più avvilito dalla sbagliatissima collocazione tattica di Kovacic, a far diga davanti alla difesa. Il ragazzino ha piedi educatissimi, secondo Bergomi è una mezzala classica, personalmente per ora mi pare né carne né pesce. Ha talento ma è acerbo come l’uva a giugno e comunque non è neppure logico caricargli addosso il peso dell’intera squadra. L’ingresso in campo di Milito e del vivacissimo Botta (proprio in luogo dello spento talentino croato) ha risollevato l’Inter che ha segnato con Rolando il gol della bandiera.

La Juve aveva già staccato la spina, suscitando le ire di Conte, incontentabile, ma pour cause. Se la Juve è diventata cannibale lo deve all’ossessione del tecnico per il gioco intenso e tamburellante. 11 vittorie su 11 match disputati in casa, tre gol rifilati a tutte le dirette (si fa per dire) rivali, 11 gol a cranio per il duo Tevez-Vidal, con Llorente a quota 9 senza rigori. Con Osvaldo, Vucinic, Quagliarella e Giovinco di rincalzo, dite voi chi mai può temere la Magna Juve, se non, forse, la tenace Roma formato Garcia.

Tornando all’Inter, dubito che Hernanes e D’Ambrosio possano invertirne la marcia all’indietro. Vucinic sarebbe stato un super rinforzo ma è andata come è andata. Gli ultras di ogni colore hanno preso in mano il volante (vedi anche alla voce, derby di Genova) e il nostro povero, sgamgherato calcetto prima o poi andrà a sbattere. Quanto all’Inter, spero che Thohir non pretenda da Mazzarri l’impossibile. Un piazzamento utile per la prossima Europa League sarebbe grasso che cola. E poi via col rinnovamento. Fosse per me, della vecchia guardia salverei soltanto Cambiasso, metronomo impareggiabile che fa girare il motore della squadra.

Già fischiamo i nomi dei sostituti di Mazzarri, che molti critici danno per spacciato. Michael Laudrup e Franck De Boer i più gettonati. Ha ragione il tecnico di San Vincenzo ad adontarsene: gli hanno cambiato le carte in tavola (Moratti ingaggiandolo si guardò bene dall’avvertirlo del cambio di proprietà) e chissà perché pretendono da lui che cambi i connotati della Beneamata mentre la società, giustamente, sistema il bilancio. Confido nel sangue freddo di Thohir, cambiare nuovamente cavalli alla diligenza nerazzurra significherebbe ricominciare un’altra volta daccapo. 8 punti raccolti in 10 partite raccontano tutto sulla squadra.

Clamorosi i tonfi di Napoli e Fiorentina a Bergamo e Cagliari. Fa rumore la caduta del Ciuccio, senza attenuanti. Beccare tre gol dall’Atalanta, che pure in casa si fa rispettare, equivale a una Waterloo. Da “oggi le comiche” le prime due segnature, gentile omaggio di Reina e di Inler. Benitez ha lasciato a riposo Higuain, Hamsik e Jorginho, in vista del match di coppa Italia con la Roma ,peraltro a fortte rischio di rinvio, causa pioggia sulla Capitale. Il turn over è materia delicata e spesso logora chi lo fa, se i rincalzi non risultano all’altezza.

Mancano diverse cose al Napoli, compreso un attaccante centrale che dia respiro ad Higuain. Zapata è un ragazzone con caratteristiche di sfondatore che non sa fare il lavoro di squadra dell’argentino e naturalmente difetta di esperienza. Il tecnico dopo la scoppola si è lagnato di una campagna invernale non all’altezza delle attese (le sue). Ma poi ha escluso dalla lista Uefa il nuovo acquisto Jorginho, apparso tra i più in palla appena toccato il suolo partenopeo. Misteri.

Piange anche la Fiorentina, la peggiore edizione stagionale è uscita a bocca asciutta dall’anticipo di Cagliari. Montella ha rimarcato l’assenza di velocità nel gioco dei suoi, per carità di patria e orgoglio non si è soffermato sugli errori difensivi (vero Roncaglia?) che hanno propiziato il succeso del Cagliari, che veniva da tre sconfitte filate. Gomez è rientrato in gruppo e presto sarà disponibile ma è lo scadimento di forma generale a preoccupare Montella. Il quarto posto resta ababstanza blindato(+ 6 sul Verona) ma la Viola deve ritrovarsi in fretta, a pena di guai peggiori.

Bel punto colto dal Torino a San Siro rossonero. Seedorf interrompe al terzo tentativo il filotto di vittorie in campionato. Ha già fatto molto, il Milan si trascina appresso i difetti che l’avevano afflitto con la gestione Allegri. Il gioco corre un poco più fluido, gli equilibri di reparto sono migliorati. Ma la cifra complessiva della suqadra è cresciuta appena un po’. In attesa di Essien la qualità tecnica del centrocampo resta tutt’altro che eccelsa e la difesa, puntellata da Rami, che si è pure improvvisato goleador, soffre dei guai noti: staticità e scarsa propensione alla propulsione in aiuto di centrocampisti e attaccanti.

De Sciglio spinge spinge ma raccoglie le briciole. Il Toro non è più una sorpresa, armato davanti col duo meraviglia Cerci-Immobile fa paura a tutti. E la difesa fa perno su un perentorio Glick che se avesse passaporto italiano meriterebbe l’attenzione di Prandelli. Ventura ha fatto il solito lavorone e Cairo stavolta lo ha assecondato resistendo a tutte le tentazioni. E gli ha pure fornito un paio di rinforzi azzeccati:

Festeggia anche la Lazio, Reja, vecchio ma ancor valido capitano di ventura, ha tamponato alla grande la delusione dei tifosi per la partenza di Hernanes, andando a vincere sul campo del Chievo Verona. Brilla la stellina di Keita, talento purissimo al servizio della squadra. Diciotto anni e dimostrarne 25, ecco qua la notizia. In poche settimane, se Keita terrà botta, Hernanes sarà relegato nell’album dei ricordi.

Il Verona aggancia il quinto posto, scavalcando l’Inter. Vittoria sul campo del Sassuolo col minimo scarto ma senza possibili recriminazioni da parte dell’avversario. Il Verona ha dominato e dopo qualche inciampo è tornata la squadra brillante del girone di andata. Toni più che mai goleador a significare che il calcio resta un mistero infinitamente bello. Malesani buca l’esordio sulla panchina della squadra che il patron Squinzi ha rinnovato dalla testa ai piedi sul mercato di gennaio. Servirà tempo per assemblare i nuovi e tempo non c’è. Auguri.

La Sampdoria si è rifatta della debacle dell’andata battendo il Genoa con una rete del redivivo Maxi Lopez: Onore a Mihajlovic che in due mesi ha ricostruito una chiesa diroccata e ha visto giustissimo nel reclamare il ritorno dell’ariete argentino, con il quale ha sistemato alla perfezione l’attacco. E’ tutta la squadra adesso a giocare da squadra, seppure in assenza di autentici fuoriclasse, ma opcchio a Gabbiadini che cresce partita dopo partita. La Sampdoria si candida ad una rapida risalita in classifica. I punti dalle terzultime sono diventati otto e la tranquillità sarà un’ottima consigliera nell’immediato futuro. Il Genoa è caduto in piedi, ha lottato, soprattutto nella ripresa, condotta all’assalto. Una volta di più si è notata la mancanza di un partner efficace a fianco del bomber Gilardino. Fermato lui (ottimo il duo Gastaldello-Mustafi), il Genoa non riesce a buttare la palla in porta. Anziché l’ennesimo esterno, De Ceglie, forse sul mercato di gennaio era il caso di scegliere una seconda punta vera.

In zona bassa, importante successo in trasferta dell’Udinese che salva la panchina di Guidolin (ammesso che fosse davvero a rischio) e inguaia il Bologna di Ballardini (tre punti in quattro gare). Guerreggiato pareggio (3-3) fra Catania e Livorno, i siciliani sempre all’inseguimento riagguantano il pari tre volte. Molto dubbio il rigore concesso ai toscani per il provvisorio 3-1. Partecchia tensione in campo (espulsi nel finale Maran e Pulvirenti) per una gara in cui i punti valevano davvero doppio. Uno a testa quindi sono poca cosa per entrambe le squadre.