Ancelle Divina Provvidenza e malati di mente: 500 milioni dello Stato spariti

di Riccardo Galli
Pubblicato il 11 Giugno 2015 - 13:49 OLTRE 6 MESI FA
Antonio Azzollini, senatore Ncd

Antonio Azzollini, senatore Ncd (foto Ansa)

BARI – Un buco, anzi un furto da 500 milioni di euro ai danni, per lo più, delle casse pubbliche. Fin qui nulla di stupefacente, come non stupisce (purtroppo) che tra gli artefici della truffa ci sia, ovviamente secondo l’accusa, un senatore e che al centro del ‘gioco’ ci sia una casa di cura privata usata per curare più i portafogli di qualcuno che i malati che vi transitavano. Ma c’è, nella storia della casa di cura Divina Provvidenza, almeno un elemento che in pochi si sarebbero aspettati: ad essere accusate della truffa, oltre al senatore Ncd Antonio Azzollini, ci sono infatti anche delle religiose, e per la precisione le suore ancelle della Divina Provvidenza.

Ma facciamo un passo indietro. La storia per cui sono finite agli arresti una decina di persone (comprese due religiose) e per cui la giunta delle immunità di palazzo Madama si dovrà pronunciare in merito alla richiesta d’arresto a carico di Azzolini, è quella che riguarda una piccola galassia di case di cure pugliesi. Le accuse sono pesanti, e ovviamente saranno i processi a stabilire qual è la verità e chi sono gli eventuali colpevoli, ma intanto quello che emerge dalla ricostruzione fatta dal gip è una storia che potrebbe essere sintetizzata nella formula ‘socializzazione delle perdite e privatizzazione (estrema) delle entrate’.

La parabola della casa di cura in questione è, semplificando, la seguente e comincia con questa che opera senza pagare contributi e tasse. Fin qui evasione allegra e poco più ma, nonostante le ‘furbizie’, la struttura opera in perdita sino ad accumulare un buco da circa 300 milioni di euro. A questo punto, per andare avanti ed evitare il fallimento, arrivano condoni e dilazioni, quando non veri e proprio occultamenti dei conti e, sempre secondo l’accusa, è qui che entra prepotentemente in gioco il presidente della commissione bilancio del Senato, e cioè Azzollini, in grado di ‘aiutare’ la struttura in difficoltà.

In questo contesto di ruberie ed illeciti, le suorine, apparentemente allergiche alle leggi italiane, si rivelano poco ointeressate anche ai malati. Mentre sarebbero infatti chiamate, a vario titolo e per chi crede anche da Dio in persona, ad accudire i malati di mente che la casa di cura popolano, si dedicano (almeno alcune) ad altro, e cioè ai loro conti correnti ed ai loro interessi.

Nonostante le amicizie e gli aiuti politici la struttura continua infatti ad accumulare rosso su rosso. In parte, come ipotizza l’ordinanza del gip Rossella Volpe (565 pagine), per le assunzioni fatte seguendo logiche puramente clientelari, ma anche perché le entrate che gli assisiti garantiscono vengono dalle religiose dirottate su conti non riconducibili alla struttura. Conti attivi presso lo Ior (che ha collaborato all’inchiesta) e che non essendo riconducibili alla struttura pugliese e nemmeno alla congregazione che in teoria la gestisce, vengono di fatto nascosti ai creditori, Stato compreso.

Tanto per avere un termine di paragone, ieri, nella giornata della visita di Vladimir Putin in Italia tutti, dai quotidiani alla politica, Matteo Salvini in testa, si sono prodigati nel sottolineare e rilanciare il miliardo di euro che l’economia italiana ha perso a causa delle sanzioni comminate alla Russia. Per la casa di cura pugliese abbiamo perso 500 milioni e ogni settimana in media una mezza miliardata di soldi pubblici viene rubata, dispersa, sparisce. Eppure sul metodo non si registrano grandi lamentazioni: socializzare le perdite e privatizzare i profitti fa dunque bene all’economia all’italiana?