Dov’è l’architetto Zampolini? Ristruttura l’università di Tor Vergata

di Riccardo Galli
Pubblicato il 7 Dicembre 2011 - 16:09 OLTRE 6 MESI FA

Il complesso di Tor Vergata (Lapresse)

ROMA – L’università di Roma Tor Vergata si rifà il trucco, normale dopo 30 anni dalla nascita che ci sia bisogno di qualche ritocchino. E così in questi giorni l’ateneo romano è tutto un proliferare di transenne, recinzioni e tutto quello che contraddistingue un cantiere edilizio, non fosse che per una piccola mancanza: non c’è nessun cartello che indichi il nome del progettista e della ditta che esegue i lavori. Strano si dirà, sarà caduto o l’avranno dimenticato. O non sarà forse perché il nome che su quella targa dovrebbe apparire risulta imbarazzante? A pensar male si fa sempre bene, l’architetto responsabile della ristrutturazione da diverse decine di milioni di euro risponde infatti al nome di Angelo Zampolini. Quello della casa comprata all’ex ministro Claudio Scajola, ovviamente ” a sua insaputa”. L’architetto Zampolini, quello che a suo tempo materialmente portò a destinazione gli 80 assegni circolari emessi da Diego Anemone per perfezionare l’acquisto dell’appartamento in Via del Fagutale.

L’architetto in questione, per chi non lo ricordasse, è appunto l’architetto legato al costruttore Diego Anemone, coinvolto in varie inchieste su appalti pilotati, e all’ex presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici Angelo Balducci. Il Corriere della Sera è nei suoi riguardi impietoso, lo chiama l’architetto “della Cricca”. Zampolini è l’uomo da poco condannato, con patteggiamento, ad 11 mesi di reclusione perché secondo i pm Sottani, Centrone e Traversi, “pur non avendo concorso con Diego Anemone nel reato di corruzione di numerosi pubblici ufficiali (per il conseguimento di appalti pubblici in favore delle imprese gestite, formalmente e di fatto, dallo stesso Anemone) aiutava quest’ultimo ad assicurare il prezzo del reato di corruzione rendendosi disponibile a effettuare cambio di contanti con assegni circolari”. Il nome è obiettivamente imbarazzante, non è stato lui il corruttore ma non lo si può certo assimilare ad esempio di condotta specchiata.

L’opportunità quindi, dietro la “scomparsa” del cartello. Ma sul perché questi lavori siano stati affidati a lui, dall’ateneo potrebbero obiettare che i lavori stessi sono stati commissionati dalla concessionaria, legata al gruppo Caltagirone, e in tempi non sospetti, cioè nel 2009. Tutto vero, ma resta che si tratta di lavori per quasi 99 milioni di euro, più altri 86 di preliminare, e che dopo le verità emerse dalle inchieste sarebbe lecito interrogarsi su come mai la scelta fosse caduta proprio su Zampolini, subentrato nientedimeno che a Santiago Calatrava.

Nulla di illecito, né penalmente né professionalmente. Zampolini può, sia per la legge che per l’Ordine degli Architetti, lavorare sereno. Già, perché come l’università non si è interrogata sull’opportunità di questo incarico, altrettanto non ha fatto l’ordine professionale a cui Zampolini appartiene. Non una sospensione, non una censura. Singolare. E ancor più singolare notando come lo stesso ordine sia stato solerte nel sanzionare un’architetta, Daniela Fastoso, che aveva offerto sul sito Groupon consulenze di arredamento prezzi al di sotto dei minimi di categoria per farsi un po’ di pubblicità. Abbassare troppo dalle tariffe è scorretto, portare assegni circolari per comprare case “ad insaputa” del proprietario-beneficiario evidentemente no.