Obbligazioni bancarie, pericolo! Rischiano loro e non i conti correnti

di Riccardo Galli
Pubblicato il 2 Luglio 2013 - 12:31 OLTRE 6 MESI FA

Banche in crisi? Obbligazioni le prime a pagareROMA – Pericolo obbligazioni o obbligazioni pericolose. Comunque la si giri è questa l’altra faccia della medaglia rappresentata dall’accordo appena raggiunto per gestire le future crisi bancarie. I ministri delle finanze europee hanno infatti appena siglato un accordo per cui, d’ora in poi, in caso di crisi a pagare saranno, prima degli stati, gli azionisti, gli obbligazionisti e infine i correntisti. La formula trovata dall’Ecofin ha stabilito una soglia di perdite, l’8%, a carico delle appena citate categorie. Ma la formula è, ovviamente, generale. E va poi calata nei singoli casi. In Italia, dove c’è la più alta percentuale di obbligazioni bancarie in circolazione, i correntisti possono stare relativamente tranquilli. Ma a doversi preoccupare sono gli obbligazionisti.

Con una percentuale di obbligazioni pari al 22,3% dei passivi delle banche, l’Italia è il paese europeo “leader” in questa particolare classifica. Dopo di noi l’Austria (21,9), l’Olanda (20,1) e il Portogallo (17,8). Mentre, all’estremo opposto, l’Estonia (0%), la Grecia (0,6), Malta (0,7) e Cipro (1,3). Questi dati, elaborati dal Sole24Ore, illustrano quali categorie di risparmiatori devono sentirsi meno tutelati paese per paese.

L’accordo Ecofin prevede, come detto, che l’8% delle perdite di un istituto bancario in crisi vadano a carico in primis degli azionisti, poi degli obbligazionisti e, in ultimo, a carico dei conti correnti superiori a 100 mila euro (quelli al di sotto sono sempre e comunque garantiti). Che tradotto significa che, ad esempio, in una banca in rosso di 100 miliardi, 8 li dovranno sborsare azionisti & co. Solo dopo interverranno gli stati e la Bce. Essendo però la lista “progressiva”, cioè venendo intaccate prima le azioni, poi le obbligazioni e infine i conti, all’aumentare delle prime diminuisce la preoccupazione dei secondi. Restando quindi in Italia, dove le obbligazioni superano il 20% dei passivi totali, i correntisti super, cioè quelli con conti da più di 100 mila euro, possono essere abbastanza certi di non correre alcun rischio visto che l’eventuale 8% si troverà ben prima di arrivare a metter mano ai loro depositi.

Ma se i correntisti possono quindi dormire tranquilli, il contraltare è la preoccupazione che devono cominciare a nutrire gli obbligazionisti nostrani. Saranno infatti loro, con le nuove regole, in caso di crisi bancaria, a rimetterci risparmi. Ed ecco perché quelle italiane possono essere definite, mutuando il titolo di un celebre film: “obbligazioni pericolose”. Se poi consideriamo che molto del risparmio italiano è proprio in obbligazioni bancarie e che queste, in larga misura, sono in mano a piccoli risparmiatori, capiamo come la serenità dei super correntisti debba esser vista in realtà più come la preoccupazione degli obbligazionisti.

Ovviamente il dato del 22 e passa per cento è un dato medio, e quindi la situazione andrà e andrebbe valutata poi istituto per istituto. Nel senso che anche con una media così elevata possono esistere nel nostro Paese banche con poche obbligazioni in pancia. E in questo caso in pericolo tornerebbero anche i super-conti.

Lunga, invece, la lista di paesi europei dove le obbligazioni non raggiungono la soglia fatidica dell’8% del passivo e dove, quindi, in pericolo devono sentirsi anche i correntisti. Si va dalle già citate Estonia, Grecia, Malta e Cipro, sino all’Irlanda e alla Slovacchia dove, la media del rapporto tra obbligazioni bancarie e passivi è, rispettivamente, del 6,7 e 5,8. In mezzo, Belgio (5,6), Lussemburgo (5,3) e Slovenia (4,7).