Berlusconi, farlo fuori perché vecchio? Semplice, cioè falso

di Riccardo Galli
Pubblicato il 17 Marzo 2016 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA
Berlusconi, farlo fuori perché vecchio? Semplice, cioè falso

Berlusconi, farlo fuori perché vecchio? Semplice, cioè falso

ROMA – Berlusconi, perché Matteo Salvini e Giorgia Meloni guidano la compagnia del farlo fuori Silvio? A leggere le cronache informate e specializzate il perché appare ovvio, anzi naturale. Berlusconi è vecchio ed è “il vecchio”. Sentita in un telegiornale ed è il mood generale dei resoconti politici: “La vecchia guardia arretra, la nuova avanza”.

Dunque si tratterebbe di un corpo sociale, elettorale, culturale sostanzialmente identico a se stesso, l’Italia di destra o se preferite la destra italiana, che si avvia a cambiare leader. Cambiare pastore e non gregge, chef e non ingrediente, condottiero e non strategia. Certo, con traumi, lotte, resistenze. Ma si tratterebbe di un passaggio, di un travaglio tra l’anagrafico e il fisiologico.

E invece no, proprio no. Le cronache informate e specializzate sono al riguardo quanto mai pigre, hanno l’occhio pigrissimo. Il passaggio, se e quando avverrà e sarà compiuto, tra una leadership Berlusconi ad una leadership Salvini-Meloni attesterà il cambio di connotati della destra italiana.

Berlusconi si è lasciato scappare un “A Roma i leghisti sono tutti ex fascisti”. Nonostante le fondate ironie di Francesco Merlo su La Repubblica riguardo alle credenziali “antifasciste e partigiane” di Berlusconi, il nostro ci è andato vicino quasi per sbaglio al cuore, al senso, al perché di quanto accade.

Non tanto e non certo sui “leghisti a Roma quasi tutti ex fascisti”. Vero ma assolutamente marginale. Il cuore, il senso, il perché di quanto accade sta nel fatto che si potrebbe replicare a Berlusconi con un fondato: “Mica solo a Roma…”.

Fondato ma da spiegare: non è solo a Roma che sta prendendo il comando, o almeno ci prova, una destra che “fascista” in senso classico, ortodosso, storico e datato certamente non è. Però è destra che ai pochi fascisti veri, confessi e orgogliosi di esserlo piace. E questo però non è che un indizio. Più che indizio sono i sentimenti, il sentire di questa destra: quelli del Front National francese, passando per Afd tedesca, i “Veri finlandesi”, la iper destra olandese, giù fino ad Alba Dorata greca.

Un sentire anti sistema, anti Europa, anti Usa, pro Putin, anti euro, anti immigrazione, nazionalista, protezionista, di fresco pro Trump. Una destra che mai e poi mai si alleerebbe con Cameron o la Merkel o con nessun centro destra moderato d’Europa che anzi considera nemici. Una destra che in Italia prima di Berlusconi aveva sì cinque milioni di voti ma chiusi nel rancoroso congelatore del Msi.

Berlusconi compie in Italia quel che nel resto d’Europa non c’è praticamente mai stato. Berlusconi unifica le destre: quella costituzionale e moderata, financo riformista e quella anti sistema e anti istituzioni, financo eversiva. Ora è questa unificazione che salta.

Era una cosa che in Europa nessuno faceva: far governare insieme le due destre. Le due destre che nel resto d’Europa si considerano reciprocamente avversarie se non nemiche. Da noi stavano insieme al governo. La maggioranza degli italiani spesso le votava insieme nelle stesse liste. Ora l’equivoco, il tappo, il garante sta saltando. Ora la destra anti sistema, anti istituzioni, anti Europa, anti Usa, anti euro vuole piena libertà, tutto il potere a destra e nessun controllo. Non è un cambio della guardia, è un cambio dei connotati.

Già talvolta, nel chiuso pudore di inconfessabili sensazioni, è capitato di dover rivalutare i “nani e ballerine” del teatro Belsito di craxiana memoria a raffronto con platee politiche contemporanee, finirà che dovremo, più o meno in incognito, rivalutare pure Berlusconi che “sdoganò” Fini e il Msi, ebbe a dire di “Mussolini non uccise mai nessuno e mandava gli oppositori in vacanza” e tante altre ne disse e fece in materia. Senza però mai diventare un Le Pen italiano, né padre né figlia.