Bouvette della Cassazione, Palazzaccio cresce di un piano…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 28 Dicembre 2015 - 11:50 OLTRE 6 MESI FA
Bouvette della Cassazione, palazzaccio cresce di un piano...

Bouvette della Cassazione, palazzaccio cresce di un piano…

ROMA – Se una multinazionale qualsiasi lo può fare, perché non dovremmo poterlo fare anche noi che siamo i giudici più “alti in grado”. Dovranno aver pensato più o meno questo i committenti della meravigliosa bouvette che sta nascendo sopra il Palazzaccio, edificio storico sede, nel cuore di Roma, della Corte di Cassazione.

A dare la notizia della simpatica iniziativa Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, e il riferimento alla multinazionale qualsiasi è alla struttura di vetro e acciaio comparsa appena un paio di mesi fa sopra il Colosseo Quadrato, sempre a Roma, altro edificio storico, questa volta all’Eur, in uso al gruppo Fendi. Una sopraelevazione che suscitò indignazioni e interrogazioni parlamentari, destino che forse toccherà anche all’ultima ‘scalata verso il cielo’.

“Il nuovo primo presidente della Corte di cassazione Giovanni Canzio, fresco di nomina da parte del plenum del Consiglio superiore della magistratura, troverà il benvenuto sul tetto del Palazzaccio – scrive Rizzo – . A Roma chiamano così, da sempre, la sede della suprema corte edificata fra il 1889 e il 1911 sulla sponda destra del Tevere, dirimpetto a piazza Navona. Dal progetto dell’architetto Guglielmo Calderini era scaturita una costruzione tanto gigantesca e pesante che sessant’anni dopo essere stata inaugurata avrebbe rischiato di sprofondare se non si fosse fatto ricorso a imponenti opere di consolidamento. In grado oggi di reggere, ne siamo sicuri, anche qualche decina di quintali in più. Tanti, in questi giorni di festa, se ne stanno ammassando sulla parte più bella del palazzo, quella da cui si gode la vista più spettacolare: Castel Sant’Angelo pare di toccarlo e il Cupolone è sullo sfondo. In quel punto, su una spaziosa piattaforma sopraelevata, sta sorgendo una grande struttura metallica (…). Della quale, per la verità, non è ancora possibile apprezzare la forma compiuta. Anche se le sembianze non sono di sicuro quelle di un ambiente lavorativo. Accanto alla struttura principale è stato collocato pure un locale chiaramente funzionale alla destinazione del corpo di fabbrica principale. Che ha tutta l’aria di essere realizzato per ospitare la futura roof-buvette della Cassazione”.

In altre parole cioé, sul tetto di un edificio storico della Capitale, palazzo che tra l’altro ha avuto storicamente problemi di stabilità che hanno richiesto lunghi e costosi interventi, si sta costruendo un meraviglioso ristorante bar panoramico (ad uso interno della Cassazione si presume che, è bene ricordare, offre comunque già all’interno della struttura il medesimo servizio).

Come rileva lo stesso Rizzo, le perplessità sono diverse. In primis la necessità: serve ai magistrati e ai dipendenti del Palazzaccio un altro punto ristoro? E se sì, era necessario costruirne uno ex novo sul tetto, con relativi costi? Costi, tra l’altro, sostenuti da chi? E poi, visto lo stato della giustizia italiana dove in molti tribunali manca la carta per le fotocopie, la spesa era ed è una priorità?

Questioni pratiche ed economiche che già da sole basterebbero a far nascere se non qualche dubbio almeno qualche domanda sull’opportunità della scelta. Ma questioni che ancora non toccano l’aspetto edilizio della cosa. Come si può infatti aumentare la cubatura su un tetto di un palazzo storico? In virtù del piano casa? Eppure, e giustamente, se un privato cittadino fortunato possessore di una terrazza in centro decide di chiuderla e farci una stanza di vetro arrivano i vigili. O almeno dovrebbero.

“Chi ha dato i permessi per costruire una cosa del genere sulla terrazza di un edificio vincolato, in una città dove è nel modo più categorico vietato (e giustamente) aumentare le cubature storiche – si domanda Rizzo -? O forse si è fatto ricorso a quelle normative speciali che consentono di realizzare opere in deroga a qualunque legge, anche quelle che tutelano i centri storici e i beni vincolati, per ragioni di sicurezza? Ragioni di sicurezza per la buvette dei magistrati di Cassazione? Domande che esigono risposte. Sarà lo stesso ritornello (‘è tutto in regola’) con cui l’amministrazione di palazzo Madama replicò undici anni fa a un articolo del Corriere con il quale il nostro Giuseppe Pullara aveva denunciato la comparsa di un ristorantino abusivo sulla terrazza della biblioteca del Senato, a pochi metri in linea d’aria dalla cupola del Pantheon?”.