Concordia dritta no a galla. Via in braccio a Vanguard bignave semisommergibile?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Settembre 2013 - 15:16 OLTRE 6 MESI FA

vanguardISOLA DEL GIGLIO – Ora è dritta, ma galleggerà? Per ora la nave non galleggia, è appoggiata su un fondale artificiale creato dalla bravissima ingegneria umana. I prossimi mesi, dopo la messa in sicurezza e prima del trasporto sino al porto dove verrà smantellata, serviranno a capire anche questo: se e come farla galleggiare, lei e il suo carico di acqua e derrate alimentari, di vernici e arredi. Per tirarla su occorrerà una forza, una quantità d’energia tripla rispetto a quella impiegata per raddrizzare la nave. E  bisognerà aspettare sino a marzo almeno per sapere come, se davvero galleggerà, la Concordia lascerà l’isola del Giglio.

Vederla andar via, veder navigare sia il lato normale che quello “oscuro” della nave, tralasciando al momento la questione del porto di ultima destinazione, è questione tecnica tutt’altro che risolta. Potrebbe andar via al modo classico e consueto, trainata lentamente da rimorchiatori e stabilizzata ai due latti da cassoni che sostengono la linea di galleggiamento. Ma una delle ipotesi più affascinanti in campo, è quella dell’utilizzo della nave semisommergibile Vanguard, un gigante dei mari capace di sollevare sino a 110 mila tonnellate. Dire nave è dire poco quando si parla della Vanguard: è lunga quasi quanto la Concordia e larga di più. Nave Vanguard viene ad esempio utilizzata per trasportae e collocare le piattaforme oceaniche, quelle che trivellano i depositi sottomarini di petrolio e gas.

Funziona così: la Vanguard imbarca acqua fino quasi ad immergersi, anzi si immerge tutto il vastissimo ponte come fosse la tolda di un sommergibile. Poi la piattaforma oceanica viene posta sull’acqua, sui metri d’acqua sopra il ponte della Vanguard immerso e quindi la Vanguard riemerge portando a questo punto “in braccio” l’enorme piattaforma. Si farà così anche per la Concordia?

Oltre 12 mila chili di gelato, quasi 11 mila di pasta, 18 mila bottiglie di vino e 14 mila pacchetti di sigarette. E poi 22 mila lattine di Coca Cola, 600 chili di grasso per motori e 350 di smalti, 300 litri di pittura e 84 d’insetticidi, 10 mila 900 chili di pesce e 11 mila uova per un totale di oltre cento tonnellate di rifiuti alimentari e 250 mila tonnellate di acqua marina che riempiono 6 dei 12 ponti della nave. E’ questo il contenuto, la pancia della Costa Concordia che ora è tornata in asse mostrando quello che è diventato il suo lato oscuro ma che ancora non galleggia e che, anzi, poggia sul fondale. Lato oscuro che per quasi due anni è rimasto sott’acqua, schiacciato tra il peso del gigante dei mari e i due speroni di roccia su cui si era adagiata.

Da ieri la Concordia è dritta e mostra la faccia, la fiancata che è diventata di un marrone/grigio uniforme, il colore della ruggine che ha aggredito i metalli e il colore delle alghe e del mare che l’hanno colonizzata. Mostra le due grandi schiacciature provocate dagli scogli del Giglio che, ad una prima ricognizione, sembrano aver compresso e distrutto balconi e finestre ma non la struttura della nave. Due ferite e una fiancata, quella di dritta, da cui si intravedono anche scorci di vita e divertimento che non ci sono più: il solarium, qualche tavolino, tende colorate che hanno perso la loro vivacità e materassi ormai più simili a spugne.

La fase di raddrizzamento, celebrata giustamente come il coronamento di un’impresa ingegneristica e, forse meno giustamente, come il successo dell’Italia “buona”, era però solo la fase 3 dell’opera, 3 di 6. Siamo quindi solo a metà del cammino. Bisognerà ora valutare lo stato dello scafo, metterlo in sicurezza, ancorarlo al fondale d’acciaio per lei creato in modo che possa affrontare l’inverno e prepararla per farla tornare a galleggiare. Oltre che, ovviamente, bisognerà cercare i corpi delle due vittime che ancora mancano all’appello e che, con ogni probabilità, ancora sono intrappolati nella parte sommersa della Concordia.

Nelle prossime settimane, e nei prossimi mesi, il relitto semisommerso della nave sarà ispezionato, imbracato e sulle sue fiancate saranno montati 15 cassoni per lato che, una volta svuotati dall’acqua, consentiranno alla Concordia di tornare a galleggiare. Se tutto andrà bene. A primavera poi, dopo che sott’acqua dei 32 metri attuali resteranno solo una 15 di metri della nave, l’ex gioiello della Costa dovrebbe mettersi in cammino, trainata da almeno 4 rimorchiatori, verso il porto dove verrà smantellata. Quale che sarà la sua destinazione, quale porto l’accoglierà è ancora da decidere e sul tema impazzano le polemiche e una guerra nemmeno sotterranea. Smantellare un colosso come la Concordia è infatti un’operazione che fa gola a molti.

Racconta La Stampa di oggi (18 settembre) che, nel novero delle ipotesi, c’è anche quella del ricorso alla nave sommergibile Vanguard. Un gioiello dei mari di quelli che gli appassionati di documentari possono vedere in tv e forse conoscono grazie alle serie come “Meganavi”. Il quotidiano di Torino la definisce “l’opzione più probabile” per il trasporto della Concordia. Un’opzione che metterebbe in campo, anzi in mare, la nave costruita in Corea nei cantieri Hyundai per conto di un armatore olandese, una nave unica al mondo con i suoi 275 metri di lunghezza (la Concordia è lunga 290) e i 70 larghezza ma, soprattutto, con la sua capacità di immergersi e caricare sul suo ponte sommergibile qualcosa come 110 mila tonnellate. In grado quindi, secondo La Stampa e a patto che venga svuota dall’acqua che ora la riempie, di sollevare e trasportare il relitto della Concordia.