Condominio, due milioni di dispetti: scotch sul citofono, balcone allagato…

di Riccardo Galli
Pubblicato il 18 Febbraio 2013 - 14:18| Aggiornato il 11 Luglio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Scotch sul citofono, corrente staccata, musica a tutto volume ma anche graffi sull’auto, allagamento di altrui balconi ed eliminazione fisica degli altrui animali domestici. E’ il menù dei dispetti che ogni anno due milioni di condomini italiani si concedono reciprocamente. Un fenomeno diffuso e soprattutto in crescita, complice la crisi che acuisce le tensioni sociali e personali e una legge relativamente nuova che sta facendo emergere un fenomeno antico ma mai monitorato.

 “Mi occupo ogni giorno di questi temi e posso confermare che sono in aumento – spiega Fabio Roia, giudice milanese, al Corriere della Sera -. Di sicuro uno dei motivi è che la norma di riferimento, l’articolo 612 bis del Codice penale, è di recente istituzione, risale al 2009. Dunque soltanto da poco viene applicata. Si tratta di “atti persecutori”, e anche se la legge è stata concepita per tutelare e difendere le vittime dagli ex partner, si configura perfettamente in tutti quei contesti in cui c’è una attività di molestia reiterata che procura cambio dello stile di vita o stati di ansia. Si applica perfettamente, quindi, alle relazioni condominiali patologiche”.

Minimizza invece il presidente dell’Anaci di Milano Dario Guazzoni: “I malesseri estremi sono pochi, considerando che otto italiani su dieci vivono in un condominio, forse i media danno troppo risalto alle eccezioni”.

Pochi o tanti che siano ogni anno, come dicono i dati dell’Anaci, l’associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari, due milioni di italiani sono coinvolti in liti condominiali. Liti che non si risolvono con un pacifico “vaffa”, ma liti che si trascinano fino ad arrivare di fronte ad un giudice: “Ogni anno sono due milioni i conflitti che nascono all’interno di un condominio – spiega Pietro Membri, presidente dell’Anaci -: 350 mila trovano una soluzione amichevole grazie al giudice di pace, mentre 200 mila finiscono in Tribunale”.

L’ultimo caso in ordine di tempo e sentenza arriva dal padovano dove un uomo di 43 anni è stato costretto dal giudice ad abbandonare l’appartamento dove viveva con la fidanzata.  Motivo: “Stalking condominiale”. Stalking, cioè molestie persecutorie che consistevano in performance amorose, rigorosamente notturne, particolarmente rumorose condite da musica a tutto volume, sempre di notte, oggetti lanciati contro le pareti e minacce ed insulti per chi protestava. Dopo otto denunce l’uomo è stato allontanato dal condominio ma le sue imprese sono in realtà poca cosa se messe a confronto con quanto altri condomini in tutta Italia riescono a fare.

Nel campionario dei dispetti condominiali figurano infatti imprese ben peggiori di quelle di cui il padovano in questione si è reso protagonista: dai graffi alla macchina dell’odiato vicino sino all’eliminazione fisica del gatto, del cane o di qualsivoglia animale domestico abbia l’unica colpa di essere di proprietà del rivale di pianerottolo. E poi lo scotch messo sul citofono, o peggio la gomma da masticare, in modo che suoni ininterrottamente, possibilmente di notte, sino a che qualcuno non si prenda la briga di liberare il campanello, pratica particolarmente spiacevole quando non lo scotch ma una gomma piena di saliva altrui deve essere rimossa. E poi rumori e innafiamenti molesti, cicche e rifiuti buttati dai balconi sui terrazzi altrui sino ai posti macchina o gli spazi comuni occupati abusivamente. Senza dimenticare i “dispetti ingegnosi”, le trovate di genio per far impazzire gli odiati vicini di casa, come nel caso di due fidanzati vicentini condannati a traslocare perché avevano l’abitudine di staccare la corrente ai vicini in vacanza in modo che al loro rientro trovassero frigo scongelato e casa allagata.

Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale sullo stalking, riporta il Corriere, soltanto a Roma quello condominiale rappresenta il 27% dei casi di violenza. Cosa fa scattare le guerre condominiali ha provato a capirlo l’Anammi, l’associazione nazional-europea degli amministratori di immobili, che ha stilato un elenco: al primo posto ci sono i rumori e gli odori provenienti dagli altri appartamenti, poi l’invasione delle aree comuni, l’innaffiatura di piante sul balcone, la presenza degli animali domestici, il bucato in evidenza, mozziconi o briciole gettati dalla finestra. Cause che spesso coincidono con i dispetti da infliggere nella difficile vita condominiale.