Crisi, fisco, caso? Dall’Italia scappa più di un miliardo al giorno

di Riccardo Galli
Pubblicato il 13 Ottobre 2014 - 13:28 OLTRE 6 MESI FA
Foto d'archivio

Foto d’archivio

ROMA – Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco e il ministro Pier Carlo Padoan, da Washington, hanno spiegato che ci sono delle “circostanze eccezionali” e che almeno in parte il dato è “fisiologico”. Ma al netto dei distinguo, come ha riportato Federico Fubini su Repubblica, è in atto una vera e propria fuga di capitali dal nostro Paese. Tra agosto e settembre 67 miliardi di euro hanno lasciato l’Italia. Più di un miliardo al giorno.

“In agosto – scrive Fubini – dall’Italia sono usciti capitali per 30,3 miliardi di euro, mentre la corsa verso l’estero in settembre ha addirittura accelerato con un saldo negativo di 37 miliardi. Era dal periodo drammatico fra la primavera 2011 e la primavera del 2012 che non si assisteva a un’emorragia così sostenuta. La tendenza è fotografata dal sistema europeo delle banche centrali, l’Eurosistema che dà vita alla Bce, attraverso i saldi di Target 2. Quest’ultimo è il meccanismo di pagamenti anche fra privati in Europa, che l’Eurosistema segue perché sono le stesse banche centrali a regolare i pagamenti attraverso i confini con un meccanismo di crediti e debiti”.

Un dato chiaro. Che dall’Italia siano volati via quasi 70 miliardi non è un’opinione né un numero da verificare. E secondo l’analisi fatta da Fubini questa fuga è figlia, come spiega Frank Westermann dell’università di Osnabrueck, del continuo andamento negativo della nostra economia. L’Italia è infatti il solo Paese della periferia che resta in recessione, senza risultati visibili dalle riforme.

Inoltre, poco meno di tre anni fa le banche italiane hanno preso in prestito oltre duecento miliardi di liquidità dalla Bce per il tramite della Banca d’Italia, fornendo in garanzia dei titoli del Tesoro. Tra poco queste operazioni saranno definitivamente chiuse e i Btp o i Ctz potrebbero essere svincolati. Motivi questi che spiegano come mai l’unica protagonista della fuga sia solo l’Italia, e non le altre economie periferiche o deboli dell’eurozona. Dati simili non arrivano infatti da Grecia, Portogallo o Irlanda che vedono la loro bilancia muoversi secondo prassi.

Westermann offre però anche una spiegazione politica e meno tecnica della fuga: Draghi nel 2012 promise interventi illimitati della Bce solo in difesa di quei Paesi che avessero accettato la troika, cioè un programma di politiche controllate e monitorate dal resto d’Europa. E l’Italia è il solo Paese del Sud a non averlo sottoscritto, e ha un sistema politico che rifiuta la troika.

Ma che fine hanno fatto questi miliardi di euro che hanno lasciato il nostro Paese. Una metà circa è finita in Germania mentre il restante ha lasciato l’eurozona, contribuendo all’indebolimento sul mercato dei cambi della moneta unica.

Dagli Stati Uniti, dove si trovano sia il ministro delle Finanze Padoan che il governatore Visco per partecipare ai lavori del Fondo Monetario Internazionale, i due spiegano come la fuga non sia un problema né tantomeno un campanello di allarme. “Non c’è alcuna fuga di capitali dall’Italia”, ha detto Visco. Secondo il governatore, “la riduzione” registrata negli ultimi mesi “è legata motivi tecnici e a due fenomeni in particolare. Innanzitutto, è venuto a scadenza un consistente pacchetto di titoli in mano a non residenti che non è stato coperto da nuove emissioni del Tesoro per un valore di circa 20 miliardi di euro. Inoltre, c’è stato l’Ltro che ha comportato un aumento della liquidità attinta dalla Bce e non dal mercato bancario estero. E anche questo ha un valore di una ventina di miliardi. A ottobre”, ha concluso il governatore, “il fenomeno è in risalita”.