Evadi le tasse? Ti vieto il voto. Il fascino di una proposta impossibile

di Riccardo Galli
Pubblicato il 23 Agosto 2012 - 13:58 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “È vitale che si comprenda la necessità, in generale ma ancor più in questa fase storica, che tutti paghino le tasse. Può sembrare un’affermazione forte, ma io non vedrei male una norma per cui l’accertamento di un’evasione fiscale di un certo rilievo possa comportare la perdita dei diritti elettorali… Non per sempre, magari solo per un certo periodo…”. A sostenere questa drastica posizione è Francesco Pizzetti, giurista, docente di diritto costituzionale e per sette anni, dal 2005 sino al giugno di quest’anno, presidente dell’Autorità garante per la privacy in un’intervista ad Avvenire.

Una posizione inusuale e per certi versi scioccante, specialmente in un paese come l’Italia dove chi evade viene considerato per lo più un “peccatore sociale” ma non certo “mortale”, proposta avanzata non da un fan dello Stato assoluto e Leviatano e neanche da una sorta di tribuno della plebe, ma da un esperto di diritto. “Negli Stati Uniti d’America – continua Pizzetti – chi non paga i tributi viene considerato dagli altri cittadini una specie di ladro, che ruba qualcosa anche a loro. E costoro sono i primi anticorpi a respingere, a livello sociale, il virus dell’evasione. In Italia invece si continua a considerare chi buggera l’erario un tipo astuto, lo si chiama ‘furbo’, quasi a sottolinearne l’abilità nel gabbare lo Stato”.

“A mio parere, un cittadino è tale se rispetta le leggi e paga le tasse. Ha presente il vecchio e solido principio liberale del no taxation without representation, per cui non si pagano le tasse se non si possono eleggere propri rappresentanti? Ecco, può funzionare anche capovolto: se non si pagano le tasse, non si avrà diritto ad eleggere o ad essere eletti…”.

Sulla base delno taxation without representation sono nati gli Stati Uniti d’America, proprio perché i coloni, visto che pagavano le tasse alla corona britannica, chiedevano di essere rappresentati in Parlamento. Un principio fondamentale quindi per le democrazie occidentali, di cui la nostra fa parte, quello citato da Pizzetti. L’Italia però non è l’America e gli italiani non sono gli statunitensi. Lì, oltreoceano, chi evade è una sorta di paria della società e spesso, finisce in carcere. Perdere i diritti civili è un fatto quasi accessorio nella legislazione a stelle e strisce. Lì, e a dire il vero, anche nel resto d’Europa, il fisco è molto più “amico” di quello italiano quando comanda e dispone. Però se non paghi smette subito di essere “amico” e mette subito la faccia brutta. Da noi invece chi evade è riesce a rinviare a lungo, molto a lungo la sanzione fiscale e finora non subiva per nulla sanzione sociale. Quando gli va molto male, all’evasore viene contestata condotta viene poco “elegante” dal punto di vista sociale. Di contro invece, e per paradosso, chi paga sino all’ultimo centesimo viene persino quasi mai creduto, talvolta perfino deriso.

La proposta/provocazione di Pizzetti susciterà per questo anche molte critiche. Ma sul web sono già in molti ad appoggiarla e qualcuno ritiene che ci si dovrebbe spingere anche oltre, con punizioni più severe.

L’evasione è un male sociale, e va estirpata. E questo è un fatto. Ma sarebbe giusto togliere il diritto di voto e il diritto ad essere eletto agli evasori? L’evasione è, di fatto, un reato contro la società e contro la collettività. Chi ruba i soldi delle tasse li ruba allo Stato, e quindi a tutti i cittadini. Li ruba agli ospedali, alle scuole, alle risorse per le infrastrutture, ai disoccupati, ai giovani, agli anziani bisognosi di assistenza e via dicendo. Giusto quindi, persino naturale che chi evade perda il diritto a scegliere chi lo Stato amministra e non possa amministrare alcunché di pubblico. Il problema è casomai che, almeno in Italia, la perdita dei diritti civili sarebbe probabilmente una pena da comminare a…Già, a chi togliere il diritto di voto attivo e passivo almeno per un po’?

Facciamo un esempio puramente teorico. Prendiamo il classico imprenditore, magari edile, che evade sistematicamente da anni e porta soldi a Montecarlo piuttosto che in Svizzera o altrove. Non poter più votare una volta scoperto, per lui potrebbe non voler dire nulla, non costargli di fatto niente. Anche gli eventuali appoggi politici potrà comunque garantirseli finanziando magari questo o quel candidato. Se anche l’evasore scoperto fosse un politico, è verosimile ritenere che la sua ricchezza nascosta ed evasa derivi non dagli emolumenti pubblici che sono tassati, ma da altra fonte. Perderebbe la possibilità di arricchirsi ancora, non il maltolto alla collettività. Ma questi sono casi come usa dire “di scuola”, per pensare di togliere in concreto il diritto di voto all’evasore conclamato bisognerebbe rispondere a molte difficili domande.

La prima: quando un evasore è manifesto e conclamato, a quale livello di accertamento e chi accerta, solo la Agenzia delle Entrate o anche la magistratura? Insomma ci viole un processo e una sentenza per togliere il diritto di voto? Probabilmente sì, e allora la sanzione arriva l’anno del mai e il giorno del poi?

La seconda a quale livello di evasione scatta la sanzione civile? Diecimila, centomila, un milione di euro? E chi e come stabilisce quanto alta o bassa debba essere l’asticella?

La terza, quanto dovrebbe durare la sospensione del diritto di voto, a vita, una legislatura, o addirittura si crea una sorta di “libretto a punti” dell’elettore contribuente dove i punti si perdono o si acquistano?

Tanto affascinate quanto sostanzialmente impraticabile togliere il diritto di voto all’incallito evasore fiscale. Quando questa è metodo, organizzazione, affare e quando riguarda cifre consistenti la soluzione, la repressione più semplice è quella applicata in altri paesi. Non abbiamo nulla da scoprire se vogliamo: un mix di salasso ai beni, al portafoglio dell’evasore e una pena afflittiva, breve ma sicura, che consiste nella privazione della libertà. Quanto al diritto di voto, se lo togliessimo a chi evade il fisco, che dovremmo fare con quelli che il voto lo chiedono, chiedono di esser votati in nome della loro comprensione per chi il fisco lo evade?