Expo aprirà “camuffata”. Cantieri 74% ancora aperti a 30 giorni dal via

di Riccardo Galli
Pubblicato il 1 Aprile 2015 - 14:21 OLTRE 6 MESI FA
Expo

Expo (foto Ansa)

MILANO – L’Expo ‘camufflata‘, questo si avvia ad essere l’Esposizione Universale che tra un mese esatto prenderà il via a Milano. Visto lo stato di ritardo dei lavori, da poco è stata chiusa una gara d’appalto da oltre 2 milioni e mezzo di euro per la fornitura e la messa in opera degli ‘Exthernal exhibition elements’, che in italiano nient’altro sarebbero che dei pannelli con degli sfondi per nascondere le parti non finite delle opere. Nel ventennio spostavamo i caccia che l’aeronautica aveva in dotazione per compiacere il Duce che visitava le basi, non siamo certo a questi livelli, ma la “tradizione” resta. Oggi mettiamo dei finti sfondi per non guastare la visita di tutti quelli che andranno all’Esposizione facendo, come si dice in modo aulico, un’operazione di camufflage, cioè di mascheramento. L’unica, magra, consolazione è che non stanno meglio messi i padiglioni di molti dei paesi espositori, ma non sono comunque loro ad organizzare la manifestazione.

“Dei 34 lotti di competenza italiana – non vanno contati i 53 padiglioni esteri selfbuilding – il 74% è ancora in lavorazione – scrive Fabio Poletti su La Stampa -, il 9% in fase di collaudo, altrettanti sono già finiti, il 6% sono sottoposti a verifica amministrativa e l’1% sono sospesi. Nel cantiere che non dorme mai dove quasi 6 mila operai fanno turni di 24 ore e dove si lavora contemporaneamente per completare gli edifici e finire gli allestimenti interni”.

Come si sia arrivati a questo punto, rischiando di trasformare quelle che dovrebbe e vorrebbe essere una vetrina per pubblicizzare il nostro Paese in una vetrina delle nostre cattive qualità, l’analizza, sempre su La Stampa, Michele Brambilla. Ovviamente l’essere arrivati a questo stato delle cose a 30 giorni dall’apertura non è imputabile ad un unico fattore, ma è il risultato della somma di una serie di fattori, alcuni certamente colposi e anche dolosi, ma tra cui figura anche la sfortuna.

“Dell’Expo s’era cominciato a parlare addirittura nel 2006 – racconta Brambilla -. Un paio di anni più tardi il Comune di Milano se l’era aggiudicato formalmente, grazie all’impegno della giunta Moratti. Poi, qualcosa è successo e, come sempre in questi casi, un po’ di colpa è anche della sfortuna. Infatti a un certo punto è arrivata, imprevista, la grande crisi economica, e il governo – ministro Tremonti – ha cominciato a tagliare a Milano un certo numero di finanziamenti. Poi, ancora più imprevisto, è arrivato il terremoto de L’Aquila, e i fondi per la costruzione della quarta linea della metropolitana milanese sono stati dirottati in Abruzzo. Ma la sfortuna, come sempre, non basta a spiegare. L’amara verità è che Milano ha commesso molti errori. A cominciare dal fatto che non ha saputo fare squadra. Ci sono stati litigi infiniti, e del gruppo dirigente iniziale è rimasta solo Diana Bracco, la presidente: gli altri sono cambiati tutti. Poi ci sono stati problemi per l’acquisizione delle aree. Poi ci sono stati gli episodi di corruzione, e le inchieste”.

Come se non bastasse, persino una delle principali ‘porte’ d’accesso ad Expo è in ritardo sul suo restyling che non sarà terminato in tempo. E’ la Torino-Milano, l’autostrada A4 che da qui alla fine di aprile Satap, il concessionario che la gestisce, ha programmato di chiudere nottetempo per 3 volte per permettere di asfaltare il manto da Ghisolfa a Certosa. Dal primo maggio, giorno di inaugurazione dell’Expo, da Torino a Milano e per sei mesi, su tutta l’autostrada ci sarà un blocco quasi totale dei cantieri. Satap ha accolto il pressing degli organizzatori dell’evento. Ma per far questo si è deciso lo slittamento di due anni, al 2019, della fine dell’ammodernamento iniziato nel 2002. Con conseguente aumento dei costi: 30 milioni in più che si aggiungono agli 1,5 miliardi previsti.

Diana Bracco, presidente di Expo 2015 e commissario per il Padiglione Italia, rassicura tutti: “Il primo maggio apriremo tutto. Anche l’Albero della vita è a buon punto, sarà pronto in una ventina di giorni. Stiamo andando avanti bene. Ci sono tanti operai al lavoro anche sul Cardo Sud”. Tutti sperano che abbia ragione, anche se i numeri non sono rassicuranti, soprattutto quelli che riguardano gli ‘Exthernal exhibition elements’: due milioni e mezzo di euro di pannelli per nascondere, hanno un suono assai simile a quello di una smentita.