Fisco, 730 pre compilati 2015 inutili al 90%. E il Pin chi ce lo dà?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 2 Gennaio 2015 - 13:02 OLTRE 6 MESI FA
Il modello 730

Il modello 730

ROMA – Entro il 15 aprile e a partire dal 15 febbraio dovrebbe arrivare, o meglio dovrebbe essere disponibile per i contribuenti italiani, la dichiarazione dei redditi pre-compilata. “Elimineremo un certo modello di dichiarazione dei redditi – prometteva qualche mese fa il premier Matteo Renzi da Genova -. Al suo posto ci sarà un nuovo modello per semplificare la vita fiscale dei contribuenti”. “Il 730 diventa un mini-sito personale nel quale molti spazi sono già riempiti con i dati in possesso del fisco e gli altri potranno essere integrati”, spiegavano le slide del governo a novembre.

E con l’anno nuovo, la promessa rivoluzione diventerà realtà. Ma realtà monca. E comunque per ora imperscrutabile.

Come promesso, è vero che per le dichiarazioni dei redditi relativi al 2014 i contribuenti italiani avranno a disposizione il 730 pre-compilato, ma non è vero che lo riceveranno a casa. Bisognerà invece scaricarlo dal sito dell’agenzia delle entrate. Operazione solo apparentemente semplice visto che per accedervi l’Agenzia dovrà inviare un codice pin, che in questo caso si chiamerà spid. Spid che sarà la chiave individuale per accedere a servizi web di Inps, Agenzia delle Entrate, Comuni, scuole, Asl e via dicendo. La chiave che apre la Pubblica Ammnistrazione…

Ma chi ce la dà questa chiave e come? Quando? Dove si prende o si elabora? Sarà mica come il Pin Inps che metà lo sai e metà lo sanno loro e comunque se lo perdi rifarlo è stimolante avventura web-burocratica? Finora non è chiaro, anzi non si sa per nulla, come questo codice sarà assegnato: come il codice dell’Inps, fornito in due tranche e con metodi differenti di spedizione, o come?

Come promesso poi il modello pre-compilato, una volta ottenuto, conterrà una serie d’informazioni, ma non tutte: oltre ai dati sui redditi da lavoro e quelli immobiliari, il fisco indicherà infatti anche gli interessi passivi sui mutui (per 3,2 milioni di dichiarazioni), i premi per le assicurazioni su vita, morte e infortuni (per altre 4,2 milioni) e i contributi per la previdenza complementare (per 600mila dichiarazioni). Resteranno, però, esclusi i dati sulle spese mediche, funebri, di istruzione e le donazioni alle Onlus.

Voci che generano numeri impressionanti. Basti pensare che tra scontrini di farmaci, visite mediche (ma anche oculistiche, odontoiatriche o specialistiche) e fatture per prestazioni sanitarie, nel 2013 sono stati oltre 14 milioni (uno su 3) gli italiani che hanno richiesto il bonus del 19% di queste spese mediche, pari a 2 miliardi e 356 milioni di euro, cioè uno sconto medio di 166 euro. E numeri che sono ancora più impressionanti se si considera che al netto dei bonus richiesti sono circa il 90% le dichiarazioni dei redditi che contengono spese mediche. Ragion per cui il 90% dei modelli pre-compilati andrà corretto, una media sufficientemente alta per far cominciare a somigliare l’operazione “fisco amico” ad un esercizio di stile.

Ma non solo, perché l’operazione modifica nasconde una nuova insidia. La nuova regolamentazione in materia stabilisce che se per l’approvazione del modello pre-compilato basterà un click, in caso di modifica occorrerà invece rivolgersi ai Caf o ad un commercialista. Sia l’uno che l’altro, d’ora in poi, saranno responsabili in prima persona in caso di integrazione sbagliata o mendace, cioè anche nel caso in cui il contribuente fornisca un’informazione falsa. Misura che in un contesto in cui solo un piccola percentuale deve essere modificata ha un senso, imponendo di fatto controlli doppi su chi vuole modificare la dichiarazione pre-confezionata dal fisco stesso. Ma in un universo in cui praticamente tutte, o comunque la maggior parte delle dichiarazioni andranno corrette, la norma rischia di finir col pesare sulle tasche dei contribuenti, Caf e commercialisti è infatti molto probabile che si assicurino per l’onere della responsabilità in più, e il costo finirà in fattura.

Dal 2016, è promesso, tutto questo finirà. A partire da quella data e per i redditi relativi al 2015 saranno infatti inserite nelle dichiarazioni anche le spese mediche, riequilibrando il tutto. Il che comunque non eviterà l’avvio a singhiozzo.