Totti ha torto ma fategli contratto. Dio del calcio lo vuole

di Riccardo Galli
Pubblicato il 21 Aprile 2016 - 13:35 OLTRE 6 MESI FA
Totti ha torto ma fategli contratto. Dio del calcio lo vuole

Totti festeggiato dai compagni (foto Ansa)

ROMA –Totti ha torto: non si puntano i piedi per un contratto da calciatore a quaranta anni, non si pretende dagli altri umani quel che l’anagrafe nega. Però, eppure, ma…fategli il contratto a Francesco Totti. Un contratto da calciatore il prossimo anno quando ne avrà quaranta. Perché Totti ha vinto, ha segnato due gol anche alla ragionevolezza. Diciassette secondi dall’ingresso in campo, prima palla toccata, primo gol. Due minuti dopo secondo gol. Prodigio, leggenda, si faccia il contratto ad entrambi, ormai si deve. Ancor più di quanto si possa. Dio del calcio lo vuole.

La Roma ha vinto. E ancora una volta lo ha fatto grazie a Francesco Totti. Il capitano giallorosso nella gara contro il Torino è entrato in campo al minuto 86, con la Roma sotto di un gol, e in due minuti ha realizzato una doppietta che ha ribaltato il risultato ipotecando il terzo posto e con questo i preliminari di Champions League, e tenendo aperte le speranze giallorosse di raggiungere il Napoli al secondo posto che vale l’accesso diretto all’Europa che conta e ai 70/80 milioni di euro che questa vale. La Roma ha vinto quindi, e ha vinto anche Totti che con la doppietta dell’Olimpico ha aggiunto un nuovo, ennesimo capitolo alla sua incredibile storia calcistica e umana e riaperto, se mai si fosse chiusa, la questione sul possibile prolungamento per un altro anno del suo contratto da calciatore.

“Il Messia! Il Messia! La dovete fare finita di dire tutte queste cazzate!”. “Alla facciaccia vostra, alla facciaccia vostra, e di tutti quelli che ne parlano male. Tre su tre ce ne ha risolte. Pallò chiama subito, chiama stasera: fagli il contratto. Bello de casa, bello de casa, bello de casa”. Carlo Zampa, ‘the voice’, la voce storica della Roma ieri ha raccontato così la prodezza del capitano giallorosso, e Pallò, al secolo James Pallotta, presidente della asRoma, ha risposto all’Ansa dicendosi “orgoglioso del capitano”. Ma anche un telecronista ‘laico’ come quello di Sky raccontava che “è incredibile, è venuto giù lo stadio, non si è mai vista una cosa così”.

A vedere le facce di chi era allo stadio, anche chi non è romano e romanista ha capito e toccato che in quei gol c’era qualcosa di più. Persone in lacrime, sciarpe col suo nome e, dopo il triplice fischio, nelle macchine in fila ai semafori, nei capannelli ai chioschi sul Lungotevere, a Porta Maggiore, a Testaccio, a Ponte Milvio, nei bar dove si raduna il popolo tifoso non si parlava e non si parla d’altro. “Un capitano, c’è solo un capitano”, titola oggi il Corriere dello Sport, e persino la milanese Gazzetta dello Sport si scioglie: “Totti sei un mito”.

Mito a parte però rimane e ritorna la questione evocata da Zampa nel suo “faje er contratto”. Totti, e non è un mistero, vorrebbe continuare a giocare ancora un altro anno. La società tentenna, la piazza lo vuole ma l’anagrafe e il rapporto non proprio idilliaco con l’allenatore Spalletti remano contro. Almeno sino a ieri, sino alla doppietta del capitano che sembra aver messo tutti d’accordo, diretti interessati esclusi.

Ma se Totti certamente merita per quel che ha fatto non solo un altro anno di contratto ma altri cento, mille anni in giallorosso, va o almeno andrebbe fatta chiarezza sul suo ruolo e impiego. “Io sono uno dei pochi che tratta Totti da calciatore”, disse Spalletti poco dopo il primo, clamoroso litigio col ‘Pupone’. “Quando io faccio la formazione non ho né padre, né madre, né figli, né parenti”, ha aggiunto poi.

“Tanto per chiarire che Totti – scrive Fabrizio Bocca su Repubblica -, secondo l’allenatore che ha preso il posto di Garcia, portando la Roma, dal quinto al terzo posto, e con vista sul secondo, è ormai uno dei tanti. Spalletti è un duro moderno, alla Ottavio Bianchi, alla Fabio Capello. Ma per quanto le ultime tre partite dicano il contrario, tutti i torti non li ha. Bisognerebbe insomma mettersi anche nei suoi panni. “Questa storia nasce e cresce su una serie di storie vissute che non la fa mai essere pari – ha detto dopo l’exploit del pensionando all’Olimpico -. E’ una storia che ci mette contro, ma io sono coerente. So come vanno le cose e capisco che a lui questa situazione non vada molto bene. Io purtroppo devo fare la parte del cattivo, ma le scelte che faccio sono per vincere le partite”. (…) Il toscano è sicuramente un tipo tosto, potrà anche apparire come il killer del Totti calciatore, ma ha messo così tanta rabbia in corpo al capitano, da farlo esplodere ogni volta che entra. E se lo facesse diabolicamente apposta? Non è mica uno stupido Spalletti”.

Qui, nell’analisi di Bocca, c’è l’essenza e la quadra della ‘questione contratto’. Totti lo merita e lo ha dimostrato ancora una volta. La Roma, la società glielo deve. Ma lui, il Capitano con la ‘C’ maiuscola, il Pupone deve comprendere le ragioni della squadra. I suoi piedi sono senza età, come la sua testa, ma non così il suo corpo. Se Totti è in grado di gestire e gestirsi entrando negli ultimi dieci minuti può, forse anche per più tempo che un solo anno, continuare ad essere un valore aggiunto per la Roma e per il suo allenatore. Se invece la sua voglia di giocare, umanamente comprensibilissima, viene anteposta al bene della squadra, creando tensioni nello spogliatoio, la sua presenza rischia di diventare controproducente.