Grecia. Mutui, tasse e affitti non si pagano più. Ma le armi Usa sì

di Riccardo Galli
Pubblicato il 24 Aprile 2015 - 12:52 OLTRE 6 MESI FA
P-3B Orion

Il P-3B Orion

ATENE – La Grecia oggi: il paese del non si paga. Moltissimi non pagano l’affitto, la rata del mutuo, le scadenze fiscali. Moltissimi ritirano gli euro dai conti correnti in banca. L’euro, sì proprio la banconota, tantissimi la blindano in casa e pochissimi la spendono per pagare. Effetto doppio: l’input iniziale del noi non paghiamo trasformato da slogan elettorale in comportamento sociale e il forte dubbio che domani l’euro non ci sia più almeno in Grecia e che quindi sia proprio il caso di accaparrarselo o comunque non disperderlo, men che mai per pagare. Così la Grecia scivola, più che fuori dell’euro o della Ue, scivola giù.

L’affitto no, ma le forniture militari sì. In Grecia la situazione è ormai questa: in molti hanno smesso di pagare le tasse e le rate dei mutui, e persino gli affitti delle case, perché nessuno si sente in fondo sicuro sulla permanenza del paese di Socrate nell’area euro e soprattutto nessuno scuce i suoi di euro, nessuno paga nessuno. E un po’ anche perché, in verità, la politica del governo Tsipras ha in qualche modo giustificato questo modus operandi perché lui per primo, ai creditori della Grecia, ha voluto dir no. Ma se dice no e chiede tempo, dilazioni e sconti, contemporaneamente il governo di Atene spende, segretamente ma poi nemmeno tanto, 500 milioni di euro per comprare tecnologia militare dagli Stati Uniti.

“Per ora le piazze di Atene sono vuote, ma l’accordo (riservato) da 500 milioni che il governo ha concluso per le navi da guerra americane P-3B Orion ha un significato preciso: Tsipras spende in armamenti più del doppio di quanto impieghi contro la ‘crisi umanitaria’ perché non è certo di avere la fedeltà dell’esercito, quindi intende comprarsela”. Questa la ricostruzione che Federico Fubini fa su Repubblica dell’acquisto di armamenti a stelle e strisce da parte del governo Tsipras. Una ricostruzione che forse contiene delle imprecisioni, il P-3B Orion è infatti un aereo quadrimotore a turboelica prodotto dalla Lockheed, ma danno il senso di quello che sta accadendo in Grecia.

La permanenza di Atene all’interno della moneta unica è infatti ogni giorno sempre meno scontata, nonostante le continue parole di rassicurazione, e probabilmente di facciata, di capi di governo e banchieri di mezza europa.

“Gradualmente, ma visibilmente, la più antica nazione d’Europa sta scivolando via – scrive ancora Fubini -. Paradosso è una parola greca ed è esattamente ciò che Tsipras ha prodotto con il suo rifiuto delle politiche europee da lui accusate danneggiare la società. Il governo rigetta quelle politiche, dunque si trova tagliato fuori da nuovi prestiti e deve requisire denaro ovunque, con il risultato di svuotare e paralizzare il resto del Paese. Sta rastrellando la cassa delle municipalità, di società statali, fondi pensione, ospedali pubblici. Come nota Silvia Merler di Bruegel, nel primo trimestre di un anno fa lo Stato ellenico aveva versato 500 milioni alle imprese fornitrici, ma nel primo trimestre di quest’anno ne ha pagati solo 43. Per sopravvivere finanziariamente, il governo non esita a sequestrare il poco di ossigeno che rimaneva a tutto il resto dell’economia”.

Una realtà che ormai fa meno notizia rispetto anche a poco tempo fa, un po’ perché a forza di allarmi ci si fa l’abitudine, e un po’ perché oggi i rischi di contagio di un’eventuale ‘grexit’ sono molto meno alti. Italia e Spagna vedono i primi segni di una ripresa, seppur timida, e la Banca Centrale Europa con il suo Quantitative Easing, l’arma bazooka’ di Mario Draghi, ha messo in sicurezza la liquidità, e quindi le banche, del vecchio continente.

Ma se il sempre più probabile addio di Atene all’euro viene vissuto meno drammaticamente a Roma, a Parigi e a Bruxelles, in Grecia le cose vanno diversamente. Moltissimi hanno infatti smesso di pagare le rate del mutuo, le scadenze del fisco o anche semplicemente l’affitto. E al senso di emulazione verso un governo eletto sulla promessa di rinnegare i propri debiti, si è ora sostituita l’incertezza, la povertà, il enso che le regole del vivere comune a questo punto sono sospese tra le ragioni per cui i greci non onorano più i propri debiti.

Se salvare l’economia greca diverrà definitivamente impossibile, e non solo per colpa delle politiche obiettivamente non lungimiranti della Merkel ma anche per colpa dei greci e del governo che si sono dati, l’unica speranza è che questo serva di lezione all’Europa per comprendere che per stare insieme servono istituzioni e politiche unitarie, e non solo una moneta che vale da Amsterdam a Lisbona.