Gli immigrati evitano l’Italia impoverita. L’Ocse: dovete richiamarli

di Riccardo Galli
Pubblicato il 28 Giugno 2012 - 15:18 OLTRE 6 MESI FA

foto LaPresse

ROMA – E ora chi glielo spiega, non tanto allo stanco Umberto Bossi e ai suoi disorientati mangia-stranieri, quanto ai milioni e milioni di italiani sinceramente convinti che gli immigrati sono indigesto pastone tra danno, guaio, pericolo e fastidio? L’Italia deve migliorare la sua immagine nei confronti degli immigrati altrimenti, in meno di un lustro, non avrà più la manodopera necessaria a soddisfare i bisogni del mercato del lavoro. E a dirlo non è qualche ex figlio dei fiori, ma un rapporto Ocse sull’immigrazione.

La questione non è nuova: all’Italia, come a più o meno tutti i paesi industrializzati, gli immigrati servono. Servono per raccogliere la frutta nei campi come per costruire la case, servono per badare ai nostri figli e ai nostri anziani come servono per le fabbriche. E servono, non ultimo, per le nostre casse pubbliche in cui versano fior di denaro che spesso non recuperano in termini di prestazioni e pensioni. Peccato che, causa crisi, L’Italia sia diventata troppo povera per attirare immigrati. Tendenza già in atto da qualche anno ma che, nel resto del vecchio continente, sta lasciando spazio a qualche nuovo arrivo, mentre da noi viene confermata anche per il 2011.

Nei primi dati del 2011 si registra un miglioramento delle condizioni economiche grazie al quale l’immigrazione torna a salire nella maggior parte dei paesi europei ma non in Italia, scrive il rapporto dell’Ocse. Tradotto: negli altri paesi la crisi sembra allentare la presa e quindi le loro economie tornano ad essere allettanti ed un richiamo per gli stranieri, mentre noi siamo ormai considerati troppo poveri per attirare chicchessia.

Il dato non è nuovo, che meno lavoro e crisi avessero come conseguenza accessoria meno immigrazione era universalmente noto. E già da qualche tempo nel nostro Paese si registrano meno arrivi e soprattutto più partenze: meno arrivi di cittadini extracomunitari e non in cerca di migliori condizioni di vita e più partenze di stranieri che in Italia sono passati solo per raggiungere un’altra destinazione o che ormai reputano il nostro Paese non più in grado di offrire qualcosa e prendono quindi la strada di Francia, Germania o altro. Diversi anche i casi di stranieri che sono tornati a casa, come in Romania o in Ungheria, dove ormai le condizioni di lavoro e vita per loro sono diventate competitive con quelle che poteva offrire loro il nostro Paese.

A Bossi, e a dire il vero non solo a lui, a leggere queste notizie e questi dati verrà voglia di brindare. Ma da brindare non c’è nulla perché, come detto, a noi gli immigrati servono. Non si tratta di spirito ecumenico, sentimento di eguaglianza o altro, ma di mero calcolo economico. Scrive ancora l’Ocse: “Se si continua così, entro il 2015 gli attuali (livelli) d’immigrazione non saranno sufficienti” a garantire le necessità del mercato del lavoro con una popolazione che invecchia. “Entro il 2015” recita il rapporto Ocse, cioè entro domani.

Ma quello che agli occhi di chi ha sempre spinto per politiche di limitazione dell’immigrazione apparirà certo più indigesto, è il consiglio e l’indicazione che il segretario generale Angel Gurria dà: se i Paesi dell’Ocse vogliono mantenere i flussi “devono mantenere e migliorare l’attrattività dei lavori offerti. E garantire i ricongiungimenti familiari”.

Il rapporto dell’Ocse, incredibile ma vero, soprattutto dura da digerire come in fondo accade ad ogni dato della realtà: gli immigrati evitano l’Italia perché si è impoverita e si impoverirà sempre di più se non saprà attrarre immigrazione. E’ un mondo complicato, anzi complesso: ciò che ieri temevi domani potresti rimpiangerlo.