L’Imu in tre rate non conviene: già a settembre sborsi il 66%

di Riccardo Galli
Pubblicato il 16 Aprile 2012 - 14:52 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Giugno si avvicina, con  la scadenza per pagare la prima rata dell’Imu. Scadenza che agita le notti degli italiani. E non solo perché non sanno ancora quanto dovranno pagare per essere in regola con la resuscitata tassa sulla casa, ma anche perché ancora non sanno, i contribuenti italiani, nemmeno quando dovranno pagare. Se l’acconto di giugno, come data e  come importo è infatti una scadenza certa, si dibatte ora su se sia il caso di far pagare il saldo in un’unica soluzione a dicembre, come avveniva per la vecchia Ici, o se invece non sia meglio introdurre una terza tranche a settembre. Terza tranche che, a detta dei suoi sostenitori, Pdl in testa, servirebbe ad alleviare la “botta” che sta per arrivare sui proprietari di case del nostro Paese. Terza tranche, Imu in tre rate che comunque è una quasi certezza. A far due conti però, si scopre che rateizzare in tre soluzioni l’Imu è un vantaggio sì, ma per chi incassa.

Dalla reintrodotta tassa sulla casa il Governo conta di incassare oltre 20 miliardi di euro, per lo più frutto delle tasse pagate dalle seconde case, che sono 13 milioni 372 mila 305, e che dovrebbero “fruttare” 8.2 miliardi, per una media di spesa di 663 euro a proprietario. Dalle prime case dovrebbero arrivare invece circa 3.5 miliardi di euro, con un esborso medio di 203 euro per ognuna dei 19 milioni 701 mila 584 abitazioni che rientrano in questa categoria. Dai negozi invece, 1 milione 922 mila 848, dovrebbero arrivare 1.3 miliardi per circa 727 euro ciascuno. Uffici e studi infine, 620 mila 364, sarebbero quelli che da media pagheranno il prezzo più alto: 1451 euro ognuno. Le medie si sa, non raccontano tutto. Quei 663 euro di media che pagheranno le seconde case ad esempio, possono essere infatti diverse migliaia per chi ha una seconda casa di pregio in una grande città, o pochi spiccioli per chi possiede invece la vecchia casetta ereditata dalla nonna in un paesino sperduto. Ma questa è la stima di quanto gli italiani verseranno con l’Imu.

Una montagna di soldi quindi, presi con una tassa reintrodotta con i voti di chi l’aveva abolita: il Pdl. Proprio per questo, il partito di Berlusconi e Alfano, probabilmente non ha mai digerito sino in fondo il ritorno dell’Ici e, per cercare di farlo meglio digerire ai suoi elettori, ha pensato di proporre il frazionamento in tre rate dell’odiata tassa. Per venire incontro agli italiani, è la ratio dichiarata. A far due conti però, e a farli ci ha pensato il Sole 24 Ore che in materia è piuttosto affidabile, la cosa non sembra un affare. Senza tener conto infatti di un ragionamento minimo: che se devi pagare 100 e lo fai in due tranche di 50 e 50 o tre di 33, 33 e 33, sempre 100 paghi e al massimo lo “vivi” meglio perché ti sembra di pagar meno, le tre rate comportano in realtà un danno più che un beneficio al contribuente.

“A legislazione vigente – scrive e spiega il quotidiano di Confindustria – il cittadino sarebbe chiamato a pagare, entro il 18 giugno, il 50% del tributo (calcolato sull’aliquota base del 4 per mille e al netto della detrazione da 200 euro per famiglia e di 50 euro per ogni figlio con meno di 26 anni) e a rimandare al 16 dicembre il saldo della seconda metà conteggiata sulla base delle aliquote definitive decise da Stato e Comuni. Suddividendo in tre soluzioni il pagamento, come auspica il Pdl, il diretto interessato verserebbe il 33% a giugno e una percentuale analoga entro il 17 settembre. Con l’effetto di aver corrisposto al fisco, subito dopo l’estate, già il 66% di quanto dovuto. (…)

Prendiamo un immobile alle porte di Roma, abitato da una coppia con un bambino e accatastato come villino, con una rendita catastale di 1.250 euro. Con le regole oggi in vigore, immaginando più avanti un ritocco dell’asticella dal 4 al 5 per mille da parte del Comune, l’esborso sarebbe di 170 euro a giugno (al netto di 250 euro di detrazione complessiva) e di altri 630 a dicembre per un esborso complessivo di 800 euro. Passando al sistema su tre rate lo stesso contribuente verserebbe a giugno appena 30 euro (sempre al netto della detrazione) a cui se ne sommerebbero però altri 280 a settembre. Con l’effetto di aver devoluto al fisco, subito dopo l’estate, già 310 euro a fronte dei 170 da mettere in conto, in base al meccanismo oggi esistente, fino al saldo di metà dicembre. (…) Solo a dicembre il contribuente avvertirebbe il senso della boccata d’ossigeno poiché si troverebbe a dover sostenere un ultimo sforzo di 460 euro al posto di 630”.

Certo, come fa notare anche il Sole 24 Ore, la prospettiva sarebbe esattamente opposta guardando la questione con gli occhi di chi incassa: il 66% di entrate entro settembre sono meglio del 50% a giugno. Ma visto che la maggior parte degli italiani l’Imu lo pagherà e non lo incasserà il vantaggio delle tre rate, almeno per loro, sembra una chimera.