Piccoli Q.I. crescono, umani da 60 anni sempre più intelligenti. Proprio sicuri?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 3 Marzo 2015 - 15:28 OLTRE 6 MESI FA
Siamo sempre più intelligenti ma...

Siamo sempre più intelligenti ma…

ROMA – Siamo sempre più intelligenti, anche se, verrebbe da dire, a guardarsi intorno non sembrerebbe. Ogni decennio, dicono gli studi, il Qi medio, cioè il valore con cui si misura l’intelligenza umana, cresce di qualche punto. Non ovunque e non in modo uniforme, ma cresce.

Non per merito o funzione dei geni (non le persone intelligenti, i geni del corpo umano) troppo pochi decenni o anche un paio di secoli per mutazioni genetiche che hanno tempi più lunghi. Merito senz’altro dell’istruzione, della scuola, del moltiplicarsi delle forme e dell’intensità della vita di relazione. Ma è solo un certo tipo di intelligenza quella che si misura e cresce, vediamo quale e come.

“L’umanità- scrive Elena Dusi su Repubblica – sta diventando sempre più intelligente. Da almeno sessant’anni (da quando esistono dati) i figli hanno regolarmente il cervello più fino dei padri. L’effetto è stato notato per la prima volta negli anni ‘80 e, contrariamente alle previsioni, non accenna a fermarsi ancora oggi. Lo hanno appena confermato tre ricercatori del Kings College London in un’analisi pubblicata dalla rivista Intelligence. Studiando i risultati di una particolare versione dei test di intelligenza (le matrici di Raven), i ricercatori hanno osservato che dal 1950 a oggi in 48 Paesi del mondo il punteggio medio del quoziente intellettivo (Qi) è aumentato da 100 a 120”.

Una buona notizia, anche se in fondo il concetto di evoluzione che Darwin ha brillantemente declinato dal punto di vista biologico comprenderebbe, persino prima di Darwin, anche questo. Tutti noi, come singoli e come società, abbiamo l’obiettivo di migliorarci e crescere rispetto al passato. E per migliorarci non possiamo che impegnare in primis le nostre capacità intellettuali. E’ quindi per alcuni versi fisiologico che questo accada, ma averne la prova empirica ci rende comunque, e comprensibilmente, un po’ più di buon umore, sia che guardiamo ai nostri genitori con l’espressione soddisfatta di averli ‘superati’, sia che guardiamo ai nostri figli con benevola convinzione e speranza che domani siano loro a superarci.

Se però è la stessa Dusi ad interrogarsi e rispondersi su quali siano le cause di questo miglioramento, mettendo l’accento sulla sempre più diffusa scolarizzazione e sulla disponibilità sempre in più luoghi dell’energia elettrica (che consente di leggere anche quando cala il sole), interessante sarebbe una riflessione su quella che noi definiamo comunemente “intelligenza”. La misurazione di questa avviene infatti attraverso test che, inevitabilmente, possono brillantemente misurare alcuni aspetti ‘pratici’ della nostra mente. Test che però non possono misurare tutto e tutti gli aspetti di qualcosa d’impalpabile e difficilmente definibile come appunto l’intelligenza. Come magistralmente spiegava Il Perozzi in Amici Miei, esiste infatti quello che nella pellicola veniva indicato come ‘il genio’, genio che è “fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione”.

Quale che sia l’intelligenza, questione che in verità occupa diverse pagine della storia del pensiero umano e che, altrettanto in verità, una risposta definitiva non l’ha, la vera domanda che né la Dusi né probabilmente i ricercatori si sono posti è: ma se siamo sempre più intelligenti, come mai come specie continuiamo a presentarci e a comportarci come una manica di cog….., pardon, sciocchi?

Il nostro Qi sale, sale ogni decennio ma continuiamo a scannarci fra noi, continuiamo a distruggere non avendone la minima cura il nostro pianeta e, passando dal macro al micro, continuiamo ad essere spiccatamente egoisti. Anzi, peggioriamo insistendo a vivere in un “eterno presente”, in una dimensione angusta che non conosce né domani né ieri. Neanche egoisti davvero, non facciamo il nostro interesse, il beneficio differito neanche riusciamo a concepirlo, guarda la politica.

Manifestazioni, tutte, che d’intelligenza hanno poco o nulla. Se fossimo davvero intelligenti e più intelligenti dei nostri antenati, prima di distruggere casa nostra ci saremmo almeno preoccupati di trovarne un’altra, prima di costruire armi capaci di disintegrare popoli interi, progetteremmo difese in grado di salvarci e prima di essere egoisti comprenderemmo che l’unione fa la forza. Poi, forse, smetteremmo anche di credere che un non meglio identificato super essere ci ha creato e gioca con noi ogni giorno. Invece, per ora, per questo continuiamo a farci la guerra. Questo però i test non possono misurarlo.