Isee miracoli: crolla numero dei senza conto in banca e senza casa

di Riccardo Galli
Pubblicato il 6 Ottobre 2016 - 13:31 OLTRE 6 MESI FA
Isee, il rapporto pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro

Isee, il rapporto pubblicato sul sito del Ministero del Lavoro

ROMA – Miracolo dal commercialista, Isee dei miracoli. Da un anno all’altro gli italiani senza conto corrente in banca sono passati da essere l’80% del totale al 14 e, contemporaneamente, quelli che possono contare su una casa di proprietà sono cresciuti dal 30 all’86%. Quale improvvisa ricchezza ha fatto in modo che in anno il 50 e passa per cento degli italiani improvvisamente avesse di che aprire un conto in banca e addirittura di che acquistare una casa? Quale miracolo ha fatto smettere di essere poveri una ventina e passa di milioni di italiani?

Non c’è stata ovviamente una clamorosa congiuntura favorevole che ci ha fatto tutti arricchire, ma solo l’arrivo di un setaccio neanche tanto severo sulle auto dichiarazioni degli italiani in materia di reddito e patrimoni. Il crollo dei senza conto e senza casa è uno dei primi effetti delle nuove regole per il calcolo dell’Isee: quello strumento che misura la ricchezza delle famiglie italiane per stabilire chi e come ha più diritto di accedere allo stato sociale e beneficiare di prestazioni gratis, come asili e mense, o poter accedere ad un immobile popolare.

A fornire i dati è il rapporto del Ministero del Lavoro sulle dichiarazioni del 2015, primo anno dell’applicazione delle novità introdotte dal governo Letta tra mille polemiche. “Siamo di fronte a uno strumento più equo e veritiero che facilita l’accesso alle prestazioni a chi è davvero più bisognoso”, dice il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. “Può essere più efficace nella lotta all’evasione”, gli fa eco Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari, che però avverte: “Siamo proprio così sicuri che sia anche più equo?”.

A prima vista sembrerebbe di sì, ma non è questa la sede per questo tipo di valutazione. La novità sostanziale che ha portato al ‘nuovo miracolo italiano’ è che ora non basta più l’autocertificazione. Non basta cioè la dichiarazione da parte del contribuente cui lo Stato credeva sulla fiducia, cioè prendendola per buona e vera senza nessun tipo di verifica. Con le nuove regole infatti lo Stato fa una cosa che sembrerebbe ovvia ma che fino a ieri non faceva: incrocia le informazioni. Verifica quindi quanto viene dichiarato dai contribuenti andando a vedere nelle varie banche dati se davvero chi dice di non avere un conto o di non possedere una casa sia in queste condizioni.

E a giudicare dall’improvviso arricchimento il sospetto che prima di questi controlli le dichiarazioni non fossero esattamente fedeli è più che un’ipotesi. Ci sono poi, nelle nuove norme volute dal governo Letta, un maggior peso degli immobili sul conto finale e l’ingresso di voci che prima erano tenute fuori dal conto della ricchezza familiare, come le pensioni d’accompagnamento. Novità che hanno generato mille polemiche allora e che ancora oggi fanno dubitare a De Paolo e non solo a lui dell’equità della riforma.

Secondo il Forum, il metodo di calcolo non valuta infatti in modo realistico l’effettivo impatto del costo dei figli al crescere del loro numero. A protestare contro il nuovo Isee erano state due categorie su tutte: le famiglie degli studenti universitari e quelle con disabili a carico. Per gli universitari il nuovo Isee è più alto in media del 5%, mentre per i disabili la situazione è più complicata. Luci e ombre della novità che ha però fatto registrare un incremento della nostra ricchezza passata dai 10.800 euro di reddito medio a 11.311, ed ha anche contemporaneamente fotografato una crescita della fetta di Isee pari a zero, cioè di famiglie nullatenenti, passate dal 10 al 10,8%.

Una fotografia che sembra più calzante con la realtà ma che, come tutte le istantanee che si rispettino, inquadra anche quello che forse non vorremmo vedere e che in questo caso è l’atavica e apparentemente irrinunciabile ‘furbizia’ degli italiani che, senza la minaccia di un controllo, non riescono a non fare a meno di aggiustare le loro dichiarazioni.