M5S, i collaboratori di famiglia. La coda di paglia del MoVimento

di Riccardo Galli
Pubblicato il 5 Novembre 2013 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA

parentopoli_m5sROMA – Troppo poco, forse, per parlare di una parentopoli in salsa 5 Stelle. Ma che anche i grillini non disdegnino di assumere e stipendiare parenti e affini è un fatto, e prova ne è la riunione, a dir poco movimentata, tenutasi sul tema in Senato. Sul banco degli imputati le senatrici Barbara Lezzi e Vilma Moronese, la prima ha assunto come collaboratrice la figlia del compagno, la seconda il compagno stesso.

“Urla, lacrime, accuse, pugni sbattuti sul tavolo. È uno psicodramma collettivo l’ultima riunione dei 5 Stelle al Senato”. A descriverla così è Repubblica. La riunione in questione avrebbe dovuto occuparsi anche di “strategie politiche del movimento”. Ma non ce n’è stato il tempo, rubato tutto dalla questione “parenti” già sottoposta al “capo” Beppe Grillo durante la sua recente apparizione romana.

Una riunione che alcuni avrebbero voluto in streaming ma che, forse per la logica del “i panni sporchi si lavano in famiglia”, si è preferito far svolgere in forma “privata”.

La questione che agita gli animi dei 5 Stelle è quella della “parentopoli grillina”, tema pressoché intollerabile per gli eletti del MoVimento che come diverso e castigatore della casta si era proposto. Sotto accusa le due senatrici Barbara Lezzi e Vilma Moronese. La Lezzi è accusata, se così si può dire visto che è tutto perfettamente legale, la questione è, ovviamente, di etica e opportunità, di aver assunto come collaboratrice la figlia del compagno. Contratto che, per la cronaca, le è nel frattempo scaduto e non è stato rinnovato, ma la macchia rimane. La seconda invece, la Moronese, come collaboratore ha scelto il compagno, non ufficialmente convivente e dunque stipendiabile.

Per onor di cronaca va detto che il compagno/collaboratore della Moronese è un militante storico del MoVimento in Campania rimasto fuori dalle parlamentarie per un problema formale.

Le due assunzioni hanno fatto infuriare i colleghi cittadini di palazzo Madama che, dopo aver sottoposto la questione a Grillo, hanno presentato il conto alle dirette interessate nella riunione di ieri (4 novembre).

La Moronese si è difesa dicendo che, non essendo conviventi, non viola il regolamento. “Allora divorziamo e assumiamo i nostri compagni anche noi?”, le hanno ribattuto.  Risultato Moronese in lacrime e via ad un vortice di accuse contro tutti: “Parli tu, che hai messo in rendiconto 1800 euro per spese di abbigliamento?”, e via di questo tenore.

Decisioni prese dalla riunione: nessuna. Assemblea aggiornata anche perché, si apprende, i casi Lezzi e Moronese non sarebbero gli unici.