Ospedali, vietato super turno medici. Dal 25 pazienti soli?

di Riccardo Galli
Pubblicato il 4 Novembre 2015 - 13:46 OLTRE 6 MESI FA
Medici, dal 25 novembre una rivoluzione attesa 20 anni

Medici, dal 25 novembre una rivoluzione attesa 20 anni

ROMA – La fine di un’epoca. Questo rappresenterà per molti il prossimo 25 novembre: un mercoledì. Da quella data infatti dovranno cambiare gli orari dei medici negli ospedali, radicalmente e per legge. Le ore massime di lavoro settimanale saranno non meno e non più di 48, i turni più lunghi potranno arrivare a 13 ore al massimo e 11 le ore di riposo minime saranno non solo garantite ma anche obbligatorie. Questo in virtù di una direttiva europea vecchia di oltre 20 anni che l’Italia ha sempre ‘dribblato’ nell’applicazione sul personale medico considerandolo personale dirigente e quindi non sottoposto a vincoli d’orario. Ora però a Bruxelles è stato presentato un ricorso contro questa interpretazione, ad ora la cronaca non riporta la paternità del ricorso, e se l’Italia entro il 25 novembre suddetto non si adeguerà, scatteranno allora le sanzioni economiche.

Entrando nel dettaglio legale della vicenda, quella a cui l’Italia si deve entro breve uniformare è, come riporta Giuseppe Remuzzi sul Corriere della Sera, la direttiva europea 93/104/Ce del 23 novembre 1993 modificata il 22 giugno 2000 “concernente alcuni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro”.

Mentre nel dettaglio pratico della cosa, la novità vuol dire che finiranno le notti che cominciano alle 20 e terminano alle 11 del giorno dopo, come finiranno i turni dalla lunghezza eccezionale mentre, di contro, si allungheranno le pause di riposo tra questi, diventati più brevi, e gli altri. In un contesto lavorativo che oggi una ricerca dell’Anaao Assomed fotografa così: su circa 2.000 medici ospedalieri ben il 25% di essi risulta effettuare in un mese tra i 7 e i 10 turni di guardia di 12 ore tra notturna e diurna, il 10% arriva a 11-16 ore e il 3% supera questo limite. Il 33% dei medici intervistati è costretto ad eseguire turni di servizio al mattino dopo una guardia notturna e il 20% circa svolge più di 250 ore di lavoro straordinario ogni anno. Infine ben il 56% dei medici non riesce a consumare le ferie annuali previste dalla normativa vigente.

“Com’è che a una direttiva del ‘93 si dà seguito solo adesso – si domanda Remuzzi -? I dottori degli ospedali da quella direttiva sono sempre stati esclusi per deroga voluta dai governi che si sono succeduti da allora a oggi. Qualcuno però ha fatto ricorso e così l’Europa ha avviato per noi una procedura d’infrazione”.

E così, ultimi in Europa, anche noi recepiremo la direttiva sugli orari di lavoro. Una direttiva che a prescindere da come la si valuti, giusta o sbagliata, pone dei problemi concreti, dannatamente concreti. In primis quello della copertura dei turni. Posto che sono previste sanzioni – salate, da 100 a 3.000 euro per il mancato rispetto del riposo giornaliero e tra i 200 e i 10.000 euro per la violazione della durata massima del lavoro settimanale – per medici e asl trovati a sforare i limiti, ospedali e aziende sanitarie varie dovranno ora per forza di cose riorganizzare i propri turni. Ed in alcuni casi o troveranno nuovo personale o diminuiranno i servizi.

Anche per questo la direttiva sugli orari di lavoro declinata sui camici bianchi non a tutti piace, ragion per cui, in fondo, è stata serenamente ignorata così a lungo: perché un’ampia fetta degli interessati, leggi medici, erano d’accordo nell’ignorarla. Piace certamente ai sindacati dei camici bianchi, che plaudono a quella che definiscono “una conquista di civiltà”, e rispondono alla preoccupazione della carenza di personale con la tanto potenzialmente risolutiva quanto difficilmente applicabile richiesta di alcune migliaia di assunzioni. Misura che certamente risolverebbe il problema, ma che deve fare i conti, nel senso letterale del termine, con i costi che comporterebbe.

Tra i più preoccupati della novità, probabilmente, i pazienti che però non parlano con una voce unitaria. Preoccupati dalla possibilità di non trovare il medico cui si sono in qualche in modo affidati, è cosa nota il rapporto di fiducia che spesso si stabilisce tra medico e assistito. Preoccupazione che però potrebbe sopirsi, e questo sostengono tra l’altro i sostenitori del nuovo orario, pensando che di fronte si troverà un dottore meno stanco, più lucido e quindi più ‘prestazionale’.

Ma ad essere contro sono proprio i medici, ovviamente non tutti, ma molti. Contrari perché, ci si domanda, come si può coniugare ad esempio l’obbligo di pausa con un’operazione delicata. O come invece si accordano le 11 ore di riposo prima dei turni ‘pesanti’ con i pazienti che comunque chiamano, cercano e magari con uno studio privato.